Da Saint-Jacques a Cime Bianche «Dire basta al progetto della funivia»

Da Saint-Jacques a Cime Bianche «Dire basta al progetto della funivia»
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«La spesa prevista per lo studio di fattibilità del collegamento delle Cime Bianche, pari a oltre 900 mila euro, potrebbe essere riconosciuta come un danno contabile per la Regione. Di questa somma, i 250 mila euro destinati alla progettazione definitiva sono invece illegittimi, dato che il Consiglio regionale aveva votato - a maggioranza - solo per il primo livello di progettazione».

Lo denunciano in una nota Valle virtuosa, il progetto fotografico «L'ultimo vallone selvaggio. In difesa delle Cime bianche» e Adu. Il riferimento per Cime Bianche, zona che «Presenta diverse criticità ambientali», è al «Precedente del Terminillo nei pressi di Rieti, un progetto simile di impianto di risalita bloccato dal Ministero».

«Le associazioni - si legge nel comunicato stampa - sono quindi pronte anche a una battaglia di tipo legale per la coraggiosa difesa del vallone delle Cime Bianche, del suo patrimonio da conservare e trasmettere alle nuove generazioni il più possibile intatto, con quella lungimiranza che è troppo spesso sostituita da un amore solo propagandistico per il territorio».

Domenica 18 luglio un centinaio di persone ha partecipato all'escursione da Frachey di Ayas alle Cime Bianche per protestare contro l'ipotesi di collegamento intervallivo funiviario tra Ayas e Cervinia.

«Il vallone ha saputo sedurre tutti i partecipanti e offrire loro, con la sua ricchezza di ecosistemi e biodiversità, una motivazione senza precedenti per la battaglia di conservazione della perla della Val d’Ayas, contro l’assurdo progetto di collegamento funiviario intervallivo con Cervinia che da oltre un anno è tornato in auge in Consiglio regionale» si legge in un comunicato stampa.

«Il dossier Cime Bianche presenta infatti diverse criticità ambientali: - prosegue la nota - il vallone è inserito nella rete Natura 2000 come Zona di Protezione Speciale (ZPS) e Sito d'Interesse Comunitario (SIC) dalle normative europee; la spasmodica ricerca di neve ad alta quota non è affatto una risposta alla crisi climatica, semmai il suo peggioramento con l’antropizzazione e la mercificazione della montagna, che non è un luna park al servizio delle città; una spesa stimata di oltre 100 milioni di euro, in piena crisi sanitaria ed economica, rappresenta un vero ulteriore spreco di denaro pubblico, a scapito di un ambiente naturale selvaggio e preziosissimo».

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