Dalla Resistenza al Partito Comunista e all’Olivetti Addio a Renzo Sarteur, una vita con la schiena dritta

Dalla Resistenza al Partito Comunista e all’Olivetti Addio a Renzo Sarteur, una vita con la schiena dritta
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Originario della Val d’Ayas, per la precisione di Challand-Saint-Anselme, si è spento mercoledì 15 giugno scorso a Chiaverano Renzo Sarteur. Nato il 14 ottobre 1931 in un convento di suore a Bollengo - poiché Celestina Angela Sarteur, classe 1911, era una ragazza-madre di appena 20 anni - è poi tornato con la mamma a Challand, dove nel villaggio di Tilly ha frequentato i primi 2 anni di scuola elementare. Dalla terza fino ai 12 anni, è stato in un collegio religioso a Vercelli, perché Celestina lavorava, anche all’estero, nell’agricoltura. Scoppiata la guerra, dopo il primo anno di scuole medie a Vercelli, è tornato a vivere a Challand-Saint-Anselme, dove dal 1943 in poi si è dato da fare, insieme a mamma e zio, per aiutare partigiani, inglesi e disertori a nascondersi in montagna, favorendo così la Resistenza, pur senza poter partecipare a quella armata, data la sua età molto acerba. Ha conosciuto a 23 anni Anna Baston, di 3 anni più giovane, diventata sua moglie dopo 3 mesi. L’anno dopo, nel 1955, è nata la primogenita Giuliana e nel 1958 il fratello Mirco. Quando la guerra è finita, dopo alcune esperienze di lavoro in Germania e in Svizzera (alla Oerlikon), ha frequentato la scuola dell’Olivetti a Ivrea e, a circa 20 anni, ha cominciato a lavorare in fabbrica come operaio specializzato. Si è affacciato al sindacalismo, diventando rappresentante sindacale all’Olivetti e redattore capo della rivista “Il Tasto”. Tra il 1959 e il 1961 è stato consigliere comunale a Challand-Saint-Anselme, anche se non ha mai trasferito in Valle d’Aosta la famiglia, con la quale ha sempre abitato a Ivrea. Fin dai 20 anni è stato iscritto al Pci, partecipando all’attività del partito per poi uscirne nel 1970, ma rimanendo sempre fedele alle idee, pur da spirito libero e senza tessera. Nel 1968 si è licenziato dalla Olivetti e ha fatto il rappresentante nelle amministrazioni pubbliche di macchine per la pulizia delle strade, spargisale e spalaneve per una ditta danese che aveva una sede di rappresentanza anche in Alto Adige. Con loro ha lavorato fino all’età della pensione, dedicandosi poi all’agricoltura e in particolare alla coltivazione delle mele. «Aveva 40 piante, che curava come figli», precisa la figlia Giuliana. Renzo Sarteur era autorevole, onesto, apprezzato da tanti. «Tutti avevano piacere e desiderio di confrontarsi con lui, che fino all’ultimo ha mantenuto capacità di analisi illuminanti. - ricorda la figlia Giuliana - A 90 anni che leggeva Limes e Micromega, per mantenere ampi i propri orizzonti culturali e geopolitici e lucida la mente. Per me è stato sempre una guida, anche se a volte dura e difficile da seguire». Le sue ceneri riposano, da sabato 18, al tempio crematorio di Mappano. Per sua volontà non è stato celebrato alcun funerale.

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