Dalla Lega fino a Adu: il fronte politico favorevole a costruire un nuovo ospedale è sempre più largo
La lunga discussione in Consiglio Valle sul Documento di Economia e Finanza Regionale ha acceso i riflettori sull’ormai consueto dibattito relativo all’Ospedale, con una divisione sempre più politica tra i fautori dell’ampliamento del “Parini” e chi invece propende per la costruzione di un nosocomio completamente nuovo.
«L'ospedale progettato vicino al “Parini” è tutto nuovo, non sarà costruito con dentro i pazienti, i quali saranno trasferiti una volta terminati gli interventi; dopodiché procederemo con la ristrutturazione del “Parini”» ha chiarito l'assessore regionale alla Sanità Roberto Barmasse svelando giovedì scorso, 8 aprile, in aula, alcuni dettagli del progetto di ristrutturazione. «Nell'attuale progetto esiste la rimodularità: i reparti possono essere rimodulati all'interno di questo ospedale. - ha illustrato Roberto Barmasse - La progettazione è già avanzata, abbiamo cercato di coordinare le necessità dal punto di vista archeologico con quelle dell'ospedale, quindi seguiranno l'esecutivo e la valutazione dei costi».
Da destra a sinistra, però, cresce il fronte di coloro che propendono per la costruzione di un ospedale ex novo, fuori dal centro della città. La consigliera della Lega Vallée d’Aoste Nicoletta Spelgatti, in particolare, ha lanciato la proposta di fermare il progetto di ristrutturazione dell'Ospedale regionale “Umberto Parini” e «avviare la costruzione in 2 o 3 anni di un nuovo presidio da un'altra parte». Criticando la scelta di intervenire sulla struttura attuale («un taccone, fatto alla valdostana, con una logica piccola»), l'esponente leghista ha rilanciato l'ipotesi della costruzione di un nosocomio regionale "ex novo": «Non lo stiamo dicendo noi, lo sta dicendo l'Europa: è cambiata la concezione. Il problema è che se andiamo avanti così la nostra sanità non diventa altro che un pronto soccorso, mentre fuori dai confini della Valle d'Aosta è pieno di ospedali nuovi di ultima generazione basati sulla visione del paziente, non diviso per reparti ma per intensità di cure. Non bisogna avere paura della Corte dei Conti: sono stati spesi dei soldi, bisogna dire che non possiamo andare avanti e buttarne via ancora perché costa molto di più avere un progetto vecchio e obsoleto».
Sul tema della ristrutturazione dell'ospedale “Umberto Parini” in precedenza era intervenuto, tra gli altri, anche il capogruppo dell'Union valdotaine Aurelio Marguerettaz: «Sull'ospedale non vedo grandi ambiguità: ci sono dei progetti approvati, ci sono le risorse, quindi il percorso si interrompe solo se ci sono delle novità tali da precludere il raggiungimento dell'obiettivo».
un nuovo ospedale”
Il fronte politico per la costruzione di un nuovo ospedale è ormai larghissimo. Se il ruolo di proponente civico della petizione è del comitato Vallée Santé, in campo politico ormai i promotori della struttura nuova vanno dalla destra della Lega alla sinistra “extraconsiliare” di Adu VdA.
«Il Covid-19 ci ha fatto capire che le emergenze infettive non riguardano più solo il cosiddetto Terzo Mondo e che una gestione della sanità ospedalo-centrica con un territorio depotenziato ci espone a pericolose conseguenze per la salute della comunità e alla tragica perdita di vite umane; la causa non è solo l’epidemia, ma anche tutte le patologie che sono state trascurate durante l’emergenza pandemica. - si legge in una nota di Adu di mercoledì scorso, 7 aprile - Tredici anni fa, al momento di votare per il referendum per la costruzione di un nuovo ospedale, il 73 per cento degli aventi diritto non è andato a votare. Tra coloro che invece hanno votato, quasi il 64 per cento si era espresso a favore di un nuovo ospedale. Non si può quindi dire che la scelta di ristrutturare l’ospedale sia la realizzazione della volontà popolare, ma solo che la maggioranza dei valdostani è stata vittima di una vergognosa campagna antireferendum, condotta sulla base dello slogan “Pas de sens pas de vote”. Da allora è successo di tutto: i ritrovamenti archeologici hanno portato alla luce i resti del guerriero celtico, i costi sono lievitati e la ristrutturazione dell’ospedale esistente richiederebbe una spesa maggiore rispetto alla costruzione di un nuovo edificio al di fuori dell’area urbana, senza contare i costi di gestione di 2 strutture separate da una strada. L’emergenza pandemica ha dimostrato in modo drammatico la fragilità del nostro sistema sanitario e la necessità di ripensare un nuovo modello di sanità integrata».
