«Cure domiciliari per il Covid, arma parallela alla campagna vaccinale»

«Cure domiciliari per il Covid, arma parallela alla campagna vaccinale»
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Il Comitato Cure Domiciliari Covid è stato fondato lo scorso anno a novembre dagli avvocati Erich Grimaldi di Napoli e Valentina Piraino di Roma per rendere collettiva la battaglia per ottenere una cura domiciliare tempestiva per tutte le persone e senza discriminazioni territoriali. Il suo precursore è stato nel marzo 2020 il gruppo Facebook “Esercito bianco” nato da un gruppo informale di cittadini e medici a sostegno del personale medico ed infermieristico. Lo stesso è stato ugualmente ideato da Erich Grimaldi per fornire supporto alle persone durante l’emergenza dovuta alla ormai nota pandemia, per favorire lo scambio di informazioni cliniche e mettere a punto un protocollo di cure domiciliari in assenza allora di direttive specifiche. A sostegno di questo Comitato è nata l’“Unione per le Cure, i Diritti e le Libertà”, una Associazione che è presente anche nella nostra regione dove lo scorso luglio il Gruppo Telegram UCDL Valle d’Aosta contava già in appena qualche settimana 250 aderenti. L’obiettivo base di questa nuova realtà sociale in espansione è favorire e rendere possibile a tutti il diritto alla cura e ad un servizio sanitario nazionale efficiente che sappia rispondere alle reali necessità della popolazione.

«L’impianto della Sanità territoriale ha dimostrato durante la pandemia purtroppo tutte le sue gravissime lacune dovute evidentemente ad un tempo molto lungo in cui è stato tralasciato nelle varie riforme della Sanità e quindi l’approccio del nostro Comitato per la cura dei malati Covid ha proprio cercato di andare a sopperire a quelle mancanze del Sistema sanitario territoriale. - spiega Valentina Rigano, giornalista e portavoce ufficiale del Comitato Cure Domicilari Covid 19 - Le cure domiciliari sono un’arma parallela alla campagna vaccinale ma non ci è mai stata data la possibilità di esprimerci in diretta in TV nelle tante trasmissioni che ne parlano male. La nostra battaglia che dura da un anno e mezzo, in qualche maniera comunque ha avuto un esito positivo con l’annuncio dato questa estate dal ministro della Salute Roberto Speranza di un accordo siglato tra Stato e Regioni in materia di terapie domiciliari che saranno in questo modo estese a Enti e soggetti privati per potenziare il livello dell’assistenza dei malati a casa. Il nostro Comitato riunisce un gruppo molto numeroso di medici, attualmente circa 2mila, per supportare a domicilio in telemedicina i malati Covid che purtroppo si sono trovati nella condizione di non ricevere delle risposte efficaci da parte dei medici di Medicina generale i quali per eccessiva prudenza si sono attenuti scrupolosamente alle linee guida ministeriali che parlavano di “vigile attesa” e di utilizzo di paracetamolo. Se delle persone si trovassero ad avere dei sospetti di avere contratto un contagio e se non trovassero delle risposte dal loro medico di famiglia - che magari continua parlare solo di “vigile attesa” - per trovare delle strade diverse e fare delle terapie domiciliari è importante che sappiano che noi abbiamo sia un sito web, www.terapiadomiciliarecovid19.org, che, quali veri punti di forza, delle piattaforme social come quella su Facebook che ha lo stesso nome del nostro sito e che conta ormai 600mila iscritti. Ci si iscrive ad uno di questi gruppi e si posta un messaggio di richiesta di supporto in bacheca. Poi ci sarà una task force di moderatori che prenderà in carico la richiesta di quella persona e la indirizzerà quindi al medico territoriale più vicino nel caso della necessità di incontro domiciliare». Aggiunge Valentina Rigano: «Anche in Valle d’Aosta, come in tutte le altre regioni italiane abbiamo medici che si sono attivati per supportare i malati Covid. Cercheremo di avviare nuovamente un dialogo con l’Assessorato regionale della Sanità, così come fatto in altre regioni, per la condivisione del protocollo di cure ed un possibile avvio di studi sul territorio. In Piemonte, ultimi dati, che è una delle regioni dove le cure domiciliari precoci sono state attivate da mesi, la situazione appare nettamente diversa rispetto ad altri ma nessuno ne parla».

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