Commosso addio alla “prof” Anna Vuillermoz, insegnante per cui la vita era un dono speciale
Non ha avuto figli Anna Vuillermoz ma per tantissimi giovani è stata insegnante, allenatrice, zia, amica, compagna di vita e di sogni. Una persona speciale che ha lasciato un segno non solo nella sua numerosissima famiglia - ben 10 tra fratelli e sorelle e 17 nipoti - ma pure in coloro che in tanti anni hanno avuto modo di conoscerla, frequentarla, amarla.
Anna Vuillermoz, mancata domenica scorsa, 13 marzo, all’ospedale di Novara all’età di 70 anni, per un male incurabile, era conosciuta da tutti come “la prof”. Per oltre 40 anni ha insegnato educazione fisica alle scuole medie di Châtillon e quando, all’inizio degli anni Settanta, con le sue allieve aveva vinto i Giochi della Gioventù, era nata l’idea di dare vita a una squadra femminile di pallavolo. All’epoca era già attiva la società Csi fondata da Attilio Jacquemet e Pier Luigi Frola, che dopo mezzo secolo ne è ancora il presidente, ma non esisteva la sezione femminile.
«Fu proprio l’idea di Anna, entusiasta e appassionata, a dare modo alle sue allieve di fare parte di una vera e propria squadra, che fondò nel 1975. - racconta Pier Luigi Frola - Generazioni di ragazze sono cresciute sotto il suo sguardo attento, ottenendo anche risultati sportivi importanti. Una persona stupenda che rimarrà nei cuori di tutti».
La “Prof Anna” ha allenato per 25 anni, fino al 2000, decine e decine di ragazzine fra cui 2 delle sue sorelle, Cristina e Domenica che ora hanno rispettivamente 60 e 58 anni.
Originaria di Valtournenche, la famiglia Vuillermoz è sempre stata molto legata alle proprie radici, alle tradizioni e con uno spiccato senso religioso. Mamma Luigia Brunodet e papà Luciano Vuillermoz avevano avuto 10 figli, 5 maschi e 5 femmine.
La primogenita era Maria, nata nel 1949 e deceduta lo scorso anno, poi Giulio nato nel 1950, l’indimenticato parroco di Saint-Vincent mancato prematuramente nel 2014, a soli 63 anni. Seguivano Anna (classe 1951), Paolo del 1953, Franco del 1954, Luciana del 1956, Elio del 1958, Cristina del 1961, Domenica del 1963 e infine Vittorio nato nel 1965. Ben 16 anni di differenza tra il primo e l’ultimo dei figli.
Oltre allo sport e alla pallavolo, Anna Vuillermoz amava la montagna, la fotografia, la scrittura; nel 2016 aveva esordito come autrice con il libro dal titolo “La vita che ci tocca” in cui parlava proprio del dono più importante che riceviamo, la vita, che deve essere considerata un bene prezioso ed unico, che non può in alcun modo essere sprecato.
Dopo essere andata in pensione una decina di anni fa, l’insegnante di educazione fisica, che abitava a Saint-Vincent, aveva continuato a fare volontariato, riservando un po’ del suo tempo agli anziani, e si era potuta finalmente dedicare alle sue passioni. Amava rifugiarsi, quando poteva, in quella che lei chiamava la “Casa dei sogni”, a Champlève di Valtournenche, la vecchia dimora dei nonni che aveva rimesso a posto poco per volta.
Agli amatissimi nipoti - che l’hanno ricordata con emozione durante il funerale - Anna voleva tramandare le sue passioni: la montagna, la fotografia, l’amore per il prossimo. Sognava di pubblicare ancora un libro con le sue fotografie e di devolvere il ricavato all’associazione “Tenda Amica” di Saint-Vincent, creata dal fratello don Giulio.
I funerali di Anna Vuillermoz si sono svolti martedì scorso, 15 marzo, nella chiesa di Valtournenche. Oltre ai fratelli e alle sorelle, lascia il compagno Silvano Cappon e i nipoti Jean-Claude Haudemand, Enrico, Sara, Giulia e Elisa Vuillermoz, Xavier e Didier Vuillermoz, Matteo, Davide e Alice Jacquemet, Giada, Deborah, Amos e Ruben Donzel, Silvia, Chiara e Simone Vuillermoz.