«Molto più opportuna - prosegue Adu Vda - sarebbe la costruzione di una nuova struttura fuori dall’area urbana (l'area di 80mila metri quadri individuata a suo tempo a Saint-Christophe è ancora libera). I tempi di realizzazione dell'ampliamento e della ristrutturazione sarebbero sicuramente non inferiori alla costruzione ex novo. Infine sarebbero enormi i disagi per degenti, operatori e abitanti della zona che una lunga ristrutturazione implicherebbe. A chi poi sostiene che l’ospedale è comodo in centro città, si può ricordare che un ospedale moderno è riservato alla cura di pazienti con patologie acute e specialistiche con ricoveri brevi, mentre le fasi di riabilitazione e più croniche sarebbero di competenza dell’ospedale di comunità che, insieme a una delle 4 case della salute (centri previsti e finanziati dal Recovery plan, simili ad efficienti poliambulatori aperti 24 ore al giorno e altamente integrati con l’ospedale e il domicilio), potrebbero rimanere nell’attuale area ospedaliera, insieme a molti servizi socio-sanitari ora dispersi per la città. Come cittadini nel frattempo possiamo: firmare la petizione del comitato ValléeSanté - Progetto salute 2030 sulla piattaforma Change.org; chiedere che l’Osservatorio epidemiologico fornisca elementi di valutazione sui bisogni della popolazione per permettere di prendere decisioni di programmazione socio-sanitaria pertinenti ai bisogni della popolazione e più trasparenti; pretendere dalle forze politiche uno studio comparativo dei costi di costruzione e di gestione futura, dei tempi di attuazione tra la costruzione ex novo e il progetto di ampliamento e ristrutturazione. La salute dei cittadini, nonché un investimento di 150-170 milioni di euro (che non basteranno con l’aggiunta del polo museale per cui altrimenti - pare - non si saprebbe dove recuperare risorse), richiedono una valutazione approfondita e seria».
quale scelta è conveniente”
Anche all’interno della maggioranza regionale i “distinguo” non mancano. Pcp - Progetto Civico Progressista, in una nota emessa ieri, venerdì 9 aprile, chiede di realizzare immediatamente uno studio comparato che permetta di scegliere l’opzione migliore tra nuova edificazione e ristrutturazione del “Parini”.
«Quale studio è stato fatto per valutare semplicemente se in termini di investimenti, ammortamenti, mantenimento e caratteristiche del sito convenga, oggi, costruire un nuovo ospedale destinando il “Parini” ad altri scopi oppure ristrutturare il “Parini” aggiungendo ad esso una parte nuova, sul sito archeologico? - si domanda Progetto Civico Progressista - Questo quesito, unico risolutivo, non ci risulta essere mai stato posto, pur essendo parte del programma di maggioranza, e non ne comprendiamo il motivo: senza questo dato, come si può giustificare la scelta? Il tavolo sanità di Pcp si è interrogato parecchio sulle motivazioni relative alla diatriba ormai trentennale tra chi vorrebbe recuperare la struttura e chi difende l’opportunità di procedere alla costruzione di un nuovo presidio ospedaliero. Il trascorrere del tempo, materializzatosi nel ritrovamento del sito archeologico di enorme prestigio, ha reso ancora più complicata la progettazione, così come la pandemia e la crisi del sistema sanitario territoriale hanno evidenziato la necessità di affrontare il problema non di fretta in termini seri di efficacia, economicità ed efficienza del servizio. Consideriamo che negli anni, inoltre, sono nate nuove tecnologie, anche in edilizia, che permettono non solo meno inquinamento ma un enorme risparmio energetico, che impatta notevolmente sulla riduzione delle spese correnti che sempre più diventeranno di difficile gestione e dovranno quindi essere ottimizzate al massimo. Un edificio non deve solo essere costruito, ma anche mantenuto, e se la cosiddetta ala nuova risponderà a tali criteri in quanto nuova costruzione, sempre se fattibile rispetto al sito, resta il corpo originale del Parini da considerare e i collegamenti tra i due».
«Ci sembra ridondante rispiegare le ragioni di carattere tecnico relative agli spazi, all'accessibilità, alla dotazione degli impianti, alla sicurezza, alla resilienza delle nuove strutture che ci avevano portati, come tanti altri addetti ai lavori che vivono l'ospedale quotidianamente, a prediligere la costruzione di un nuovo edificio. - conclude Progetto Civico Progressista - Pur apprezzando lo sforzo di apportare delle modifiche migliorative al progetto, quali l’ipotesi di accesso con l’elicottero, riteniamo che siano prioritarie le audizioni delle parti sociali in commissione».