Con il volume «La soeur aux bonnes herbes» rivivono la voce e i consigli di suor Martine

Con il volume «La soeur aux bonnes herbes» rivivono la voce e i consigli di suor Martine
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La voce di suor Martine, i suoi consigli sulle erbe, rivivono nel libro - con cd allegato - «La soeur aux bonnes herbes». Realizzato dalla Association Valdôtaine Archives Sonores insieme al Centre d’Études Les Anciens Remèdes, corredato da fotografie, testimonianze e con gli acquerelli di Luciano Ferrera, il volumetto su uno dei personaggi più popolari in Valle d'Aosta è stato finanziato dalla Regione Autonoma Valle d'Aosta.

«Sta avendo un successo inaspettato di vendite, - spiega Anna Montrosset direttrice della Maison des Anciens remèdes di Jovençan - tanto che se ne sta già programmando una ristampa, a testimonianza del fatto che, a trent'anni dalla morte, il suo ricordo è ancora molto vivo».

Élise Martine Sarteur era nata l'8 novembre 1896 nel villaggio di Periasc, ad Ayas. Tutti la chiamavano Lisetta però quando con vocazione tardiva a ventisei anni entrò nel convento delle suore di San Giuseppe ad Aosta, prese con i voti il proprio secondo nome, diventando soeur Martine. Per contribuire al sostentamento famigliare aveva iniziato presto a raccogliere erbe medicinali, arte che aveva imparato dalla nonna Marie Favre. Lisette l'aveva accompagnata, fino ai vent’anni circa, nelle sue attività di raccolta e nell'utilizzo delle erbe «Per la cura del corpo e la consolazione dello spirito». Quando Lisette diventa soeur Martine sta ancora studiando per diventare maestra: terminerà nel 1924 e insegnerà soprattutto a «Valdigna d'Aosta» negli anni 1933-34, poi a Torgnon e, dal 1948, al Villair di Quart che ora le ha intitolato uno dei suoi edifici pubblici. Tornerà nel convento negli anni Sessanta, ormai in pensione.

Due passi, due ore

Il pronipote Mauro Sarteur racconta che «Quando alla fine degli anni Settanta mi capitava di accompagnarla dal convento in via Xavier de Maistre alla banca in piazza Chanoux, potevamo impiegare anche due ore. C'era sempre qualcuno che la avvicinava per chiederle un consiglio o un rimedio. Sembrava che tutti la conoscessero e le volessero bene. E tutti avevano in lei una immensa fiducia».

«Dal momento in cui ho iniziato a gestire la Maison des Anciens Remèdes - rammenta la direttrice Anna Montrosset - mi sono stupita del fatto che mancasse, anche lì, qualunque riferimento a colei che per me era il simbolo della medicina tradizionale legata alle piante officinali. Il nome di soeur Martine emergeva in continuazione dai miei ricordi di bambina, mia nonna, le sue amiche, i miei stessi genitori ne parlavano con rispetto e con amore. Ricordo i sacchetti pieni di erbe essiccate con i quali mia nonna tornava da Aosta dopo essere stata in convento da lei. Oppure in cucina mentre bolliva quelle erbe e i profumi che si spandevano nel locale. In particolare alcuni nomi tornavano frequenti: l'erba “di tsat”, l'erba “dei cantanti”, la “saquetta di berdjì”. Per questo ho sempre desiderato trovare un modo per ricordare e raccontare questo personaggio eccezionale, però mi scontravo con il fatto che non avesse lasciato niente di scritto. Poi, un giorno, parlandone con Carlo Rossi, ho appreso che l'Avas aveva nei suoi archivi diverso materiale che la riguardava. Da lì il passo è stato breve e, dopo aver ottenuto l'approvazione del progetto da parte delle nostre rispettive associazioni - Centre d'études Les Anciens Remèdes e Avas - abbiamo iniziato a lavorare, trascrivendo in primis tutto il materiale sonoro di proprietà dell'Avas e raccogliendo nel contempo nuovo materiale».

Pagine e voci

Alcune delle registrazioni, raccolte negli anni Settanta e Ottanta da Jean-Pierre Martin, Alexandre Sandrino Béchaz e Palmira Orsières, sono allegate al libro. Le altre - preziose - informazioni arrivano dai molti contributi di parenti, amici, estimatori di soeur Martine: dal linguista Saverio Favre per l'interpretazione e trascrizione del patois di Ayas, Dante Favre per la ricostruzione della genealogia, i discendenti Mauro Sarteur e Vincent Gorris, fino agli studiosi Joseph-César Perrin, Joseph-Gabriel Rivolin e Henri Armand.

«Oltre alle registrazioni, molto importanti sia per delineare il personaggio "soeur Martine" sia per scoprire quali erbe utilizzasse e come, - continua Anna Montrosset - abbiamo recuperato vecchi numeri del Messager Valdôtain - quelli che contenevano una rubrica sulle erbe curata da lei -, un articolo su La Gazzetta del Popolo e nuove interviste con importanti testimonianze di persone che l'avevano conosciuta. Fra queste cito in particolare quella a suor Prosperina del convento di San Giuseppe che, oltre a parlarci di lei, ci ha fornito pure delle foto e soprattutto un quaderno riferibile a soeur Martine».

«Per lei - conclude Anna Montrosset - le piante erano l'espressione di Dio, erano il modo in cui lei poteva essere d'aiuto e di sostegno al prossimo oltre che un modo per saziare la sua curiosità e la sua voglia di sperimentare e apprendere. Il libro, benché nella sua seconda parte contenga l'elenco di piante, con i relativi utilizzi, e di malattie, con i relativi trattamenti, non è un manuale divulgativo perché vi sono riportate solo le informazioni che abbiamo trovato senza togliere o aggiungere alcunché rispetto a quanto arrivatoci da soeur Martine. Di alcune piante vi sono tanti dettagli e indicazioni, di altre nessuno, poco importa. È il nostro modo di rendere omaggio ad una grande donna valdostana del ventesimo secolo, alla sua personalità, al suo operato ed alle sue conoscenze».

«La soeur aux bonnes herbes, qui soignait les corps et consolait les esprits», per i tipi della tipografia Duc, costa 20 euro ed ha 160 pagine: si può trovare alla Maison des Anciens Remèdes (telefonando al 333 3589863), all'AVAS (scrivendo ad info@avasvalleedaoste.it), al Gros Cidac di Aosta e nelle librerie.

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