Dalla Ligue dei Campagnards Valdôtains all’elezione in Comune: Angelo Lanièce, una vita per la politica e per l’agricoltura

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Per Angelo Lanièce l’agricoltura è una vera e propria ragione di vita. Non è esiste fase della sua esistenza - sin dalla nascita - che non sia in qualche modo entrata in contatto con il mondo agricolo, un mondo legato a pratiche antiche, come quelle della piccola azienda dei suoi nonni Adelina Ducugnon e Amedé Lanièce, agricoltori nella bassa Valle d’Aosta, quindi con prati, campi coltivati a grano, mais e patate, capre e pecore, qualche mucca e la vigna. Un’attività famigliare che non si interrompeva mai, seguendo stagione per stagione le pratiche tradizionali. E in questa attività era coinvolto il papà Matteo Albino, classe 1906, che pur lavorando alla Guinzio-Rossi, attiva a Verrès dal 1937 per la produzione di utensili in alluminio, dedicava mezza giornata del proprio tempo ad aiutare i genitori.

Così quando Angelo Lanièce nacque il 9 giugno del 1941 a La Fabrique, all’epoca Comune di Mongiove, visto che Champdepraz venne ricostituito come Amministrazione comunale nel 1946, la sua famiglia pur con professioni diverse (la mamma Caterina Iolanda Dherin del 1905 era la storica postina del paese) rimaneva una famiglia di contadini. Prima di lui, nel 1936, era nato Severino Amedeo, destinato a diventare medico condotto di Verrès, Champdepraz, Issogne e Arnad, papà dell’attuale senatore, a sua volta medico, Albert, e del geometra guardaparco Alain. Perché mamma Caterina e papà Matteo avevano le idee chiare sul futuro dei loro ragazzi, in particolare sul fatto che dovessero studiare.

Angelo Lanièce quindi frequentò la prima elementare a Viering, la seconda e la terza nel Capoluogo, la quarta e la quinta dai Salesiani in collegio a Cuorgné. «La famiglia mi aveva mandato in Piemonte, perché mio fratello Severino frequentava la quinta ginnasio, che era l’ultimo anno a Cuorgné, e poteva starmi vicino nel periodo dell’ambientamento. Ma dal primo anno della scuola di avviamento professionale ho preferito tornare a Verrès, riavvicinandomi a casa, anche perché dai Salesiani c’erano ben cinque voti di condotta: ricreazione, studio, aula, refezione e chiesa... Troppi per me».

Già a sei anni, nell’estate del 1947, Angelo grande appassionato di calcio nella squadra locale, che sfidava le formazioni dei paesi vicini nel «Torneo Quadrifoglio», organizzato dal priore di Arnad don Donato Nouchy, era stato mandato dal padre a lavorare all’alpeggio di Pra Oursie, dove ora ha sede l’agriturismo del Parco regionale del Mont Avic. Prima di passare alla Regione, tutta la zona era di proprietà della Fiat, che l’aveva acquistata nel 1917 da Lord George Stallard, un inglese venuto in Valle d’Aosta perché il figlio era malato di tisi e aveva bisogno di respirare dell’aria salubre. La nota azienda torinese aveva comperato quel territorio difficile, in quanto interessata ai giacimenti minerari e all’acqua che proprio in quegli anni aveva visto l’Ansaldo progettare una centrale idroelettrica. Così erano di proprietà della Fiat tutti i pascoli più alti: Pra Oursie, Pian Tsaté, La Nouva, Treby, Pésonet e Gran Lac, davanti al terzo lago più grande della nostra regione. «Pra Oursie era un alpeggio - ricorda con nostalgia Angelo Lanièce - dotato di tutti i comfort ed una vera scuola di vita per imparare a stare al mondo, mentre nell’azienda agricola di famiglia ci sarebbero stati i nonni che avrebbero dato al piccolo Angelo qualche vizio...». Il Carnevale organizzato dal Comune di Champdepraz dal 2000 si ispirava proprio alla «Casa degli inglesi», ovvero all’alpeggio di Pra Oursie, e a Lord Stallard la cui moglie era molto ospitale ed a volte scendeva dall’alpeggio e regalava ai bambini della scuola di Chevrère un chilo di zucchero a testa. Sempre in tema di Carnevale, il quattordicenne Angelo non fu esente dal fascino per la festa di Verrès, tanto da parteciparvi come arciere prima e come nobile del seguito della contessa successivamente.

