Dante Ghirardo, vide l’orrore dei campi di prigionia

Dante Ghirardo, vide l’orrore dei campi di prigionia
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Si è spenta all’Ospedale di Aosta giovedì una delle ultime memorie della tragedia dei soldati italiani abbandonati al loro destino dopo l’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre 1943. Dante Ghirardo di Pont-Saint-Martin, all’epoca abitante a Settimo Vittone, allora Provincia di Aosta, fu anche tra gli ultimi ad essere chiamato alle armi nel Regio Esercito, visto che, pur studente frequentante la quarta dell’Istituto Tecnico per Geometri, venne convocato ad Ivrea lunedì 11 gennaio del 1943, appena diciannovenne, essendo nato proprio a Settimo il 27 novembre 1923.

Di quel giorno portava nel cuore il ricordo triste, perché subito si accorse dell’improvvisazione che regnava in un Paese ormai militarmente allo sfacelo. «Fu tutto così improvviso, non potei neppure avvisare a casa che partivo immediatamente. Mi inviarono al Genio Telegrafisti a Casale Monferrato e i miei mi videro andare via al mattino e seppero solamente giorni dopo tramite un conoscente di Casale dove mi trovavo. Così dovetti interrompere gli studi da un giorno all’altro e senza neanche terminare il corso da radio telegrafista mi hanno spedito in Croazia a Karlovac il 3 marzo del 1943.»

«Quando partimmo per Karlovac - ricordava Dante Ghirardo - non sapevamo di andare in guerra, non credevamo fosse possibile partire così, senza avere ultimato il periodo di addestramento. Invece non era un trasferimento come pensavamo, tanto che indossavo un paio di scarpe nuove e un po’ strette, perciò a fare le marce con quelle scarpe e il fatto di non averne di ricambio mi causò l’amputazione di due dita del piede.»

Quando ascoltò l’annuncio alla radio del maresciallo Pietro Badoglio, Dante Ghirardo non ebbe neppure il tempo di capire cosa sarebbe successo perché venerdì 10 settembre i tedeschi disarmarono il presidio italiano di Karlovac. «Ci hanno presi prigionieri senza che potessimo fare nulla e subito mandati con il treno a Freital, in Sassonia, vicino a Dresda. Prima alloggiati in una casa privata dove la sala da ballo era stata attrezzata a dormitorio, poi, dopo la rapida costruzione del campo di concentramento, nelle baracche. All’inizio siamo stati addetti alla fabbricazione di bombe, ma in seguito, dato che eravamo troppo deboli per la mancanza di cibo, siamo stati adibiti a spingere i carrelli con il materiale. Nel campo di Freital sono rimasto diciannove mesi, fino al 12 aprile 1945. A causa dell’avvicinamento dei russi, i tedeschi ci hanno condotti durante una marcia di tre notti a piedi in Cecoslovacchia, affidandoci il compito di lavorare alla costruzione delle trincee che avrebbero dovuto contrastare l’avanzata dei carri armati sovietici e così facemmo sino alla fine di giugno.»

«Non era facile - rammentava Dante Ghirardo - capire gli ordini tra tedesco, russo e francese ed io mi ero adattato ad essere interprete per gli italiani perché conoscevo il francese appreso a scuola ed avevo imparato il tedesco in prigionia. Una mattina al nostro risveglio abbiamo constatato che i sorveglianti erano scomparsi, decidendo di prendere la via di casa. Pertanto siamo saliti di nascosto su molti treni in piccoli gruppi, a volte senza conoscerne neppure la destinazione, comunque sempre cercando di avvicinarci all’Italia. Io sono arrivato al Brennero in cinque giorni, poi ancora in treno a Milano dove ho trovato un passaggio su un camioncino che andava a Cavaglià: praticamente a Settimo Vittone. Erano i primi giorni di luglio 1945.»

Dopo essersi ripreso da quasi due anni di privazioni, Dante Ghirardo completò gli studi e si diplomò geometra, trovando lavoro all’Ilssa Viola di Pont-Saint-Martin e, una volta in pensione, prestando la sua opera a favore della Caritas. Nel 1950 sposò la coetanea Angela Chenuil, figlia di emigrati valdostani nata a Parigi, ostetrica diplomata che dopo tre anni alla Maternità di Aosta per ben trentacinque ha prestato servizio come infermiera all’Inam, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro le malattie. Dalla loro unione nacque Daniela, insegnante nella scuola media di Pont- Saint-Martin, sposata con Ubaldo Lacchio e mamma di Elisa ed Alessio

Alle 15 di oggi, sabato 12, nella chiesa parrocchiale di Pont-Saint-Martin l’ultimo saluto a Dante Ghirardo, mentre la sua memoria ed i suoi racconti continueranno a rappresentare un contributo a quel “non dimenticare” patrimonio comune di tutti i soldati italiani che hanno vissuto la deportazione e l’orrore dei campi di prigionia.

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