Courmayeur, ovvero «miniere d’oro» già per gli antichi Romani
«È sempre bello tornare qui dove sono cresciuta e raccontare ogni volta, con qualche dettaglio in più, la lunga storia di questo paese» ha esordito con queste parole, e un po’ di emozione, l’archeologa Stella Bertarione, presidente della Société Valdôtaine de Préhistoire et d’Archéologie, durante la conferenza dal titolo «La Storia si racconta: Courmayeur, il gusto del passato non passa mai di moda» organizzata dalla Biblioteca comunale sabato scorso, 18 febbraio, alla presenza di oltre 50 persone.
«Il nostro viaggio alla scoperta delle origini della località parte dalla Val Sapin, dove la leggenda incontra la storia: ancora oggi si narra del misterioso Trou des Romains, l’imbocco di una miniera di piombo argentifero realizzata, forse, già al tempo dei Salassi» ha proseguito l’archeologa. Inoltre, nel villaggio di La Saxe che probabilmente deriva dal latino «saxa» - sassi, rocce - nel 1927 vennero scoperte 2 tombe romane contenenti una lucerna e delle armille in pietra ollare e in bronzo: «la presenza nei corredi funebri di lumi romani e monili salassi del I secolo a.c. dimostra l’incontro tra i 2 popoli. Emersero anche dei cocci, un tappo di anfora e un piattino con l’immagine di un gladiatore: Roma era quindi presente anche ai piedi del Monte Bianco». Altri reperti, perlopiù ceramiche, risalenti al III secolo d.C., sono stati rinvenuti durante gli scavi archeologici della chiesa parrocchiale di San Pantaleone dal 1997 al 1999: la seconda ospite della serata, l’archeologa Maria Cristina Ronc, direttrice del Museo Archeologico regionale di Aosta, ha descritto in maniera puntuale e dettagliata i lavori che hanno riportato alla luce le varie fasi di costruzione dell’edificio sacro: «Il 27 luglio 1742 gli abitanti celebrarono il santo patrono nella chiesa appena ricostruita dai fratelli valsesiani Michel e Jean-Pierre Mourqua assieme a Pierre Caristia: si trattò di una sfida incredibile alla ricerca del consolidamento statico in quanto il contesto geologico su cui si fonda è una depressione gravitazionale lentissima, dove la montagna scende di qualche millimetro l’anno verso valle apportando costante instabilità. - ha spiegato l’archeologa - I diversi muri perimetrali ritrovati dimostrano che la chiesa antica era formata da un insieme di edificazioni una dentro l’altra, come le scatole cinesi, poiché poggiando sulla paleofrana era soggetta a continui peggioramenti statici e conseguenti ricostruzioni: senza dubbio era riccamente decorata ed è stato persino ritrovato il primo stemma dei La Tour».
Durante la conferenza si è anche parlato dei personaggi storici originari o frequentatori di Courmayeur - come lo studioso Jules Brocherel, l’Abbé Henry e il poeta Giosué Carducci - e delle famiglie nobili come i La Court (de Curia Maior) dai quali deriva il nome alla località, che abitarono la casaforte divenuta nel 1817 Hôtel de l’Union - mantenendo la fisionomia del castello - abbattuto negli anni Cinquanta per fare spazio ai condomini di piazza Brenta; e i Piquart de La Tour che vissero nella casaforte poi trasformata in Hôtel de l’Ange, dove ora sorge il complesso abitativo e commerciale dell’Ange. L’unica testimonianza ancora tangibile è la Tour Malluquin in piazza Petigax, vero esempio di resilienza che dal XIII secolo sfida le epoche e i relativi cambiamenti. «Courmayeur cerca ogni giorno di soddisfare le aspettative di turismo di lusso senza mai dimenticare le proprie origini rurali e minerarie, non a caso i Romani la chiamavano ‘Aurifodinæ’ (miniere d’oro). - ha concluso Stella Bertarione - I primi turisti venivano in estate a passare le acque, trascorrendo la vacanza di salute per antonomasia: vi erano ben 5 sorgenti termali, una a La Saxe e le altre nei dintorni di Dolonne. Parlando proprio di questo villaggio, sapete che i capitelli del chiostro della Cattedrale di Aosta sono in alabastro gessoso di Dolonne? Probabilmente le cave si trovavano alla base del Mont Chétif ed erano già utilizzate in epoca tardoantica».
Durante la serata non sono quindi mancati aneddoti e curiosità che hanno ritratto una Courmayeur inaspettata e quasi perduta, in grado di affascinare e stupire tutti i presenti in sala, courmayeurins compresi.