Dalla Ferramenta Aostana in via De Tillier al rinomato agriturismo “Maison Rosset”

Dalla Ferramenta Aostana in via De Tillier al rinomato agriturismo “Maison Rosset”
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La ferrovia, le vigne e il vino, Moutseillon e le reines, il commercio del bestiame, la ferramenta ad Aosta, la creazione della Maison Rosset e tanto tanto altro. Quante cose Luigi Rosset portava nel cuore, come l’orgoglio per avere prima educato e poi guidato ed assistito i propri figli in una lunga avventura che abbraccia praticamente l’ultimo secolo di storia della Valle d’Aosta.

Sia lui che la moglie Esterina Chabloz avevano ricevuto dalle rispettive famiglie il testimone di valori solidi, a cominciare dalla fede, testimone che hanno a loro volta trasmesso, aggiungendo la volontà di mettersi in gioco e di guardare lontano. D’altronde, il papà di Esterina aveva scavato il carbone nei gironi danteschi delle miniere della Pennsylvania e il padre di Luigi - Federico Rosset - era partito per lavorare nelle ferrovie, insieme dalla moglie Adelaide Grange, lasciando Nus, a causa della crisi economica.

Luigi nacque il 6 febbraio del 1933 a Susa, dove il papà era guardalinee sui binari della ferrovia del Frejus, la Torino-Modane, ultimo di sei figli dopo Félicie del 1921, maestra moglie di Daniele Fosson, a lungo commissario del Casinò de la Vallée, Giustino del 1923, parroco di Saint-Oyen e di Perloz, quindi amico di padre Pio tanto da trasferirsi in Puglia nel 1963, Lorenzina del 1924 che lavorò all’Ospedale Mauriziano, Eugenio del 1927 il fratello prediletto di Luigi e Margherita del 1931 moglie di Ilario Contoz, il fondatore della “Contoz Petroli”.

Da Susa la grande famiglia di Federico ed Adelaide fece ritorno in Valle d’Aosta prima della Seconda guerra mondiale, trovando casa nel casello di Glereyaz, vicino alla Dora lungo la linea Chivasso-Aosta, tanto che Luigi a Châtillon frequentò prima le elementari poi l’avviamento professionale. La conclusione del percorso scolastico coincise con il ritorno a Nus, nel 1947. Per Federico fu l’anno della pensione e della decisione di riprendere in mano l’azienda agricola che aveva dato in affitto e che aveva il suo cuore nel borgo, in quella “Maison Rosset” che oggi tutti conoscono come un esempio straordinario e di successo dell’imprenditoria valdostana legata alle tradizioni, al territorio e all’accoglienza.

Mentre Eugenio partì per l’Australia, Luigi rimase a fianco del papà e da lui imparò i gesti mai dimenticati e le astuzie del vigneron e dell’allevatore. Nella stalla del borgo e sui pascoli di Saint-Barthélemy crebbero le bovine nere di famiglia, una di loro nacque con una “mosca” di pelo bianco sulla testa e venne chiamata Moutseillon. Diventò una delle reines più famose dei combats: nel 1959 vinse l’eliminatoria di Fénis e domenica 25 ottobre a Saint-Christophe conquistò il titolo di Reina des reines.

Per Luigi, la bella Moutseillon fu pure una lezione di vita, perché papà Federico decise di venderla a Jean Chabloz e così capì che a volte un sacrificio è necessario per guardare ancora più lontano. Moutseillon fu regina regionale di Prima categoria ancora nel 1960 e nel 1961 e la fama dei Rosset come allevatori della grande reina creò per loro un commercio, visto che in tanti andarono a Nus a cercare la loro qualità.

Nel frattempo Eugenio era tornato dall’Australia i due fratelli avevano deciso che per loro il momento di mettere su famiglia era arrivato. Lo fecero insieme: sabato 5 ottobre del 1957 Eugenio e Luigi condussero all’altare rispettivamente Alice Dauphin, nata nel 1932, ed Esterina Chabloz del 1934. Dopo il matrimonio Eugenio, che aveva trovato lavoro da Aostasport di Luciano Salval, ed insieme programmarono di lanciarsi nel commercio, così aprirono la Ferramenta Aostana in via De Tillier, un negozio che con il tempo diventò una vera e propria istituzione, con le sue vetrine tra l’Oreficeria Trossello e la cappella di Santa Croce.

Nell’ampio negozio si trova di tutto e dietro al bancone Luigi, Eugenio e Alice, con i suoi grandi occhiali, sono i registi e gli interpreti di una pièce che va in scena ogni giorno. I clienti sono una moltitudine ed è incredibile come ogni loro richiesta venga sistematicamente esaudita. Al bancone domandi, i due fratelli si guardano senza parlare e scompaiono nel retro per tornare con quello che desideravi. Gli articoli sono migliaia, ma la loro incredibile memoria - due computer umani dell’epoca - non fallisce mai, mentre Alice Dauphin domina la scena con la sua simpatia. Senza dimenticare le chiavi che duplicano, un’infinità con quel rumore inconfondibile in sottofondo della macchina che lima e rifila, copiando l’originale. La Ferramenta Aostana è un negozio, come il vicino Ancien Bazar del cognato Agostino Dauphin, che è nella mente di generazioni di aostani, ricordo di quel tempo in cui ogni commercio aveva un nome e dei volti conosciuti, in cui le piccole attività caratterizzavano il tessuto della città.

Pur impegnato in ferramenta, Luigi aiutato dalla moglie Esterina - nel frattempo diventati genitori nel 1959 di Adelaide, nel 1963 di Federico, nel 1966 di Elena, nel 1970 di Camillo e nel 1980 di Lorenzina, tutti battezzati con nomi della tradizione famigliare - non ha mai abbandonato la sua azienda agricola, anzi nel 1993 quando in casa matura l’idea di rilanciarla, come agriturismo Maison Rosset, aderisce con entusiasmo, perché in effetti per lui è quello il mondo che ama. In pochi anni nasce una stalla moderna ai margini del borgo, mentre quella antica diventa luogo di ospitalità nella magnifica corte dove un tempo le mucche andavano ad abbeverarsi. La casa di famiglia viene riconvertita in sale eleganti, dove la clientela affluisce sempre più numerosa, ai piani superiori le camere, con un ampliamento dopo l’altro, attraverso una politica di crescita e di investimenti, che Luigi segue con il sorriso e l’intima soddisfazione di vedere compiuta l’idea della salvaguardia del mondo agricolo e delle sue tradizioni attraverso le moderne attività di ristorazione e di accoglienza. Ai suoi occhi attenti piace scrutare questi nuovi clienti che permettono di dare continuità a quello che ama, a loro spiega del latte e della stagionatura dei formaggi, delle vendemmie e delle botti, li accoglie nella sua cantina, dove tutti insieme si beve da una scodella in legno, perché così si è sempre fatto nella casa dei Rosset.

Quando per Luigi hanno cominciato a spegnersi i ricordi, la sua numerosa famiglia - arricchita nel frattempo da dieci nipoti e quattro pronipoti - ha deciso di organizzare l’assistenza nella sua “Maison” e lo ha accompagnato giorno dopo giorno verso gli ultimi momenti, pregando con lui e circondandolo da un grande amore, fino a mercoledì scorso, 9 giugno. Nel pomeriggio di ieri, venerdì, il funerale nella chiesa di Nus, dove le voci della cantoria hanno accompagnato il commiato, come Luigi Rosset aveva fatto per decenni con tutti quelli che lo avevano preceduto nell’addio.

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