Comprensori sciistici, aspettando la nuova data si lavora con gli sci club

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Tutti pronti ad aprire i comprensori sciistici, a maggior ragione dopo la notizia dell’approvazione - giovedì scorso, 21 gennaio - da parte del Comitato Tecnico Scientifico del protocollo di sicurezza per l’esercizio degli impianti di risalita e la validazione della Conferenza delle Regioni. Sempre però in attesa di una data certa - ad oggi si sa solamente che l’ultimo Dpcm vieta lo sci fino a lunedì 15 febbraio - data che dipenderà inevitabilmente dall’andamento della pandemia e soprattutto della libera circolazione tra le Regioni. E’ questo, in sintesi, il pensiero dei responsabili delle società di gestione degli impianti.

«Certo, siamo pronti però se non apriranno i confini regionali, la situazione resterà molto complicata» conferma Giorgio Munari amministratore delegato della Monterosa che gestisce i comprensori di Ayas e Gressoney . «Avremo quattro sci club che si alleneranno dalla settimana prossima a Frachey. Fino a domenica 28 marzo è prevista l’apertura nei fine settimana e in alcuni giorni del periodo di Carnevale. Affittiamo loro la pista giusto per rientrare dei costi, senza guadagnarci nulla. Intanto continua la cassa integrazione per i dipendenti».

«Saremmo pronti ad aprire, però faremo le nostre valutazioni a seconda di quando sarà ripristinata la libera circolazione tra le Regioni» riferisce Davide Vuillermoz, presidente della Pila, società che gestisce pure le piste di Cogne e Crevacol a Bosses. «Nel frattempo continuiamo a lavorare con la dozzina di sci club che gravita intorno ad Aosta: offriamo il servizio per due pomeriggi e nei fine settimana. Loro si fanno carico dei costi minimi di gestione degli impianti e noi garantiamo loro la possibilità di allenarsi. Quanto al personale, abbiamo tutti gli stagionali in attesa di contratto e gli assunti in cassa integrazione».

Cautamente ottimista Gioachino Gobbi, presidente della Courmayeur Mont Blanc Funivie: «L’approvazione del protocollo è un altro passo avanti, in una situazione generale che rimane complessa. In Francia, per esempio, hanno deciso di rinunciare all’intera stagione. Noi continuiamo a tranquillizzare i nostri clienti garantendo loro che abbiamo fatto e faremo tutto il possibile per aprire in sicurezza. Però più si va avanti con la data, più la situazione diventa complessa. Di certo, sentiamo il dovere sociale di far partire la stagione, poiché hotel e ristoranti dipendono dall’avvio dello sci. Abbiamo appena rinnovato l’accordo con lo sci club per ospitare i loro allenamenti fino a lunedì 15 febbraio, in modo che almeno i bambini possano sciare».

«Sono state ospitate alcune gare e nei fine settimana gli allenamenti dello Sci Club Rutor, con il quale nei prossimi giorni definiremo il programma futuro» riferisce Killy Martinet, presidente delle Funivie di La Thuile. «Continua la cassa integrazione per tutto il personale, che solo in minima parte lavora per le attività agonistiche. Non abbiamo peraltro attivato i contratti stagionali». Si respira incertezza pure nei comprensori minori. Fabio Mattarelli, presidente di Snowmet (Valgrisenche) spera solo che quella del 15 febbraio sia l’ultima data ipotizzata per l’apertura: «I giorni del Carnevale sono quelli in cui si lavora di più dopo il periodo natalizio. Continuiamo a ospitare, non tutti i giorni, cinque sci club, che però sono un palliativo rispetto alla nostra media stagionale. Abbiamo solo dipendenti stagionali perché d’estate di solito non apriamo: ora sono tre, il minimo indispensabile, rispetto ai consueti cinque». Non è molto ottimista sull’apertura del 15 febbraio Bruno Rollandoz, presidente della Cooperativa Rhêmes Impianti. Sulle piste non ha neanche uno sci club: «Non riusciremmo a gestire la spesa di millecinquecento euro circa al giorno, tra dipendenti, gasolio ed elettricità, necessaria per tenere aperta la pista, il cui mantenimento per gli allenamenti agonistici è più impegnativo. Di solito avremmo dieci lavoratori stagionali, attualmente solo due per il fondo. Da novembre e al 10 gennaio hanno lavorato in quattro per preparare la pista, che è innevata artificialmente e pronta ad aprire. Se scendesse mezzo metro di neve naturale tuttavia saremmo più tranquilli, perché, nella parte alta, ne sono rimasti solo trenta centimetri».

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