Dall’Ucraina al metaverso con la rivista Le Grand Continent
Mercoledì scorso, 31 maggio, nel Salone Ducale del municipio di Aosta, si è tenuta la presentazione del secondo volume cartaceo della rivista Le Grand Continent diretta da Gilles Gressani dal titolo “Fractures de la guerre étendue: de l’Ukraine au métavers”. Le Grand Continent è ormai considerata una delle principali riviste europee di geopolitica me è probabilmente molto di più. Questa testata, nata in Francia ma europea per scelta e per vocazione, affronta ogni giorno le questioni politiche, culturali, filosofiche o sociali che strutturano il dibattito in tutti i paesi europei e non solo. La fa poi con un approccio innovativo in quanto tende a dare spazio a opinioni diverse e diventa quindi uno spazio aperto di confronto, di dialogo e per molti anche uno spazio straordinario di formazione. La Valle d’Aosta e il suo pubblico seguono da tempo con interesse questa stimolante avventura intellettuale. La rivista Le Grand Continent ha nella nostra regione numerosi attenti lettori nella versione principale online e già martedì 2 maggio aveva ospitato, all’Hotel des Etats in una sala gremita, la presentazione del primo numero della versione cartacea. Questa versione, pubblicata da Gallimard, la più importante e storica casa editrice francese, raccoglie periodicamente un certo numero di articoli particolarmente significativi e che in qualche modo illuminano il tempo in cui viviamo. Un tempo di grandi trasformazioni, una sorta di “interregno” nel quale le certezze e le regole del passato sono ormai inattuali ma non se ne sono ancora strutturate di nuove capaci di interpretare il tempo di oggi e di domani. La guerra in Ucraina non ha fatto altro che esasperare questa condizione aggiungendovi nuove incertezze e nuove paure. La lettura di questi articoli può aiutare anche il pubblico valdostano a percepire il senso di questa sfida e di come anche una piccola regione non può sottrarsi ad un confronto con un più ampio orizzonte. Sicuramente utili come guida al lettore tanto la bella introduzione di Gilles Gressani e Mathéo Malik quanto l’intensa postfazione scritta dal sociologo Bruno Latour poco prima della sua prematura scomparsa. Insomma un volume da non mancare.