Corte dei Conti, si farà il Consiglio Valle straordinario

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Nel pomeriggio di giovedì scorso, 19 agosto, 16 consiglieri regionali hanno presentato alla Presidenza della Regione la richiesta di convocazione del Consiglio straordinario con all'ordine del giorno «La tutela delle prerogative costituzionali e funzioni del Consiglio regionale e dei Consiglieri». Iniziativa - prima della formale ripresa dell'attività politica di fine settembre - che era già nell'aria, dopo la sentenza della Corte dei Conti del 30 luglio scorso sull'affaire Casinò, che ha condannato a maxi risarcimenti (da 2,4 milioni a circa 600 mila euro) 18 politici valdostani, tra cui 6 attuali consiglieri regionali, per il finanziamento illecito di 140 milioni di euro alla Casa da gioco di Saint-Vincent, avvenuto tra il 2012 e il 2015.

A sottoscrivere la richiesta di convocazione del Consiglio straordinario sono stati i 6 attuali consiglieri regionali condannati dalla sentenza, Augusto Rollandin e Mauro Baccega (Pour l’Autonomie) chiamati a risarcire 2,4 milioni di euro ciascuno; Aurelio Marguerettaz e Renzo Testolin (Uv), Pierluigi Marquis (Stella Alpina) e Claudio Restano (VdA Unie) la cui somma dovuta ammonta a 586.666 euro a testa. Tra i firmatari della richiesta anche il presidente della Regione Erik Lavevaz, gli assessori Davide Sapinet (Uv), Luciano Caveri (VdA Unie), Carlo Marzi e Luigi Bertschy (Alliance Valdôtaine-Stella Alpina), i consiglieri Giulio Grosjacques e Roberto Rosaire (Uv), Albert Chatrian (Alliance Valdôtaine), Corrado Jordan (VdA Unie) e Marco Carrel (Pour l’Autonomie).

Nel caso dei 6 consiglieri regionali in carica, i condannati rischiano di dover lasciare l'incarico se non verseranno alla Regione, considerata parte lesa, quanto dovuto. E qui si apre un altro capitolo, tutto legato agli equilibri politici che consentirebbero alla maggioranza di andare avanti senza patire gli «scossoni» di Chiara Minelli ed Erika Guichardaz, da tempo in rotta con gli alleati. I fari sono puntati su Augusto Rollandin e su Mauro Baccega di Pour l’Autonomie, chiamati a rifondere 2,4 milioni ciascuno, il risarcimento più alto. Attualmente sono all’opposizione; se si ritrovassero costretti a lasciare il Consiglio Valle, verrebbero sostituiti dai primi esclusi, sulla carta Gian Carlo Stevenin e Giovanni Aloisi. Usciti Rollandin e Baccega, c’è chi è pronto a scommettere sull’ingresso di Pour l’Autonomie in maggioranza. Con buona pace di Chiara Minelli ed Erika Guichardaz.

Parliamo anche di altro

Lanciata proprio dal gruppo Pour l’Autonomie, la proposta di un Consiglio regionale straordinario era stata nei giorni scorsi al centro di un primo confronto fra gruppi consiliari, che non erano però giunti ad una decisione. L’eventuale convocazione potrà avvenire dopo mercoledì 8 settembre e prima dell’adunanza ordinaria di settembre di mercoledì 22 e giovedì 23 settembre.

L’iter ha avuto un’accelerazione nel fine settimana, anche dopo che Luciano Caveri si è dichiarato apertamente a favore dell’iniziativa. «Sono d'accordo sulla sessione del Consiglio regionale della Valle d'Aosta, che preceda quella ordinaria già fissata per fine settembre, dedicata ad alcune riflessioni sullo stato dell'autonomia valdostana. Anzi, a ben rifletterci, dovrebbe essere una buona abitudine, che vada al di là delle celebrazioni ufficiali e che sia un osservatorio politico e certo giuridico di quanto si riverberi sull'ordinamento valdostano» ha dichiarato Luciano Caveri.

Per l’Assessore «si tratta di riflettere sulle conseguenze istituzionali» e non sulle «vicende dei singoli», perché «quanto scritto dai giudici contabili non è affatto acqua fresca e rischia di avere un impatto molto forte sui poteri e le competenze della Valle e sugli spazi di libertà decisionale di assemblea e governo». La discussione dovrebbe includere «La sentenza della Corte costituzionale con cui venne bocciata la legge regionale applicativa in ambito regionale delle misure contro la pandemia» e «Le conseguenze di altre inchieste di carattere penale che hanno investito la Valle», compresa quella sulla locale di 'ndrangheta in Valle d'Aosta, scrive Caveri.

