Comunicare il lutto ai bambini, incontro con gli psicologi a Aymavilles

Pubblicato:
Aggiornato:

A seguito degli incontri con insegnanti, alunni e genitori della scuola dell’infanzia e primaria di Aymavilles, l’Amministrazione comunale e l’Associazione di volontariato Psicologi per i Popoli Emergenza Valle d’Aosta hanno organizzato una serata nella Sala polivalente del Comune con gli abitanti giovedì scorso, 29 novembre, per affrontare il delicato momento che sta attraversando il paese dopo il tragico fatto di cronaca che ha visto l’infermiera Marisa Charrère, 48 anni, uccidere i figli Vivien, 9 anni, e Nissen, 7 anni, con un’iniezione letale per poi togliersi la vita nello stesso modo. Erano presenti gli psicologi Jacopo Albarello, Germaine Roulet ed Elvira Venturella, presidente dell’Associazione. La risposta all’invito è stata massiccia, dimostrando quanto una piccola comunità, colpita intimamente e profondamente, sappia riunirsi per far fronte agli eventi dolorosi. Il tema dell’incontro era particolarmente delicato: la comunicazione del lutto ai bambini. Talvolta c’è la convinzione che i bambini siano troppo piccoli per capire e che vadano quindi protetti dalle verità dolorose. «Se il bambino capisce che non si può parlare di un argomento, - ha evidenziato Elvira Venturella - non chiede nulla, finge disinteresse, cerca di continuare come prima, come del resto fanno i familiari, ma in realtà è attentissimo a tutto ciò che avviene attorno a lui. E’ importante che sia un genitore o le figure affettive di riferimento a comunicare la notizia, che deve essere univoca e concordata fra gli adulti referenti. E’ fondamentale usare parole semplici e dirette, adatte all’età del bambino e a quella specifica situazione, che raccontino quanto è accaduto realmente. Fornire delle spiegazioni sulle cause della morte diviene indispensabile perché non va lasciato al bambino il compito di trovare da solo delle risposte». Perciò in caso di suicidio o di omicidio è importante partire dalle informazioni che il bambino ha in quel momento e raccontare i fatti, con le parole più adatte a quella situazione, senza anticipare dati o dettagli superflui o scabrosi. E’ opportuno affrontare il problema di un atto estremo come la possibile conseguenza di una «Grave e rara malattia della mente che fa vedere il mondo come popolato da incubi, pericoli e mostri, un mondo in cui non si può vivere né far vivere le persone a noi più care». Il modo più efficace per intervenire con i bambini è sempre la parola: ascoltarli, fare domande e rispondere alle loro, facilitare il contatto corporeo con abbracci e coccole e non stravolgere la routine a cui sono abituati. «Compiere un piccolo rito - hanno suggerito gli psicologi - come accendere e spegnere una candela, piantare un fiore, identificare un simbolo, può essere di aiuto nell’elaborazione concreta del lutto e dare l’idea che c’è un inizio e una fine, sempre». Condivisione, solidarietà, vicinanza fanno di un gruppo di persone, una comunità resiliente, capace di fronteggiare gli eventi, reagire ad essi, proteggendo se stessi, la propria famiglia, la collettività e il futuro di tutti.

Abbonamento Digitale La Valléè
Archivio notizie
Maggio 2024
L M M G V S D
 12345
6789101112
13141516171819
20212223242526
2728293031