Cva e il superbonus: operazione vincente
Dopo aver acquisito un portafoglio di oltre 120 interventi di efficientamento energetico e ristrutturazione per un controvalore di 85 milioni di euro, sulla base della normativa del superbonus 110 per cento, la Cva - che dal luglio 2020 si è strutturata specificatamente come "general contractor" per organizzare e seguire le operazioni - aspetta la proroga ufficiale dell'iniziativa per accettare nuovi contratti.
“Il "general contractor" è un ruolo da facilitatore, perché sostanzialmente l'operazione è interessantissima e rappresenta un'occasione unica - spiega Enrico De Girolamo, direttore generale ed amministratore delegato di Cva - però è molto complessa, sia dal punto di vista tecnico sia per quanto riguarda l'amministrazione e l'organizzazione. C’è un’enorme quantità di interlocutori e bisogna mettere insieme gli operatori che svolgono i lavori, i progettisti e i clienti, ma soprattutto chi ha la capacità di acquisire il credito d'imposta e di certificare che le opere sono state eseguite secondo i criteri previsti della normativa, uscita in fretta e furia a metà dell’anno scorso, ma che negli ultimi nove mesi ha avuto tutta una serie di evoluzioni continue”.
Nello specifico, tra i 120 interventi ci sono 80 condomini, di cui 73 in Valle d'Aosta, e 40 abitazioni private che coinvolgono una settantina di imprese valdostane e 77 professionisti tra progettisti e certificatori autorizzati. “Si è corso il rischio che i clienti non sapessero a chi rivolgersi - ricorda Enrico De Girolamo - perché gli operatori non avevano la struttura per potersi gestire completamente e si poteva vanificare il risultato. Noi abbiamo unito domanda ed offerta aggiungendo il nostro know-how come capacità organizzativa, amministrativa e finanziaria nell'acquisire i crediti d'imposta, riuscendo a governare tutto il processo, strutturandoci con piattaforme informatiche per acquisire tutte le certificazioni, registrarle ed inviarle all'Enea - l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile - e all'Agenzia delle Entrate per chiudere l'operazione”.
I vantaggi sono diversi, a partire da quelli ambientali: la realizzazione di "cappotti" e l'installazione di pannelli fotovoltaici potrà ridurre i consumi per circa 1.100 tonnellate di petrolio annue, corrispondenti a circa 3.250 tonnellate di anidride carbonica non immesse in atmosfera.
“L'operazione è doppiamente vincente perché mette insieme una spinta verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione del 55 per cento delle emissioni - aggiunge Enrico De Girolamo - e al contempo di di rilanciare dell'economia post pandemia, tant'è vero che il comparto edilizio che era in crisi già prima dell’arrivo del Coronavirus adesso è in forte ripresa. In più è una grande opportunità per gli utenti finali che, quasi a costo zero, possono ristrutturare le proprie abitazioni sia dal punto di vista energetico sia da quello sismico, salendo almeno di due categorie di classi energetiche, anche se abbiamo visto che molte volte si arriva anche alla "classe A", la più alta, situazione che ridurrà in maniera rilevante i consumi e quindi i costi delle bollette e consentirà di incrementare il valore immobiliare del patrimonio edilizio”.
La difficoltà principale, oltre ai tempi lunghi della burocrazia, è ora la reperibilità e la consegna dei materiali necessari. “Si è creato un fortissimo collo di bottiglia perché la domanda è esplosa ma la filiera industriale non era attrezzata per questa evenienza - evidenzia Enrico De Girolamo - e si è verificata anche un'impennata dei prezzi, in parte dovuto alla classico rapporto tra domanda-offerta ma anche per una questione speculativa. In effetti vi sono tutta una serie di azioni delle varie associazioni di categoria nei confronti del Governo per chiedere di mettere una pezza a questo problema. Siamo noi che acquisiamo le commesse e le subappaltiamo ai vari operatori e fatturiamo le operazioni. C'è anche un discorso di responsabilità e di copertura assicurativa con una postuma decennale che garantisce il cliente finale e con una responsabilità civile che copre anche gli operatori. Per il futuro l'importante sarà mantenere il controllo dei prezzi e delle consegne dei materiali: è necessario che poi gli operatori debbano lavorare bene sui controlli, con progetti certificati, e che si utilizzino i cosiddetti "criteri ambientali minimi" nelle scelte dei materiali che a fronte di un controllo potrebbero mettere a rischio l'acquisizione del credito d'imposta”.
A livello aziendale Enrico De Girolamo conferma che Cva ha “Mantenuto delle marginalità minime rispetto ad altri competitor, ma sufficienti a garantire un ritorno dell'investimento coerente con il costo del nostro capitale. Guadagniamo il minimo perché l'operazione sia sostenibile, non siamo andati a speculare, ma non potevamo rimetterci con numeri così grandi. In questo momento abbiamo frenato l'acquisizione di nuove commesse perché stiamo aspettando l'eventuale proroga, ma manteniamo comunque la possibilità di fare riferimento a noi e saremo disponibili, a fronte della proroga, a portare avanti le nuove operazioni”.