“Custodirò il bel ricordo di una Comunità in cammino”
Padre Luigino Da Ros, 75 anni, è stato parroco di Maria Immacolata, la più grande parrocchia della Valle d’Aosta, dal 25 settembre 2005 e lo sarà fino a mercoledì prossimo, 30 giugno 2021. Prima di diventare parroco della parrocchia nel quartiere Cogne è stato missionario dal 1973 al 2001 in Africa, tra Camerun, Zaire e Senegal.
Padre Da Ros, lei saluterà i parrocchiani di Maria Immacolata nella Messa delle 11 di domani, domenica 27 giugno. Cosa proverà nel suo animo?
«Grande riconoscenza al Signore per questi anni vissuti in collaborazione con la Comunità Oblata a servizio della Comunità parrocchiale.»
Quanto è cambiata la parrocchia di Maria Immacolata dal suo arrivo nel 2004 a oggi?
«Penso moltissimo perché è cambiata una gran parte della popolazione del quartiere Cogne e degli altri rioni del territorio parrocchiale. Tante persone, fedelissime o meno alla Chiesa, sono “andate avanti” e il vuoto che hanno lasciato si vede e si sente. Molte nuove famiglie sono arrivate, anche grazie alle recenti costruzioni e molte di loro sono di un’altra religione e quindi non le vedo in chiesa, anche se ho cercato di avere sempre rapporti amichevoli con tutti.»
E come giudica la partecipazione dei parrocchiani alle funzioni religiose?
«La pandemia da Covid 19 ha ridotto molto la partecipazione alla Messa e alle altre celebrazioni. Abbiamo notato l’età media molto alta degli “habitués” domenicali e anche quotidiani. Sempre, invece, piuttosto numerose le persone alla celebrazione dei funerali, rispettando ovviamente tutte le norme di sicurezza.»
In parrocchia ci sono molte attività che vanno dall’oratorio frequentato da un centinaio di ragazzi, ai corsi per fidanzati, all’associazione della San Vincenzo e al gruppo Caritas Ain Karim, che aiutano le famiglie in difficoltà. A queste attività lei ha aggiunto il gruppo dei Nuovi Soli per accompagnare le persone separate o divorziate.
«Ho cercato di portare avanti tutte le realtà parrocchiali in piena continuità con quante ho trovato, arrivando qui il 10 ottobre 2004 come viceparroco di padre Alberto Gnemmi. Da 10 anni si riuniscono in parrocchia alcune persone che hanno conosciuto difficoltà nel loro matrimonio e vivono ora una situazione diversa. E’ stato monsignor Giuseppe Anfossi, che ci ha dato le direttive per iniziare questa esperienza pastorale e ha molto insistito perché si cominciasse qui, anche perché c’era una viva richiesta di persone che volevano intraprendere un cammino di fede e questo si è potuto realizzare grazie anche alla disponibilità di collaboratori qualificati.»
Con i suoi confratelli ha gestito la parrocchia nel difficile momento della pandemia. Quali sono stati i maggiori disagi?
«Certamente è stata una grande sofferenza dover chiudere la chiesa, ma abbiamo sempre celebrato la Messa tutti i giorni e, in particolare, quelle per le intenzioni già richieste, contattando i famigliari e facendo loro sentire la presenza spirituale e la vicinanza morale se avevano perso un famigliare, soprattutto causa Covid 19. Quando l’offensiva della pandemia è diminuita abbiamo ripreso contatto con gli ammalati e con le famiglie che sono ritornate a frequentare la chiesa, anche se in numero inferiore rispetto a prima della pandemia. Ci auguriamo di toglierci definitivamente questa paura e ritrovare un rapporto più libero nella comunità parrocchiale.»
Qual è l’immagine più bella che porterà con sé della sua esperienza come parroco di Maria Immacolata?
«Il bel ricordo di una Comunità in cammino e in evoluzione normale, come è la vita di ciascuno di noi e della società in cui viviamo. Insisterei nel coltivare questo altissimo valore: essere Chiesa-Comunità, custodendo i contatti e allargandoli sempre a tutti coloro che vogliono far parte della nostra Comunità parrocchiale.»