Terminato il percorso alla scuola di avviamento verrezziese, ha iniziato subito a lavorare e in contemporanea ha frequentato tre anni di ragioneria per corrispondenza, senza concludere, perché il lavoro lo impegnava già molto. Angelo Lanièce venne assunto dall’impresa edile di Giordano Freydoz attiva nella costruzione di strade, come assistente di cantiere e responsabile del parco macchine. In seguito, ai primi di marzo del 1958, passò all’Associazione agricoltori della Valle d’Aosta (la futura Coldiretti), che aveva sede in piazza dell’Arco d’Augusto ad Aosta, e questo diventò il suo lavoro definitivo, fino alla pensione, senza però mai fare mancare il suo aiuto ai nonni, poi al papà Matteo nell’azienda agricola, portandola avanti successivamente da solo dopo la morte del padre, avvenuta nel gennaio del 1977.

Fu l’impiego alla Coldiretti ad avvicinarlo alla politica. La passione infatti gli è venuta grazie all’allora presidente nazionale Paolo Bonomi. «Un tempo la Coldiretti - dice Angelo Lanièce - era parte integrante della politica, mentre ora chi occupa un ruolo nell’organizzazione di quella che è la maggiore associazione degli agricoltori in Italia non può averlo in politica». Il novarese Paolo Bonomi, più volte deputato, era uno dei leader della Democrazia Cristiana ed aveva ottenuto dai Governi guidati dal suo partito tante misure importanti per il mondo agricolo, come la cassa mutua dei coltivatori diretti nel 1954 e la pensione per gli agricoltori nel 1957. Affascinato anche da queste conquiste, nel 1958 Angelo Lanièce si recò a Roma per partecipare al corso nazionale per la formazione del personale periferico della Coldiretti e dopo questo percorso diventò direttore dell’ufficio regionale Epaca della Valle d’Aosta.

Nel 1963, a soli ventidue anni si mise in gioco in prima persona. «Abbiamo creato la lista della Ligue dei Campagnards Valdôtains per partecipare alle elezioni del Consiglio Valle del 25 novembre 1963, capeggiata da Giuseppe Albaney che risultò eletto.»

In quei mesi di grande fermento Angelo Lanièce sposò Olga Buillas, la donna che conosceva sin da quando bambini frequentavano le stesse scuole elementari a Champdepraz e che aveva continuato ad incontrare anche quando studiava a Cuorgné e tornava a casa per le vacanze. Dal loro matrimonio sono nati il primo figlio André, nel 1964, che dal 1993 per venticinque anni, cioè cinque legislature, è stato consigliere regionale, e nel 1973 Richard, consulente della Confidi agricoltori della Valle d’Aosta e in seguito direttore dell’Associazione degli agricoltori, per la quale ora lavora da due anni a Torino. André ha due figli: Annie Louise del 2000 e Alessandro del 2003, Richard uno, Leonardo, nato nel 2009.

Nell’estate del 1978, però, fu il turno di Angelo Lanièce quello di mettersi in lista con la Democrazia Cristiana e di venire eletto in Consiglio Valle con oltre milleottocento preferenze. Fin da subito divenne presidente della Commissione per l’Agricoltura, occupandosi quindi della sua grande passione e del settore in cui vantava delle competenze specifiche. Un impegno che lo portò alla rielezione nel luglio del 1983 con poco meno di duemila voti personali ed a gennaio del 1987 divenne assessore al Turismo, ottenendo con la rielezione per il suo terzo mandato a luglio del 1988 il record personale di preferenze, superando le tremiladuecento. Fu indicato quindi dalla Democrazia Cristiana come assessore regionale alla Sanità fino al giugno del 1990, poi dopo il famoso “ribaltone”, come assessore all’Agricoltura per altri due anni. Di quegli anni rammenta le trattative con l’Ordine Mauriziano per l’acquisto del complesso ospedaliero ed i concorsi per i ruoli da primario, prima coperti solo con incarichi temporanei, e pure l’ultima grande competizione internazionale di bob sulla pista naturale di Breuil-Cervinia, la Coppa del Mondo, precedente alla definitiva chiusura. Ma - buona passione non mente - è del periodo come assessore all’Agricoltura che serba i ricordi più vivi. Tante furono le decisioni, come ad esempio la possibilità offerta agli allevatori di ottenere lo stesso contributo per le bovine malate anche per quelle diventate improduttive ed i contributi per l’acquisto delle attrezzature per la vinificazione offerti sia alle cantine sociali che ai privati, che in questo modo poterono non più appoggiarsi alle cooperative, favorendo la nascita di nuovi produttori. «Un’iniziativa che ha portato ottimi risultati che si toccano con mano ancora adesso» commenta Angelo Lanièce, che ricorda quanto i vini valdostani siano attualmente apprezzati: «Bisogna riconoscere che la scuola di agricoltura guidata da Joseph Vaudan, canonico del Gran San Bernardo, aveva preso a cuore la vinificazione dando delle ottime direttive, che sono state ben recepite dai viticoltori». Anche se il canonico Vaudan soleva dire che «I valdostani sono degli ottimi viticoltori ma dei pessimi vinificatori...».

