DIARIO DA UN PIANETA VICINO VICINO

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Care lettrici e lettori, per qualche settimana la rubrica sarà una sorta di diario. Una forma che potrebbe avvicinare ancora di più chi scrive e chi legge in un momento così unico. Penso in modo particolare alle molte persone sole e ancor più ai molti anziani soli per i quali la condizione di isolamento più essere particolarmente penosa. A queste persone in particolare va il mio costante pensiero. Di solito, a parte i diari adolescenziali, il diario è una forma narrativa che accompagna le esperienze inconsuete e in particolare i viaggi in terre lontane affascinanti ed esotiche. Chi avrebbe mai immaginato che avremmo fatto un viaggio tanto incredibile e imprevisto, che l’avremmo fatto tutti insieme, senza andare lontano, anzi rimanendo vicino vicino, tra le mura domestiche che possono essere tanto un rifugio quanto una prigione? Speriamo che questa condizione monacale sia per tutti anche un’occasione di meditazione. Alcuni giorni or sono e precisamente l’8 marzo scorso, in occasione della Festa della Donna, ho scritto un breve testo, per l'appunto come in un diario intimo, poi la situazione ha imposto una diversa priorità. Oggi vorrei condividere con voi questo Diario riportandovi, con qualche giorno di ritardo, su questo tema così complesso e delicato. Quanto stiamo vivendo io credo che in molte, moltissime occasioni, porti ancora più in evidenza quanto la donna e la condizione femminile siano un tema decisivo su cui si giocherà nel prossimo futuro una partita di capitale importanza. Agli anni Sessanta e Settanta che sono stati anni fondamentali per l’emancipazione della donna, una fase che in parte trova le sue ragioni nello sviluppo economico, sociale e culturale di allora, anticipato dal ruolo che le donne ebbero nella Resistenza, è seguita una lunga fase di assestamento di alcune conquiste ma anche di lento riflusso. Chi ha vissuto quegli anni non avrebbe mai immaginato che negli anni Venti del XXI secolo in Italia si sarebbe fatta strada l’idea di un ritorno ad un modello famigliare d’altri tempi. Gli uomini al bar a giocare a carte o a flipper, a bere spritz e mojito e le donne a casa tra pappe e pannolini. So bene che quest’ultima è una piccola provocazione ma so anche che quanto accade troppo spesso in molte famiglie assomiglia purtroppo drammaticamente a questa provocazione. Il Covid-19 investe d’un tratto l’intera società e la sensazione è che tra le mura domestiche si consumi un conflitto, forse per ora silenzioso, che potrebbe però essere assai meno silenzioso nel prossimo futuro. In questo mondo segregato, tra la Vetta d’Italia e Capo Passero, ma anche più vicino a noi, tra il Monte Bianco e Carema, le donne sono chiamate spesso a confrontarsi, oggi ancora, con un idea della divisione dei ruoli che speravamo fosse in progressiva evoluzione e che invece, forse, purtroppo, si stia troppo spesso riavvolgendo su se stessa. Io credo, per non andare tanto lontano, che senza un riscatto del mondo femminile e un ruolo centrale delle donne la società valdostana non avrà e non potrà avere una positiva evoluzione. Il ruolo delle donne nella vita economica, culturale e anche politica è forse la sfida maggiore che abbiamo davanti a noi. Io voglio sperare che questo momento particolare sia per tutte le donne valdostane un momento di riflessione che possa preparare un orgoglioso riscatto. Le donne portano sulle loro spalle molti pesi e come se non bastasse, con queste mie parole, le carico anche di un ulteriore peso: quello che comporta la consapevolezza di avere difronte un compito storico di riscatto e di emancipazione. L’emancipazione delle donne è allo stesso tempo l’emancipazione di tutta la società che si libera progressivamente di tutti i retaggi di un passato che dobbiamo lasciare andare perché il nostro compito è quello di costruire la società di oggi e di domani e non quello di vivere di angosciose nostalgie. Molte donne valdostane non più giovani o che ormai non sono più nostre compagne sono state degli esempi gloriosi di riscatto e non possiamo che augurarci che le figlie e le nipoti sappiano raccogliere questo testimone così prezioso. Il futuro anche politico della Valle d’Aosta dipenderà, io spero e voglio credere, anche da quanto in questi giorni potrebbe maturare con cuore e nella mente di migliaia o milioni di donne.

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