Dalla Croix-Noire alla Polonia per l’ingrasso Il viaggio di migliaia di vitelli valdostani
Prosegue il mercato dei vitelli valdostani 2017/2018. Venerdì scorso, 12 gennaio, erano circa 500 i capi in vendita (l’80 per cento maschi), ma è dal 17 novembre scorso che all’arena Croix-Noire di Aosta giungono a questo scopo allevatori di ogni parte della regione e commercianti italiani e stranieri. Per essere venduti, i vitelli portati all’arena devono pesare non meno di 45 chilogrammi e avere più di 15 giorni di vita. Se superano i 42 giorni, i vitelli sono sottoposti direttamente in stalla alla prova per la tubercolosi (Tbc) e, nel caso il vitello cambi allevamento, prima ancora di essere spostato è sottoposto a prove sanitarie. Ma, non è possibile muovere vitelli da un allevamento all’altro nei 30 giorni prima della vendita, se destinati agli scambi internazionali. Nel caso in cui i vitelli abbiano età inferiore ai 30 giorni di vita devono essere portati al mercato provenienti dall’azienda d’origine sin dalla loro nascita.
Vitelli ingrassati altrove
Dove finiscono i vitelli messi in vendita dagli allevatori valdostani? Fino a pochi anni fa erano i Paesi Bassi a farla da padrone sul mercato internazionale. Oggi non più: con l’Olanda, c’è la Polonia. Oltre alla via di altre regioni italiane, è soprattutto verso questi due Paesi (ma, c’è anche chi afferma sottovoce che i vitelli valdostani sono destinati a Grecia, Romania e Turchia) che i nostri vitelli prendono la strada dell’ingrasso il cui periodo è compreso tra i sei e i dodici mesi. Sono vitelli che non saranno mai rimessi sul mercato in Valle d’Aosta.
Nella stagione 2016-2017 sono stati venduti 4.210 capi di cui oltre 1.870 maschi di razza pezzata rossa e 1.310 maschi di razza pezzata nera e castana. Poco più di cinquecento sono state le femmine vendute. I restanti capi venduti (maschi e femmine) riguardano incroci vari.
Quali alternative?
Il periodo delle nascite dei vitelli in Valle d’Aosta è concentrato, in particolare maniera, nei mesi tra novembre e dicembre e questo fa sì che il mercato locale sia intasato. Da parecchi anni, quindi, l’Association Régionale Eléveurs Valdôtains (Arev) fa da tramite raccogliendogli e offrendo un servizio, in accordo con commercianti di fuori valle.
«Ora la situazione si è fatta un po’ più complicata - afferma il presidente dell’Arev Jean Paul Chadel - perché è legata al problema della “blue tongue” (malattia infettiva non contagiosa, trasmessa da insetti vettori), ma io tengo a ricordare che la Valle d’Aosta è una regione indenne da malattie e sarà molto presto dichiarata indenne anche da Tbc. Questo è per noi un motivo di orgoglio, perché significa che i nostri animali sono sani. Il problema però tocca tristemente le razze pregiate in via di estinzione come le nostre che permettono di fare prodotti unici al mondo. Ma che, poi, finiscono sul mercato globale, valutate come qualunque altra razza in funzione di quanto velocemente crescono per poi andare verso il macello. Da allevatore questo mi dispiace ma non abbiamo alternative se non ripensare alla valorizzazione della carne e del latte dei nostri animali. Siamo in un periodo in cui in Valle d’Aosta molte aziende zootecniche chiudono. Il valore di un vitello ogni, tolte le spese, è di una cinquantina di euro, mentre si parla di circa 500 euro se si parla di un blu belga o di altre razze».