Come sarà il condominio che nascerà sulle ceneri della Maison Nouchy, la casa che ha ospitato la storia

Come sarà il condominio che nascerà sulle ceneri della Maison Nouchy, la casa che ha ospitato la storia
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La sciagurata decisione del Comune di Aosta di autorizzare la demolizione della Maison Nouchy in piazza dell’Arco d’Augusto per lasciare spazio a un condominio di cinque piani ha scatenato una marea di critiche, anche feroci, unendo per una volta le opposizioni del consiglio cittadino in un fronte unico contro una scelta che pochi condividono, se non per ragioni di partito o di equilibri politici.

Bocciato per tre volte dalla Commissione edilizia comunale, il progetto redatto dallo Studio Copaco di Aosta non poteva però non ricevere il nulla osta del Comune capoluogo, come ha spiegato a più riprese il sindaco Gianni Nuti, che ha cercato di fare capire che il bicchiere mezzo pieno di alcune modifiche all’elaborato è una “quasi vittoria”. Il problema risiede esclusivamente nel fatto che la Maison Nouchy non è un edificio tutelato dalla Soprintendenza regionale per i Beni culturali, quella stessa Soprintendenza che guarda il capello quando bisogna allargare una finestra, spostare due pietre e rifare un intonaco e che, ebbene si, in tanti anni non ha mai pensato che la piazza dell’Arco d’Augusto avrebbe dovuto essere posta sotto tutela nella sua interezza, per almeno due ragioni fondamentali: la vicinanza con il simbolo assoluto della città, cioè l’arco romano, e il fatto che lo storico ingresso al capoluogo avviene proprio da lì, dal fianco della Maison Nouchy, di quella parte più bassa che quando il fabbricato venne venduto nel 2013 non era neppure notificata e che ora fortunatamente lo è, così da evitare quando meno la demolizione dell’angolo della piazza, dove per decenni gli aostani si recavano nel tabacchino ultimamente gestito dalla famiglia Gnemaz.

D’altronde stiamo scrivendo della stessa Soprintendenza che ha consentito la demolizione del Cinema Italia, già Savoia, in avenue Conseil des Commis, progettato nel 1931 e poi rivisto nel 1951 dal famosissimo architetto Ettore Sottsass, per lasciare spazio a un analogo moderno ed anonimo condominio. La stessa Soprintendenza che ha lasciato demolire le caserme del complesso della Testa Fochi sulle vie Adamello e Monte Vodice per realizzare il “transatlantico” bianco e due spiazzi asfaltati, il tutto con la colpevole complicità del Consiglio Valle che all’unanimità votò la distruzione degli storici fabbricati, anche se parecchi consiglieri regionali successivamente affermarono di non condividere la scelta dopo averla approvata, forse non avevano capito bene.

Perciò senza tutela da parte della Soprintendenza il Comune di Aosta ha dovuto procedere con l’autorizzazione a demolire rispetto al progetto presentato dalla società L’Arco di Augusto, proprietaria dell’operazione immobiliare. Peraltro il sindaco Nuti nel tentativo, mal riuscito, di spostare l’attenzione su di un altro tema ha citato quale scempio su cui intervenire le arcate del Plot, dimenticandosi che se tale scempio esiste è proprio per colpa dell’Amministrazione comunale, alla quale appartengono le arcate e che anni fa ha bandito un progetto di recupero che dorme nei cassetti del municipio, redatto, ironia della sorte, dallo stesso Studio Copaco progettista del nuovo condominio di piazza Arco d’Augusto.

La demolizione della Maison Nouchy, che avrebbe potuto essere recuperata, almeno nella parte della facciata, in modo da non alterare gli equilibri sulla piazza, nella quale dall’Ottocento si inserisce in modo armonioso, facendo da sfondo all’antico prato della fiera, consentirà ai proprietari anche un ampliamento volumetrico consentito dalla legge nel cosiddetto “piano casa”, come si vede bene dalle immagini che pubblichiamo in esclusiva. Sulla via San’Anselmo è sicuramente più piacevole ed interessante la scelta di realizzare a fianco al basso fabbricato d’angolo, per fortuna ristrutturato, un ampio spazio vetrato di collegamento con il volume, non bello, dell’ex caserma della Guardia di Finanza, migliorando sicuramente la parte iniziale della via.

