Dai progetti europei alla ricerca scientifica La pandemia non ferma il Parco Mont Avic

Dai progetti europei alla ricerca scientifica La pandemia non ferma il Parco Mont Avic
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Il 2020 è stato un anno difficile per tutti ma, nonostante le difficoltà legate all’emergenza sanitaria, l’Ente Parco Mont Avic ha continuato a lavorare per il futuro. Molti, infatti, sono stati gli obiettivi perseguiti e numerose le attività, soprattutto quelle scientifiche, che hanno impegnato il personale durante il lungo anno caratterizzato dalla pandemia da Covid-19.

Nel 2019 l’area protetta ha festeggiato i suoi primi trent’anni dall’istituzione avvenuta nel 1989. Tra gli obiettivi portati avanti dal Parco nel 2020 spiccano le collaborazioni con l’Università di Torino e con l’Università della Valle d’Aosta e la realizzazione di azioni di competenza dell’Ente Parco nell'ambito dei progetti di cooperazione internazionale Italia-Francia Alcotra “Pitem Biodiv'Alp” per la conservazione e lo sviluppo della biodiversità e Italia-Svizzera “Mineralp” per la valorizzazione dei siti minerari e la descrizione delle modificazioni ambientali, derivanti dalla plurisecolare coltivazione delle miniere della Val Chalamy.

«Con l’Università della Valle d’Aosta e il Forte di Bard - spiega il presidente del Parco Mont Avic Davide Bolognini - stiamo cercando di capire se è fattibile creare un’entità basata sul binomio natura-cultura in Bassa Valle per fare sì che attorno a questa identità si possa sviluppare un motivo di attrazione per una certa fascia di turisti».

Nell’arco di tutto il 2020 il Parco ha portato avanti il progetto di ricerca legato all’ecologia e all’etologia della civetta nana, progetto condotto in collaborazione con le Università di Turku, in Finlandia, e di Torino e ha proseguito l’attività di divulgazione di buone pratiche nell'ambito del programma “Be part of the mountain” implementato da “Alparc” che è la rete delle Aree protette alpine fondata nel 1995 per contribuire all’applicazione del protocollo della Convenzione delle Alpi “Protezione della natura e tutela del paesaggio”.

«Nell’ambito di “Alparc” noi, però, ci siamo allargati anche alla sensibilizzazione verso la presenza dei cani all’interno del parco. - aggiunge Davide Bolognini - Riteniamo, infatti, che sia fondamentale fare capire ai fruitori dell’area protetta perché è importante tenerli al guinzaglio: crediamo che il turista non debba essere solo represso e sanzionato ma debba essere coinvolto e istruito. I turisti non sanno che nell’ambiente naturale il cane può essere portatore sano, anche se vaccinato, di parassiti e può essere dannoso per la fauna selvatica. Bisogna inoltre dire che, nonostante la pandemia legata al Covid-19, il trentennale festeggiato nel 2019 continua a darci la possibilità di dare una svolta all’area protetta e al modo in cui essa si propone verso l’esterno, non solo nei riguardi dei turisti ma pure del mondo scientifico. L’attività scientifica è prevista dalla normativa che contempla la collaborazione con le università per essere sempre avanti con la ricerca. E se, da una parte, con l’università finlandese di Turku stiamo portando avanti un lavoro molto all’avanguardia, perché sono molto poche le ricerche in questo campo, dall’altra stiamo promuovendo un’iniziativa importante nel settore delle miniere per cercare di avere un quadro completo dell’attività mineraria del nostro territorio, ma anche in quelli limitrofi della Valle d’Aosta e del Piemonte».

«Nel corso dell’anno che abbiamo da pochi giorni lasciato alle spalle, - prosegue il presidente Davide Bolognini - ci siamo mossi nell’ambito della promozione continua della biodiversità: questo è, forse, il trait d’union per l’altro obiettivo istituzionale che è quello di creare una economia tutt’intorno al parco e che quest’anno ci permetterà di assegnare i marchi di qualità agli operatori economici che ne faranno richiesta. Da quest’anno, ci sarà anche un nuovo gestore per gli alpeggi in località Pra Oursie e Pian Tzatè per cui sono ancora in corso le verifiche di regolarità. In collaborazione con le Amministrazioni comunali di Champdepraz e di Champorcher, ci siamo adoperati nell’ambito di una migliore gestione della viabilità sia per quanto riguarda quella di avvicinamento al parco, sia per quanto inerente all’intera sentieristica. Nel corso dell’anno passato, con il Comune di Champorcher siamo intervenuti nell’ambito di un grosso intervento legato alla caduta di massi sulla strada che va da La Cort a Dondena. Seguiamo passo dopo passo pure l’evoluzione di un possibile ampliamento del Parco: noi siamo spettatori nelle scelte della Regione, dobbiamo attenerci alle sue decisioni. Da parte nostra, però, ci sarà sempre l’impegno di promuovere la continua conoscenza del rispetto della vita di un Parco, sia che si resti con il perimetro attuale sia che questo venga ampliato».

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