Depositata da Pcp una proposta di legge sul suicidio assistito

Depositata da Pcp una proposta di legge sul suicidio assistito
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E’ intervenuto anche Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, per spiegare la proposta di legge regionale delle consigliere del gruppo Progetto Civico Progressista Erika Guichardaz e Chiara Minelli. L’iniziativa porta il numero 135 ed ha come titolo “Procedure e tempi per l'assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza della Corte costituzionale numero 242 del 2019”. «La morte assistita sarebbe già un diritto. - ha precisato Marco Cappato, in videoconferenza, nell’incontro organizzato martedì 27 febbraio nella Saletta commissioni del Consiglio Valle - Se riduciamo la discussione ad eutanasia e fine vita, non se ne farà nulla. Ma se i consiglieri avranno la pazienza di leggere il testo, allora si può votare sì. Parliamo della sofferenza delle persone malate e proponiamo che si intervenga in tempi brevi, che entro 20 giorni dalla richiesta siano verificate le condizioni, perché soprattutto chi non è nelle condizioni di ricevere il servizio di fine vita può essere curato con cure palliative o psichiatriche». Le condizioni richieste sono molto strette, hanno spiegato Chiara Minelli ed Erika Guichardaz. «La sentenza numero 242 del 2019 prevede possibilità di chiedere aiuto per il proprio fine vita in presenza di condizioni stringenti - sottolinea Chiara Minelli - certificate da organismi pubblici e deve avere una regolamentazione. Capisco che possa creare un disagio e un travaglio non indifferente, anche io mi sono posta interrogativi. Questa legge non garantisce il diritto al suicidio, ma a chiedere aiuto per compierlo a certe condizioni: essere capaci di intendere e volere, poter chiedere l'intervento in prima persona, soffrire di patologie, patire sofferenze insopportabili, essere tenuti in vita da un sostegno artificiale. Tutte queste caratteristiche devono essere verificate dal comitato etico competente».

La legge si compone di soli 6 articoli: assicurare alle persone malate che intendono accedere al suicidio assistito la necessaria assistenza sanitaria, garantendo che il diritto all’erogazione del trattamento è individuale e inviolabile; le condizioni di accesso alla pratica del suicidio assistito; l’istituzione, all’Usl, di una Commissione medica multidisciplinare che effettui le verifiche mediche relative alla sussistenza delle condizioni di accesso e alle migliori modalità di esecuzione del suicidio assistito; la procedura e i tempi, previsti complessivamente in 20 giorni dalla presentazione della domanda da parte della persona interessata; la gratuità delle prestazioni sanitarie connesse ai suicidi medicalmente assistiti; la clausola di invarianza finanziaria, dato che la proposta riguarda prestazioni sanitarie che la Regione è già tenuta a garantire.

«Non incentiviamo al suicidio - sostiene Erika Guichardaz - ma cerchiamo di dare tempi e modalità per questa esigenza sentita. Bisogna spiegare tutto bene, a partire dai DAT, su cui non c’è sufficiente informazione». Ma cosa sono i DAT? «Sono delle disposizioni/indicazioni - risponde Chiara Minelli - che la persona, in previsione della eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, deposita dal notaio. La proposta di legge permette di andare oltre questo. Il tema è delicato perché coinvolge aspetti etici, sociali, e anche religiosi. Noi non vogliamo la maternità politica della legge, non avrebbe senso. Abbiamo solo raccolto una sollecitazione non solo dall’Associazione Coscioni ma anche dalla popolazione. Richiesta diffusa da parte dei cittadini che rilevano la necessità di colmare un vuoto legislativo».

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