La Maison Nouchy, la casa di Marie la “pasionaria” della Valle d’Aosta

Se in consiglio comunale e in commissione edilizia in tanti hanno tuonato le loro critiche, sicuramente fondate sull’aspetto, assolutamente criticabile, di effettuare, ancora nel 2023, delle demolizioni di edifici antichi che segnano l’impianto stratificato della città, ad alcuni ha sorpreso il silenzio dell’ Union Valdôtaine che forse, nei suoi più giovani esponenti, poco conosce della storia della Valle d’Aosta.

La Maison Nouchy era infatti la casa delle sorelle Philomène e Marie Nouchy, famiglia originaria di Saint- Marcel con mamma aostana che aveva portato in dote l’alpeggio del Terré a Gignod e soprattutto il vallone nascosto di Ars, tra Gignod e Etroubles. Marie Nouchy, definita la “pasionaria” per l’attaccamente irriducibile ai propri ideali e valori, nata nel 1909, fu la seconda donna valdostana laureata in Legge dopo Alda Martinet. In casa le due sorelle parlavano sempre in francese anche durante il divieto imposto dal regime fascista e, denunciate dai vicini, non ebbero paura di confermare il loro rispetto nei confronti delle tradizioni linguistiche della Valle d’Aosta e dei loro antenati così da venire (fatto incredibile) inviate al confino in un paese della provincia di Salerno, Padula, proprio al confine con la Basilicata. Qui diventarono maestre in mezzo ad una popolazione di analfabeti, si fecero amare ed apprezzare e al loro ritorno Marie si mise subito dalla parte della resistenza antifascista. Partigiana militante si diede alla macchia e dovette riparare in Francia nell’autunno del 1944, dove le sue convinzioni la portarono ad aderire al gruppo dei sostenitori dell’annessionismo alla Francia. Marie Nouchy fu tra gli organizzatori della grande manifestazione popolare del 18 maggio 1945 in occasione dell’anniversario della morte di Emile Chanoux, figurò tra le trentacinque personalità che chiesero alle Nazioni Unite di occuparsi della “question valdôtaine” e di consentire lo svolgimento di un plebiscito per determinare il futuro della Valle d’Aosta. Dopo il decreto di autonomia del 7 settembre 1945 divenne la leader del movimento che chiedeva la garanzia internazionale per il futuro Statuto di autonomia della Valle d’Aosta, così come era successo per l’Alto Adige, ma la sua attività dava talmente fastidio alle autorità italiane che, dopo l’occupazione del 26 marzo 1946 dell’ufficio dell’allora presidente del Consiglio Valle Federico Chabod, venne emesso un mandato di arresto nei suoi confronti, tanto che dovette rifugiarsi in Francia dove sposò il suo compagno partigiano Albert Milloz, aostano di nove anni più giovane, già ufficiale degli alpini. Nel 1948 ottennero la nazionalità francese e dagli anni Sessanta poterono rientrare in Valle d’Aosta da Cagnes-sur-Mer dove risiedevano abitualmente.

Marie Nouchy, la “pasionaria” della Valle d’Aosta morì nel dicembre del 1984, senza mai avere rinunciato a quegli ideali che l’avevano portata al confino prima e all’esilio poi. Il suo impegno per la liberazione dalla dittatura del popolo valdostano è oggi quasi dimenticato e sulla facciata della Maison Nouchy avrebbe dovuto trovare posto, già da tempo, una targa per ricordare questa donna straordinaria che ha pagato un prezzo molto alto per mantenere fede ai propri valori di libertà. Invece, con tristezza saremo chiamati ad assistere alla demolizione della sua casa, di quelle stanze dove l’uso della lingua francese portò all’arresto delle due sorelle da parte degli sgherri del regime, dove i partigiani si riunivano in clandestinità, dove molti valdostani si ritrovarono per progettare una Valle d’Aosta migliore.

Chi sono i committenti

Il progetto autorizzato dal Comune di Aosta è stato redatto dallo Studio Copaco per conto della società L’Arco d’Augusto Srl, costituita nel 2016 e presieduta dal presidente Luca Bertino, in rappresentanza della Bertino Immobiliare Srl di Quincinetto che possiede la metà delle quote. Il restante cinquanta per cento è ripartito tra tre persone fisiche - Pasquale Infortuna di Aosta, Marino Paillex di Saint-Pierre e Vincenzo Angelini di Sarre - e altre due società, l’aostana Essetre Srl di Diego Gomiero, Luca Ventura, Luigi Angelini, Luca Angelini e ancora Vincenzo Angelini e la C & C Srl di Saint-Christophe che fa capo alla famiglia Collé, con il papà Alfredo ed i fratelli Cesarino, Carlo e Renata.

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