Con la Sagra della Favò a Ozein sapori e allegria per due giorni

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Si torna a festeggiare a Ozein. Per due giorni è protagonista la Sagra della Favò, che nel 2023 fu cancellata all’ultimo a causa del devastante incendio che proprio un anno fa colpì l’area sopra Aymavilles.

Il programma prevede per oggi, sabato 27 luglio, dalle 19 la Ozeinta Veillà, una miscela di tradizione, artigianato, prodotti tipici e giochi d’antan per bambini. Alle 19.30 tocca alla cena a base di favò, jambon cuit, contorno e dolce. Dalle 21.30 serata danzante con l’orchestra Michael Capuano a ingresso libero.

Domani, domenica 28 luglio, alle 11.30 è in programma la mini cronoscalata di Leudze. Alle 12 sarà servito il pranzo a base di favò, jambon cuit, contorno e dolce. Nel pomeriggio animazione per bambini e danze con Le nostre valli, a ingresso libero. Alle 16 verrà celebrata la Messa alla cappella di Ozein; seguirà dalle 19.30 la cena con favò, jambon cuit, contorno e dolce. Dalle 21 serata danzante con Le nostre valli, sempre a ingresso libero.

La favò è un piatto che, all'interno dell'offerta gastronomica della nostra regione, rappresenta il connubio vincente tra la tradizione e la pasta, da sempre ritenuta il simbolo della cucina italiana, molto apprezzata sia dai turisti italiani che dagli stranieri in vacanza. Risale al 1993 la prima edizione della Sagra della Favò - nata dall’idea di un gruppo di amici di Ozein che hanno poi dato origine alla Pro Loco - un appuntamento imperdibile e di successo che alla fine del mese di luglio attira sempre un gran numero di golosi con una media di quasi 2.000 piatti serviti.

La ricetta originale della favò è di Vittoria Belley che assieme al marito Venanzio Glarey - proprietario all’epoca dell’Hotel Col du Drink - preparava questo pasto durante la mietitura del grano nel mese di luglio, quando maturavano le fave, per dare energia a chi lavorava nei campi che, a quei tempi, erano molto numerosi nei dintorni di Ozein. Ogni famiglia aveva la propria ricetta e gli ingredienti erano più poveri rispetto ad oggi, spesso mancava la salsiccia e al posto della Fontina si metteva la toma. In sostanza si faceva cuocere la pasta nelle fave e abbrustolire il pane nero nel burro fuso e la Fontina, aggiungendo poi il basilico e la santoreggia che da queste parti si chiama “parietta”.

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