“Croci sulle vette, si mantengano quelle esistenti Ma in futuro perché bisogna collocarne di nuove?”

“Croci sulle vette, si mantengano quelle esistenti Ma in futuro perché bisogna collocarne di nuove?”
Pubblicato:
Aggiornato:

E’ ancora opportuno collocare croci sulle vette delle montagne? E quelle che già esistono devono rimanere dove sono? Il dibattito si è acceso nei giorni scorsi a livello nazionale e non può non interessare la nostra regione dove - solo contando cime e colli - le croci sono circa 200. Lo spunto di discussione è arrivato dal convegno organizzato giovedì 22 giugno scorso all’Università Cattolica di Milano per riflettere sulle tematiche proposte nel libro “Croci di vetta in Appennino” di Ines Millesimi. Sull’argomento è intervenuto Marco Albino Ferrari, direttore editoriale e responsabile delle attività culturali del Club Alpino Italiano, che ha sostenuto la necessità di «lasciare integre le croci esistenti, perché testimonianze significative di uno spaccato culturale, e allo stesso tempo di evitare l’istallazione di nuovi simboli sulle cime» perché «anacronistiche e divisive». A queste dichiarazioni sono seguite decine di interventi, anche da parti di diversi politici tra cui quello del ministro del Turismo Daniela Santanchè. «Resto basita dalla decisione del Cai di togliere le croci dalle vette delle montagne senza aver comunicato nulla al Ministero» ha dichiarato “tout court” il Ministro del Turismo, al cui dicastero spetta la “vigilanza” governativa sul Club Alpino Italiano. Immediate le repliche del Cai: «Nessuno vuole togliere e croci in vetta». In sostanza, una polemica che pare costruita sul nulla.

Di questo parere sono anche Piermauro Reboulaz, presidente del Cai della Valle d’Aosta, e don Paolo Papone, parroco di Valtournenche, alpinista e presidente dell’Académie di Saint-Anselme.

«Bisognerebbe analizzare le vere motivazioni che spingono le persone a decidere di mettere una croce in vetta - commenta Piermauro Reboulaz - e che il gesto sia accompagnato dalla volontà vera di compiere un gesto intimo e religioso. Purtroppo invece, negli ultimi tempi, si è un po’ diffusa l’abitudine, direi anche la moda, di collocare targhette o ricordini in alcuni luoghi storici o particolarmente significativi per la devozione popolare. In ogni caso, nessuno ha comunque mai detto di voler togliere le croci che ci sono. Anzi, oltre a mantenerle, quelle esistenti dovrebbero essere valorizzate. La domanda è però: perché andare ad inserirne di nuove? Personalmente penso che anche se si vogliono ricordare amici caduti in montagna o altri avvenimenti, forse sarebbe meglio organizzare qualcosa di più impegnativo, come ad esempio una giornata tutti insieme a pulire un sentiero, anziché la croce o una targhetta sulla vetta».

Anche secondo don Paolo Papone di questo argomento si è già parlato troppo. «Sicuramente in passato le croci sulle vette avevano un simbolismo molto forte per la comunità. - sottolinea il parroco di Valtournenche - Le croci sulle vette sono stati degli eventi di comunità, avevano un senso popolare e un simbolismo molto forte. Se viene a mancare quello non è più legittimo. Oggi la croce in vetta può avere un significato emozionale, ma è un fatto individuale e non più condiviso come in passato. Se si vogliono metterne di nuove, devono essere piccole, molto discrete, per evitare che possano far violenza o far patire qualcuno».

E’ bene ricordare comunque che le vette delle montagne valdostane sono praticamente tutte di proprietà privata e che quindi rimane nella sensibilità di chi le possiede il fatto di collocare o di autorizzare delle croci oppure la posa di statue religiose.

Abbonamento Digitale La Valléè
Archivio notizie
Novembre 2024
L M M G V S D
 123
45678910
11121314151617
18192021222324
252627282930