Da Pont-St-Martin ai lager nazisti: gli studenti raccontano la tragica storia di due giovani
Da molti anni, in occasione della Giornata della Memoria, ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio, la Commissione di Gestione della Biblioteca comunale di Pont-Saint-Martin ricorda le vittime delle deportazioni e degli internamenti avvenuti nel corso della Seconda Guerra Mondiale in collaborazione con le scuole del territorio. Giovedì prossimo, 27 gennaio, alle 21, al Centre Culturel di Villa Michetti, in via della Resistenza, Vanessa Lapaglia e Giada Treves - due studentesse di Pont che frequentano la classe quinta del Liceo economico-sociale di Verrès - presenteranno il loro lavoro di approfondimento e rievocheranno le storie di Zita Ghirotti ed Eugenio Lizzi, 2 ponsammartinesi che - poco più grandi di loro - conobbero gli orrori della deportazione e della prigionia in vari lager della Germania.
Zita Ghirotti era una ragazza di soli 21 anni, quando, il 27 agosto 1944 - a 4 giorni di distanza dal bombardamento che aveva colpito il suo paese causando la morte della madre - venne arrestata dalle Brigate nere, incarcerata, deportata e internata a Ravensbruck come prigioniera politica. La ragazza riuscì a sopravvivere tra inaudite privazioni e sofferenze. La triste vicenda di Zita Ghirotti è stata ricostruita dalle due studentesse sulla base di testimonianze e interviste rilasciate quasi esclusivamente dai familiari di Zita Ghirotti, la quale ha sempre preferito tacere sulle terribili esperienze vissute nel campo di stermini. Un supporto fondamentale al progetto è stato dato dal materiale custodito e messo a disposizione dall’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea della Valle d’Aosta, che ha aderito alla proposta. Eugenio Lizzi allo scoppio della guerra aveva 23 anni e venne richiamato alle armi e arruolato in Marina. L’8 settembre 1943 si trovava a Pola, in Istria, sulla corazzata Giulio Cesare. Dopo alcuni giorni di confusione, il comandante ordinò di consegnare le armi ai tedeschi e così cominciò la sua tragica odissea. Il viaggio verso la Germania si svolge in condizioni disumane. I lunghi mesi di prigionia costituiti da turni lunghi 13 ore al giorno di lavori forzati a 70 metri sottoterra, da cibo cattivo e insufficiente, dal freddo e dai maltrattamenti minarono irrimediabilmente la salute di Eugenio che, rimpatriato nell’agosto del 1945 dagli americani che avevano liberato il suo campo, morì a causa di una grave forma di tubercolosi. Prima di morire Eugenio Lizzi completò un diario che costituisce un prezioso documento, di cui l’Amministrazione comunale di Pont-Saint-Martin, grazie alla disponibilità data dagli eredi di Lizzi, ha provveduto a realizzare una copia da conservare negli archivi della Biblioteca, al fine di non disperderne la testimonianza e permetterne la consultazione. Il diario e il delicato lavoro di copia verranno presentati nel corso della serata.