Confagricoltura della Valle d’Aosta lancia l’appello “Bene le ciclabili ma si preservi l’integrità dei fondi”
«Apprezziamo la volontà della Regione di realizzare un sistema di percorsi ciclabili in Valle e al tempo stesso chiediamo un'attenzione particolare per il territorio e le attività del settore primario». Morena Danna, coordinatrice di Confagricoltura Valle d’Aosta, interviene sul dibattito sui percorsi ciclabili, chiedendo all'Amministrazione regionale, a nome delle imprese agricole del territorio di «adottare tutti gli accorgimenti più opportuni, mantenendo un dialogo costante con le Amministrazioni comunali e le organizzazioni degli agricoltori, per far sì che la realizzazione dei tracciati percorribili in bicicletta diventi uno strumento di crescita e di valorizzazione del territorio, senza danneggiare le attività produttive».
La particolare maglia ponderale delle imprese agricole valdostane, la frammentazione aziendale e la caratteristica conformazione del territorio richiedono, infatti, un occhio di riguardo: occorre evitare di compromettere l'integrità dei fondi e di danneggiare strutture produttive fragili, che hanno la necessità di essere preservate e valorizzate.
«In Valle d’Aosta - ricorda Ercole Zuccaro, direttore regionale di Confagricoltura Union Regionale des Agricolteurs Valdôtains - operano circa 2.300 imprese agricole che coltivano 53mila ettari di superficie agricola: la media aziendale è di 23 ettari, ma oltre 1.400 aziende hanno una dimensione inferiore a 5 ettari, per cui è indispensabile, nei limiti del possibile, evitare di frazionare ulteriormente le proprietà».
Confagricoltura suggerisce di iniziare a mappare velocemente gli attuali percorsi, renderli fruibili digitalmente con le moderne tecnologie e favorirne la diffusione sia tra i valdostani, sia soprattutto nei confronti dei forestieri, in modo che la Valle d'Aosta possa diventare meta di un turismo sempre più diffuso.
Cisl Terra Viva sulla ciclabile della Bassa Valle: “Sostegno agli agricoltori”
Anche Cisl Terra Viva interviene sulla questione con un comunicato emesso nel pomeriggio di ieri, venerdì. «La Valle d’Aosta vanta il primato in Italia per aver anteposto la “salvaguardia delle buone terre coltivabili” agli interessi legati allo sviluppo urbanistico grazie alla legge urbanistica del 1998. - si legge nel testo - In Italia il consumo di suolo ammonta a 16 ettari al giorno, tutti terreni che vanno persi in maniera irreversibile a favore della cementificazione. La Valle d’Aosta, nonostante sia molto attenta a questo aspetto, a causa dei suoi piccoli numeri in quanto a superficie e numero di abitanti, presenta il valore di suolo consumato pro-capite più elevato d’Italia: 557 metri quadrati per abitante contro una media italiana di 354,5 (dati Ispra 2019). Gli agricoltori non sono contrari alla nuova pista ciclabile della Bassa Valle, che rappresenta comunque un elemento di valorizzazione anche dei territori agricoli, ma chiedono di non essere penalizzati da questa infrastruttura. La questione non si basa tanto sulla perdita di produzione, quanto nel rendere la vita impossibile agli allevatori che conducono al pascolo i loro animali; il progetto prevede infatti di passare prevalentemente su terreni coltivati a prato stabile oppure su strade poderali esistenti, sulle quali gli agricoltori si spostano abitualmente con le mandrie per raggiungere le aree di pascolo e con i mezzi agricoli». «Le norme di utilizzo delle piste prescrivono che si possa passare con gli animali da allevamento, ma il pastore è tenuto all’immediata pulizia e all’asporto delle deiezioni solide degli animali, operazione troppo onerosa per chi percorre lunghi tratti 4 volte al giorno (mattino e pomeriggio, andata e ritorno); i trattori non sono ammessi. - aggiunge Cisl Terra Viva - Sarebbe opportuno quindi privilegiare scelte che sfruttino il più possibile percorsi già esistenti, seguendo l’esempio di Donnas. Cisl Terra Viva rammenta inoltre all’Amministrazione regionale che, oltre alle somme da pagare ai proprietari dei terreni per l’esproprio, andranno riconosciuti anche i danni agli agricoltori affittuari per le eventuali sanzioni di Agea per il mancato rispetto degli impegni agroambientali pluriennali sottoscritti».