La stessa sana concorrenza, evidenzia Angelo Lanièce, tra cooperative e privati, «Non si è realizzata nella produzione della fontina, per via della costituzione dei caseifici che ha standardizzato la qualità».

Non più candidato nel 1993, Angelo Lanièce è attualmente consigliere del Consorzio regionale di garanzia fidi degli agricoltori, fondato da lui e da Guido Chabod, l’allora presidente della Coldiretti, il 3 dicembre 1981. Ne è stato vice-presidente dalla fondazione fino al 2001, affiancando Isidoro Quendoz che ne era presidente. Poi, alla morte di «Doio» Quendoz, è diventato presidente, dal 2001 al 2012, fino a quando il figlio Richard è stato assunto come consulente, visto che a quel punto ha dato le dimissioni dalla carica.

Comunque la passione di Angelo Lanièce per l’agricoltura non è mai venuta meno e lo si vide pure nel suo impegno per il giardinaggio e per la coltivazione della vigna e attualmente solo dell’orto. Tuttavia anche la passione per la politica e per l’amministrazione è rimasta forte, tanto che nel 1995 si è candidato come sindaco di Champdepraz con una lista indipendente. Paese caratterizzato tradizionalmente dal governo della sinistra, con Angelo Lanièce Champdepraz voltò pagina, lo elesse nel 1995 subentrando a Gualtiero Dherin, che aveva guidato il Comune per quindici anni, e lo riconfermò per tre mandati consecutivi, fino al 2010. Alle ultime elezioni comunali che vinse nel 2005 erano addirittura tre le liste: oltre alla sua come sindaco uscente, quelle dell’Union Valdôtaine e della sinistra.

Durante quei quindici anni alla guida del suo paese sono state diverse le opere pubbliche progettate e portate a termine. Tra queste, le ristrutturazioni del Municipio e della scuola, in un edificio a La Fabrique con palestra e biblioteca, la nuova viabilità per Chevrère, l’ampliamento del cimitero, l’illuminazione nel Capoluogo e di La Fabrique, il nuovo acquedotto comunale, la costruzione della centrale idroelettrica e di due centraline per l’illuminazione dei villaggi alti, abitati solo d’estate, di Gettaz des Allemands e Fussy, dove è arrivata l’elettricità. Durante il suo primo mandato, dal 1995 al 2000, è stato costituito il gruppo dei Vigili del Fuoco volontari ed è stata avviata la consegna dell’attestato di maturità civica ai diciottenni, con Champdepraz secondo Comune a farlo dopo Nus. Nel 1996, inoltre, è nata la Pro Loco, la cui prima presidente è stata Monica Crétier, attuale sindaco. Sul fronte sportivo è stato creato il «Trofeo Mont Avic» di corsa in montagna ed è stato concepito il centro anziani nel salone polivalente della parrocchia, dove sono nate diverse attività di intrattenimento che hanno creato affiatamento ed amicizie tra gli anziani del posto e perfino con quelli dei paesi confinanti, fino a raggiungere il Canavese.

Una vita intensa quella di Angelo Lanièce, padre e nonno attento, marito molto presente, pur essendo coinvolto in un legame strettissimo con il territorio, quel legame che fa parte del suo essere, ereditato dai nonni e dai genitori, vicino sempre alla sua terra, di cui conosce ogni piega ed ogni problematica. Di cui conosce, come ama sottolineare, ogni diverso patois, «Perché le riunioni avvenivano sempre nelle lingue delle comunità locali, tanto che ormai parlo un franco-provenzale che è la summa di tutti gli altri». Terra e l’agricoltura, che in Valle d’Aosta e per Angelo Lanièce significano cultura e tradizioni.

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