“Dalla Belle Epoque alle trincee”: è un successo la mostra sull’industrializzazione a Borgofranco

“Dalla Belle Epoque alle trincee”: è un successo la mostra sull’industrializzazione a Borgofranco
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Sta riscuotendo un notevole e meritato successo la mostra “Dalla Belle Epoque alle trincee - Industrializzazione a Borgofranco dal 1862 alla Grande Guerra” allestita da sabato 8 gennaio scorso nella prestigiosa cornice di Palazzo Marini, a Borgofranco d’Ivrea. Proposta dall’associazione Canapisium, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, l’esposizione ripercorre la sorprendente storia industriale del paese tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento proponendo un suggestivo spaccato di un periodo storico di grande fermento dal punto di vista economico e sociale, apertosi nel segno della gioia di vivere rappresentata dalle nuove birrerie e dal turismo idroterapico e chiusosi con la Grande Guerra, che conclude anche la mostra con l’accurata riproduzione di una trincea dell’epoca.

«L’iniziativa sta andando molto bene. - commenta Paolo Paulisic, presidente dell’associazione Canapisium - Ogni domenica pomeriggio abbiamo tra i 35 e i 50 visitatori ogni volta, che commentano sempre l’esperienza in modo assai positivo. Anche gli stessi residenti a Borgofranco spesso ammettono di scoprire cose che non conoscevano».

Nel 1862 i fratelli De Giacomi, provenienti da Chiavenna, giunsero a Borgofranco richiamati dalla fama di un fenomeno naturale, un soffio di aria a temperatura costante che fuoriesce da certe fenditure tra le rocce alle pendici della Serra di Ivrea chiamato “aura”: un luogo perfetto per la conservazione della birra che produssero a lungo nel loro stabilimento. Manifesti pubblicitari, bottiglie, tappi e documenti permettono di ripercorrere questa storia eccezionale lungo l’esposizione. La ditta De Giacomi produceva non solo birra ma pure bevande analcoliche come l’aranciata.

L’esposizione di bellissimi manifesti pubblicitari e di materiali di comunicazione della Fabbrica della birra De Giacomi e dello Stabilimento idroterapico ha permesso di dedicare un ulteriore capitolo della mostra - con l’aggiunta di 2 nuovi pannelli - alla nascita di un marchio: “BORGOFRANCO”. Il toponimo fu scelto infatti dai De Giacomi, titolari di entrambe le iniziative industriali, come marchio commerciale ben conosciuto e diffuso dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Settanta del Novecento. In mostra si possono ammirare le eleganti carte da lettera e fatture intestate che sfoggiano dapprima raffinati stampati in corsivo per poi arrivare a affascinanti font liberty nei primi decenni del Novecento. All’Esposizione Internazionale del 1911 a Torino alla Birra Borgofranco venne assegnato un “Grande diploma d’onore” per le caratteristiche encomiabili della bevanda. I De Giacomi non mancarono di utilizzare tale riconoscimento in una messe di materiali promozionali, prima fra tutti l’affiche in cui una bella e gioiosa cameriera offre i boccali della bevanda spumeggiante mentre un elegante cliente sta già assaporandone un bicchiere. La scritta “Borgofranco”, a pieno titolo già diventata marchio, compare in un font liberty e tornerà ripetutamente in tutta la comunicazione anche quando i De Giacomi inizieranno la promozione dello stabilimento idroterapico e delle sue pregiate acque arsenicali. La promozione dello stabilimento idroterapico si svolgerà sotto la più attenta analisi chimica delle acque svolta da vari studiosi tra i quali il professor Piero Giacosa che la definirà «il tipo più perfetto delle acque arsenicali». Gli opuscoli pubblicati e visibili in mostra, toccano tanto il tema dell’analisi scientifica quanto la varietà e unicità dei trattamenti praticati nella struttura senza dimenticare la promozione turistica del territorio nel proporre “Passeggiate ed escursioni”. Dall’acqua alle bibite il passo fu breve: aranciata e cedro-menta “in acqua Borgofranco” saranno un fiore all’occhiello fin dagli anni Trenta, pubblicizzate con cartellonistica metallica, litografie, insegne e più avanti specchiere da bar, posacenere, matite e altro materiale.

Più tristi le vicende legate alla terza industria oggetto della mostra, quella di cheddite, un esplosivo utilizzato nelle bombarde. I proiettili costruiti a Borgofranco erano i più grandi, quelli da 240 millimetri, del peso di 70 chili e con all’interno una carica esplosiva da 30 chili. Un lavoro pericolosissimo, quello degli operai che maneggiavano la cheddite, e che, in varie esplosioni accidentali, costò la vita a 29 persone, i cui nomi sono stati riportati sul monumento ai Caduti come vittime del cosiddetto “fronte interno”.

La mostra “Dalla Belle Epoque alle trincee” rimarrà aperta ogni domenica dalle 15 alle 18 fino alla fine del mese di febbraio.

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