«Le conseguenze future in esito alla sentenza pongono dei seri interrogativi sull'attività degli amministratori pubblici. - afferma dal canto suo Cristina Machet, presidente dell’Union Valdôtaine - Una riflessione si impone relativamente alla necessità di un confronto in consiglio regionale sull’autonomia decisionale del Consiglio e quindi anche rispetto all’effettiva conseguente applicazione della nostra autonomia statutaria, questo anche rispetto alle ultime impugnative del governo, e non solo alla questione Casinò. Manifestare una seria riflessione sulle scelte future in tema di partecipate regionali, è più che mai necessario. Stupisce che tra i nostri alleati qualcuno non abbia colto l'importanza della convocazione di questo consiglio straordinario che ripeto, non ha come oggetto il commento di una sentenza, ma una profonda analisi sul futuro delle azioni della pubblica amministrazione. Un pensiero personale infine: è sgradevole, in questa situazione che ha anche dei risvolti pesantissimi sul piano umano, vedere consiglieri regiobali che "pungolano" - per non dire infieriscono - sui social, in un momento nel quale un minimo di serio silenzio sarebbe più opportuno».

Rete Civica non ci staE infatti proprio Rete Civica è contraria alla convocazione del Consiglio regionale straordinario per la «tutela delle prerogative costituzionali e funzioni dei Consiglio regionale». La lista civica, che con il Partito Democratico e Area Democratica-Gauche Autonomiste dà vita al Progetto Civico Progressista che, con gli autonomisti, sostiene la maggioranza del presidente Erik Lavevaz, «Rileva che non è in corso nessun attacco alle prerogative costituzionali del Consiglio e della Regione autonoma. Se si considera che tale attacco sia costituito dalla sentenza definitiva della Corte dei conti sulla vicenda risalente al 2014 dei finanziamenti regionali al casinò, allora ci sembra un modo sbagliato di impostare il dibattito con l'evidente rischio di mettere in discussione la funzione e l'operato di un organo della Repubblica italiana previsto proprio dalla Costituzione».

Sulla crisi della Giunta, dopo le dimissioni dell'assessora Chiara Minelli, Rete civica ribadisce «Disponibilità e dialogo costruttivo», che da parte della componente del Ppc «Non sono mai venuti meno, nonostante la narrazione distorta che qualcuno ha cercato di far prevalere». Rete civica ha riunito il proprio coordinamento giovedì scorso, 19 agosto e torna a chiedere una «verifica politica e programmatica» che va fatta «E che deve concludersi prima della convocazione del Consiglio regionale del 22 settembre, in modo da consentire a tutti i soggetti politici di decidere se confermare la collaborazione fra progressisti e autonomisti concordata a ottobre 2020 sulla base di definiti punti programmatici»..

Decadenza, decide l’aulaIn caso di mancato pagamento del debito, saranno i consiglieri regionali a dire l'ultima parola sulla eventuale decadenza degli eletti in Consiglio Valle condannati dalla terza sezione giurisdizionale centrale d'Appello della Corte dei conti a risarcire il danno erariale causato dai finanziamenti pubblici concessi al Casinò di Saint-Vincent tra il 2012 e il 2015.

Secondo il quarto comma dell'articolo 8 della legge regionale 20/2007, qualora sussista una causa di incompatibilità - come ad esempio per «Coloro che, per fatti compiuti allorché erano amministratori o dipendenti della Regione, sono stati, con sentenza passata in giudicato, dichiarati responsabili verso la Regione e non hanno ancora estinto il debito» - è l'aula del Consiglio Valle che «Delibera definitivamente e, ove ritenga sussistente la causa di ineleggibilità o di incompatibilità sopravvenuta», dichiara decaduti i consiglieri che non abbiano provveduto alla rimozione della causa di incompatibilità sopravvenuta.

Prima di arrivare a ciò, l'iter è complesso e dura almeno un mese: nel momento in cui la Corte dei conti notificherà all'Avvocatura regionale la sentenza (ciò che non è ancora avvenuto) e questa verrà eseguita, «Il Presidente del Consiglio regionale, entro 10 giorni» dalla data di accertamento della causa incompatibilità, «Ne dà contestazione all'interessato con lettera raccomandata con ricevuta di ritorno e con invito a presentare eventuali controdeduzioni e a rimuovere le cause di ineleggibilità o di incompatibilità sopravvenute o ad effettuare l'opzione tra la carica consiliare e la carica o l'ufficio incompatibile ricoperto, entro 10 giorni dalla data di ricevimento della contestazione». Se il consigliere interessato non provvederà a rimuovere la causa di incompatibilità, il Consiglio avrà tempo altri 10 giorni per deliberare.

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