«Dare un governo forte ed autenticamente autonomista alla Valle d'Aosta» «Scricchiolio» nella Giunta Lavevaz, e la Lega torna sotto i riflettori
Prendono quota le voci relative ad un possibile “ritorno in pista” della Lega VdA per un nuovo progetto politico, una nuova maggioranza. Cosa c’è di vero? A quali condizioni voi sareste disponibili? E con quali forze presenti in Consiglio Valle, eventualmente, non sareste disponibili a collaborare?
«Non parlerei di “scricchiolii” nella maggioranza, per il semplice fatto che l'attuale composizione era già minata alle fondamenta dalle divisioni su numerosissimi temi cruciali, al punto che, nello stesso programma di governo, queste crepe sono state messe in evidenza, nero su bianco. Oltre a questo sono emersi, e sono sotto gli occhi di tutti, dei modi opposti, direi antitetici di interpretare l'autonomia, che per l'estrema sinistra è da intendersi quale "autonomia di ubbidire sempre e comunque al governo centrale a prescindere dall'assennatezza delle sue decisioni", mentre per gli autonomisti, nei quali evidentemente rientra anche la Lega, significa adattare le scelte romane al proprio territorio, conoscendone la specificità e le peculiarità e, in osservanza alle nostre prerogative statutarie, andando anche in contrasto alle disposizioni statali se necessario. Sul resto a noi non interessa parlare di condizioni né di poltrone, quello che ci interessa, e lo abbiamo già dimostrato, è dare un governo forte ed autenticamente autonomista alla Valle d'Aosta, che possa fornire risposte puntuali in un momento fra i più difficili che la nostra Regione abbia mai vissuto, sia dal punto di vista sociale che da quello sanitario, oltreché da quello economico. Risulta più che evidente poi, nei fatti, che il dialogo con la sinistra radicale, sia impossibile».
Cosa rimproverate in particolare a questa Giunta? Su quali “questioni Covid” avreste preso un’altra strada e quale?
«Questa Giunta, a nostro modo di vedere, ha fatto la scelta giusta nell'accogliere la nostra proposta della legge cosiddetta "anti dpcm", andando anche contro l'ala sinistra della sua maggioranza, ma non ha avuto il coraggio di applicarla. La legge 11, infatti, è stata approvata nel consiglio del 4 e 5 dicembre ed avrebbe permesso di aprire, e ridare un po' di ossigeno, naturalmente in sicurezza e con tutti i protocolli del caso, alle attività commerciali, fin dal 6 di dicembre, ma la pubblicazione della stessa è stata ritardata ad arte, impedendo quindi alla legge di poter dispiegare a pieno i suoi effetti e permettendole di entrare in vigore appena tre giorni prima, ovvero il 17, della data stabilita dal governo per l'applicazione della zona gialla in tutto il Paese, con una ordinanza che, peraltro, limitava gli effetti di riapertura alle attività di somministrazione e poco più. Troviamo anche estremamente deludente il fatto che una maggioranza sbilanciata a sinistra, con il malcelato auspicio di poter avere dei rapporti privilegiati con il governo nazionale, abbia invece dovuto prendere atto che o i collegamenti sono nulli o se ci sono stanno danneggiando la nostra Regione, invece di favorirla. Un esempio su tutti è l'impugnativa del Governo sulla legge "anti dpcm", che è arrivata in particolar modo sull'articolo 2, quello che disciplina le riaperture, ignorando o fingendo di ignorare che lo stesso articolo è ad oggi vigente nella legge della Provincia Autonoma di Bolzano. La strada che avremmo preso sul tema è evidente ed è tracciata dagli atti consiliari, fatti di proposte concrete e di suggerimenti, dal tessuto sociale alle imprese, dalla scuola alla sanità, uno su tutti, i numerosi ordini del giorno presentati in collegamento al bilancio, che sono rimasti però, in larga parte, lettera morta».
Vi è l’impressione che da parte vostra ci sia una sorta di “tregua armata” - come quella che aveva accompagnato la prima ondata Covid - per non complicare ulteriormente la gestione dell’emergenza. Fino a quando?
«Nessuna tregua, men che meno armata, il nostro è un atteggiamento costruttivo, avuto fin dall'inizio di questa pandemia, portato dalla consapevolezza delle necessità e delle urgenze della nostra Regione e dei valdostani. Abbiamo sempre ragionato in termini di sistema e non per interessi elettorali o di bottega. Sarebbe stato infatti molto facile far fallire i tentativi della maggioranza senza numeri di Testolin, sicuramente avrebbe pagato elettoralmente, ma abbiamo ragionato in un'ottica differente. Il nostro sforzo, coagulatosi in primis nella legge 4 del 2020, ovvero la prima legge regionale contenente le misure anti covid, a marzo, e concretizzatosi infine nella legge 8 del 2020, risulta quindi un poderoso lavoro sia dal punto di vista della portata degli aiuti, sia dal punto di vista della trattativa politica. Questo stesso atteggiamento ci ha visto portare proposte concrete in aula, come la legge 11 del 2020, e anche una grossa mole di proposte e suggerimenti, circa 30 iniziative di media ad ogni Consiglio regionale, del gruppo Lega nella XVI legislatura».