Diego Burgay, il falegname che salvò la Rouletta e che regalava a tutti i suoi animaletti in legno
Attaccati ai frigoriferi o appoggiati sui comodini nelle case di Chambave e non solo, tanti animaletti di legno sono i silenziosi testimoni della passione e della generosità di un uomo: Diego Burgay. Falegname, quegli animali non li ha mai venduti ma sempre e solo regalati, a migliaia. Gatti, cani, maialini, elefanti, tigri, leoni, cervi e gufetti uscivano dalle tasche dei suoi pantaloni per la gioia di bambini e adulti. E per la sua, nel vedere gli occhi sorpresi e ammirati di chi riceveva un dono così gratuito e immotivato, e perciò ancora più prezioso. Ma Diego Burgay era anche altro, un pezzo di storia del paese: insieme a un gruppo di amici, nel 1984 aveva rifondato l’associazione della Rouletta, dopo 42 anni di inattività, salvando dall’oblio il gioco tradizionale che da allora è tornato a svolgersi sempre il giorno di Saint Laurentin, l’11 agosto, l’indomani del Patrono San Lorenzo. Seguito con amore dalla sua famiglia negli anni della malattia, che ne ha minato la salute dal 2020, si è spento nella serata di sabato scorso, 4 novembre. I suoi funerali sono stati celebrati martedì nella chiesa parrocchiale di Chambave.
Diego Burgay era nato in casa a Chambave il 28 settembre del 1941, secondo dei 2 figli di Quinto Burgay e Amabile Rosson; la sorella maggiore Laura è mancata anche lei quest’anno, nel mese di aprile. Da ragazzo ha frequentato la scuola salesiana a San Benigno Canavese e divenne ebanista mobiliere. Per 25 anni, però, il suo lavoro fu un altro: trovò impiego all’Olivetti a Scarmagno a costruire calcolatori. All’inizio degli anni Ottanta si licenziò e tornò alla sua antica passione della falegnameria. Aprì un piccolo laboratorio nel borgo di Chambave dove realizzava mobili su misura, tavoli, credenze, piccole cucine e camere da letto. Dal 1975 al 1985 fu anche consigliere e assessore comunale.
L’11 agosto del 1984 firmò insieme agli altri soci rifondatori il manifesto della rinascita del gioco della Rouletta. Con lui in quello storico documento figurano i nomi di Giulio Bosc, Guido Bosc, Ivano Bosc, Giuseppe Franceschini, Giancarlo Junod, Luigi Lucat, Piero Lucat, Renato Mannoni, Mauro Marquis, Renzo Marquis, Battista Parléaz, Mario Pedroni, Gino Philippot, Felice Verthuy, Gildo Verthuy e Paolo Verthuy. La Rouletta è una sorta di gioco di bocce goliardico, le cui origini risalgono agli anni Venti del Novecento e che si concludeva immancabilmente con il tuffo nella fontana in cima al paese. Per Diego Burgay era non solo un modo per valorizzare le tradizioni ma soprattutto un’occasione per fare festa insieme. Tifoso del Toro, di carattere gioviale, estroso e istrionico, con i caratteristici baffoni neri, è sempre stato un animatore di feste e ritrovi. Quando - con il passare degli anni - ha progressivamente abbandonato la produzione di mobili, il suo laboratorio di falegnameria è comunque rimasto in funzione e lui vi trascorreva il tempo a foggiare i suoi curiosi animaletti da regalare a tutti. Era uno spazio aperto e lì lo passavano a trovare gli amici di una vita, tra cui lo scultore Bobo Pernettaz, insieme al quale ha costruito giochi per bambini in tutta la Valle e non solo. Alpino e orgoglioso di esserlo, a lungo presidente del locale gruppo delle penne nere, si era sposato nel 1971 con Paola Bezzan, originaria di Verrès, da cui ha avuto nel 1972 il figlio Fabio, insegnante di materie letterarie alle scuole media di Châtillon.
«E’ stato in qualche modo il re-inventore della Rouletta insieme a me e a un gruppo di amici. - lo ricorda Piero Lucat - Era una persona che univa, sempre pronto a fare festa, lo chiamavamo “mastro Geppetto”. Per tanti anni si è vestito da Babbo Natale all’uscita della Messa. Per fortuna ora nella Rouletta è subentrato un bel gruppo di giovani per portare avanti la tradizione».
«E’ stato presidente della Rouletta fino al 2020. - racconta l’attuale presidente Daniele Vuillermoz - Io e lui siamo nati lo stesso giorno, il 28 settembre, a 50 anni di distanza e scherzosamente ci chiamavamo coscritti. Era una persona solare, speciale».