Deflusso ecologico: braccio di ferro tra Assoidroelettrica e Regione
Il settore dell’idroelettrico in Valle d’Aosta tiene banco e continua a fare discutere da quando La Vallée Notizie ha dato il via a una serie di servizi che ha evidenziato il malcontento degli operatori privati del comparto attivi nella nostra regione e la situazione di CVA, che ha recentemente festeggiato il suo ventesimo compleanno, fino a pubblicare quanto messo nero su bianco dall’Assoidroelettrica, con sede a Bologna, che ha indirizzato una nota piuttosto dura anche ai ministri di Grazia e Giustizia Marta Cartabia, della Transizione ecologica Roberto Cingolani e dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti sulla questione aperta tra i produttori valdostani e la stessa CVA in merito al Deflusso minimo vitale (Dmv) diventato Deflusso ecologico (De) che indica il quantitativo di acqua che ogni presa di captazione deve rilasciare per garantire la naturale integrità ambientale.
Il tema non è semplice per i non addetti ai lavori, ma è opportuno spiegare innanzitutto che l’acqua dei fiumi e dei torrenti è un bene pubblico che, però, può essere utilizzata da chi ottiene una concessione di derivazione dalla Regione.
e, a sua volta scrive ai Ministri
Quanto scritto da Assoidroelettrica - che chiede «La revisione del deflusso minimo vitale imposto alle concessioni idroelettriche assegnate ad imprenditori privati sui corpi idrici della Regione Autonoma Valle d’Aosta» - ha scatenato la reazione di Legambiente che, a sua volta, ha inviato una comunicazione agli stessi ministri Cartabia, Cingolani e Giorgetti, oltre che ai presidenti della Regione e del Consiglio Valle Erik Lavevaz e Alberto Bertin e a tutti gli Assessori dell’esecutivo valdostano.
Ripercorrendo le tappe di quanto affermato da Assoidroelettrica, Legambiente Valle d’Aosta puntualizza su tutta una serie di aspetti: dalla Direttiva Quadro Acque del 2000, che ha imposto a tutti i produttori idroelettrici l’obbligo del rilascio del deflusso minimo vitale, al Piano di tutela delle acque del 2006, che ha individuato i criteri per la determinare il deflusso minimo vitale «sulla base di quanto deciso a livello distrettuale da parte dell’Autorità di Bacino del Fiume Po». Questa Autorità è stata istituita nel 2016 dal Ministero dell’Ambiente, che ha suddiviso il territorio italiano in sette distretti idrografici.
In merito a una minore portata media di concessione e quindi a minori incassi di canoni e sovracanoni in favore delle Amministrazioni pubbliche, come la Regione Valle d’Aosta, Legambiente stuzzica Assoidroelettrica puntualizzando che «un deflusso minimo vitale più basso determina un danno ambientale sempre più alto a carico di fiumi e torrenti che già hanno modificato il loro ecosistema vitale a causa di portate idriche sempre insufficienti, quando non intermittenti” e “che la produzione di energia idroelettrica è subordinata alla condizione che venga rispettato l’ambiente fluviale e che vengano salvaguardati gli altri usi dell’acqua che rappresentano».
Se Assoidroelettrica sostiene che i mancati introiti nei bilanci della Regione Valle d’Aosta e degli Enti Locali sono passibili di procedura di danno erariale, Legambiente risponde con numeri, date e luoghi circa le diverse segnalazioni effettuate alle autorità competenti: sempre secondo quanto sostiene Legambiente, sono 163 le violazioni amministrative accertate dal Corpo forestale valdstano tra il 2014 e il 2019.
La Regione come replica?
Assoidroelettrica rivolge alla Regione l’accusa di essere “colpevole” di imporre ai concessionari idroelettrici valdostani privati un deflusso minimo vitale molto maggiore rispetto a quello che, invece, impone alla CVA. L’assessore alle Finanze Carlo Marzi così risponde: «È opportuno chiarire che l'Amministrazione regionale si comporta in modo uguale con tutti e che le regole si applicano a tutti nello stesso modo. Non ci sono regole diverse per i concessionari privati piuttosto che per la CVA. Il confronto con Assoidroelettrica e Legambiente è frequente. Le posizioni delle singole parti possono non essere le stesse, comunque alla Regione spetta l’ascolto di tutti e, soprattutto, l’applicazione delle regole per il bene superiore della Valle d’Aosta».
A partire dall’approvazione del Piano regionale di tutela delle acque del 2006, la Regione impone a tutti i concessionari il rilascio delle portate di deflusso minimo vitale, calcolate secondo le disposizioni indicate nel piano stesso. «I concessionari - spiega Carlo Marzi - possono richiedere la definizione di un nuovo deflusso minimo vitale secondo un approccio, cosiddetto sperimentale, della durata di cinque anni. E’ possibile quindi utilizzare due modalità di calcolo diverse per venire incontro alle esigenze del territorio ed ogni concessionario può decidere autonomamente a quale criterio aderire. Attualmente sono circa novanta le derivazioni idroelettriche impegnate in questo procedimento di sperimentazione. Peraltro quattro impianti hanno già terminato la fase sperimentale e sono stati approvati i nuovi valori di deflusso minimo vitale. Perciò il Piano ha dato una risposta a due esigenze diverse: non penalizzare eccessivamente coloro che avevano ottenuto una concessione prima dell'obbligo del deflusso minimo vitale e consentire a coloro che invece avevano questa costrizione, e hanno avviato un'attività imprenditoriale con delle regole ben chiare, di potere rivedere i loro obblighi e magari migliorarli.»
e danno erariale
Secondo le società valdostane di natura privata che operano nel settore idroelettrico, i deflussi minimi vitali risulterebbero superiori di oltre il tremila per cento rispetto alla CVA¸ sulle stesse aste torrentizie su cui operano entrambi, con perciò un’abissale disparità di trattamento.
L’assessore Carlo Marzi da parte sua afferma che «Il deflusso minimo vitale imposto alle concessioni che al momento dell’approvazione del Piano di tutela delle acque non erano assoggettate all’obbligo del rilascio di tali portate a valle, tra le quali anche quelle della CVA, può essere anche di trenta volte inferiore a quelli imposti alle nuove derivazioni. Ciò dipende dal fatto che, mentre per le prime il deflusso minimo vitale è un valore fisso valido da gennaio a dicembre, nel secondo caso i valori massimi sono riferiti ai mesi di ampia disponibilità idrica, generalmente quelli estivi».
Ma allora come risponde la Regione di fronte ad una possibile accusa di danno ambientale dovuto alla minore produzione di energia dalle fonti rinnovabili? L’Amministrazione regionale rischia davvero di essere in futuro sottoposta ad una procedura di danno erariale come sostiene Assoidroelettrica? «Non mi risulta - risponde l’assessore Carlo Marzi - che ci sia stato un calo nella produzione di energia idroelettrica, oppure che in qualche modo sia compromesso il conseguimento degli obiettivi che il piano energetico regionale ha fissato. Mi pare più rilevante rimarcare il possibile danno causato da coloro che non rispettano i limiti di prelievo imposti oppure il danno che causerebbe chi non rilascia il deflusso minimo vitale. Pertanto, ritengo alquanto improbabile che la Regione possa essere sanzionata per eventuali danni ambientali o per responsabilità amministrative connesse a un ipotetico danno erariale per i motivi evidenziati da Assoidroelettrica.»