«Contrastare lo spopolamento delle terre alte o saremo finiti»

«Contrastare lo spopolamento delle terre alte o saremo finiti»
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Luigi Fosson, 74 anni, proprietario del 5 stelle Au Charmant Petit Lac Ecohotel Spa & Parc a Champoluc, dal 1990 nel mondo della ricettività turistica, è il nuovo presidente dell’Adava, l’associazione che raduna gli operatori dell’accoglienza turistica valdostana. E’ stato eletto con 251 voti, contro i 166 del suo «competitor» Rémy Herren. Le sue prime dichiarazioni sono state per una presidenza «in assoluta continuità con la precedente di Filippo Gérard, al quale va tutta la stima per aver saputo gestire un periodo emergenziale» e «collegiale, con un esecutivo fatto di competenze specifiche per ogni settore. Si formeranno dei gruppi di lavoro e saranno coinvolti gli albergatori di tutta la Valle d’Aosta, al fine di elaborare soluzioni da condividere con la parte politica. Il nuovo direttivo sarà costituito dopo che si saranno tenute le assemblee nelle singole località. Faremo un tour per confrontarci con tutti».

Si è passati da un momento drammatico per la categoria a a un periodo più tranquillo - l’estate appena conclusa dai grandi numeri di affluenza - nel quale tuttavia le sfide non mancano, a iniziare dal «trovare una quadra sui costi dell’energia, con bollette passate da 7.400 a 18.800 euro». Luigi Fosson lancia una provocazione, quella di una «zona franca energetica», in modo da fornire al prezzo precedente tutto il comparto produttivo: «Nonostante la Valle d’Aosta produca tutta l’energia che le serve, perfino esportandola, abbiamo le mani legate e un prezzo unico nazionale. Bisognerebbe studiare qualcosa di rivoluzionario. Almeno un tentativo va fatto. Mi sembra un periodo favorevole per le autonomie. Abbiamo anche due nuovi parlamentari, che magari a Roma riusciranno a trovare una soluzione più favorevole per i tanti alberghi messi in ginocchio da questi rincari, al punto che alcune strutture nel fondovalle rischiano di non aprire neanche per la stagione invernale, e per le società degli impianti di risalita, la cui mancata apertura, ipotizzata da voci allarmistiche, si rifletterebbe immediatamente sulla ricettività».

Un altro tasto dolente è quello del personale, sul quale bisogna riflettere: «I lavoratori stagionali vorrebbero un alloggio decente, in modo da potersi trasferire definitivamente diventando residenti e iscrivendo i propri figli a scuola. Per arrivare a questo, i Comuni dovrebbero diventare più attrattivi e avere più servizi ed esercizi aperti anche in bassa stagione. Occorrerebbero strumenti urbanistici e una concertazione tra Regione e amministrazioni locali. Il Consiglio regionale dovrebbe lavorare a un provvedimento anti crisi demografica, con ricadute importanti sull’occupazione. Se non si contrasta lo spopolamento delle terre alte, nel giro di una generazione saremo finiti. Non è un problema che si potrà risolvere in 3 anni, ma proprio per questo andrebbe affrontato subito. Collegato al tema del personale è quello dei trasporti, dagli aeroporti ai collegamenti con le valli».

Un altro dei punti fermi per Luigi Fosson è la qualità, che in una regione piccola ma d’eccellenza, sia per la natura che per il suo patrimonio artistico, deve diventare la chiave di volta per aumentare attrattività e redditività: «La Valle d’Aosta ha 3,5 milioni di presenze turistiche all’anno, a fronte dei 34 milioni dell’Alto Adige. Proprio per questo può diventare una meta esclusiva. Ha inoltre una città vivace come Aosta, che può diventare anche la tappa di un viaggio dal Nord Europa verso il Sud Italia. Se aumentasse la qualità, nessuno farebbe caso all’aumento del 10 per cento delle tariffe alberghiere: alzare la qualità ha un costo, ma anche un ritorno immediato».

Ancora Luigi Fosson: «La Regione dovrebbe concedere all’albergatore che vuole portare la sua struttura da 2 a 4 stelle il 100 per cento del finanziamento necessario. E non si tratterebbe di pesare sull’ente pubblico se non in termini di garanzie, poiché i soldi li metterebbero le banche. Se il salto fosse di 1 sola stella, il finanziamento potrebbe essere dell’85 per cento, invece che del 75 per cento. Il 35 per cento di contributo per acquistare nuove attrezzature è una manna, ma occorre trovare il restante 65 per cento. Vedo meglio un finanziamento che copra l’intera cifra e non costringa a trovare liquidità».

Nel corso dell’assemblea Luigi Fosson ha parlato anche di un fenomeno ciclico: i giovani non hanno più voglia di gestire l’albergo di famiglia e così si dà il via alla trasformazione, per via della crisi, degli alberghi in appartamenti. «Equivale a disperdere un patrimonio e a ridurre la frequentazione del luogo, poiché le seconde case hanno una media di occupazione di 18-25 giorni all’anno a fronte dei 180 giorni di un hotel. Sarebbe bello che questi alberghi diventassero piuttosto residenze turistico alberghiere o addirittura che si invertisse la tendenza: chi vuole vendere una casa potrebbe avvertire gli albergatori, in modo che una loro cordata potesse acquistarla, aumentando la ricettività locale». «E’ un’altra delle mie utopie. - conclude Luigi Fosson - Io lancio dei semi, sperando che germoglino».

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