Coldiretti della Valle d’Aosta presente alla protesta al Brennero Tra il falso “Made in Italy” trovata anche una “simil Fontina”
Una folta delegazione valdostana ha partecipato martedì scorso, 9 aprile, alla mobilitazione organizzata dalla Coldiretti alla frontiera del Brennero per la tutela del Made in Italy. Ne facevano parte, tra gli altri, il direttore Elio Gasco, la responsabile Donne Coldiretti Sara Manganone, il presidente regionale dell’Associazione Pensionati Fulvio Borbey e il presidente regionale Terranostra Valle d'Aosta Valter Artaz. «Tra gli esempi del “fake in Italy” scoperti - si legge in una nota di Coldiretti - un formaggio Alpinella simile, nella forma, alla Fontina e proveniente dalla Germania. Cosce di maiale dirette a Modena che rischiano di diventare prosciutti italiani e un tir carico di grano senza tracciabilità». La mobilitazione aveva lo scopo di dire stop all’invasione di cibo straniero spesso venduto come nazionale e di avviare una grande raccolta di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare che porti a estendere l’indicazione dell’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio nell’Unione Europea. «Sono preoccupanti gli arrivi in Italia di formaggi e cagliate che sfruttano la notorietà di produzioni casearie come, ad esempio, la Fontina Dop minacciando la filiera zootecnica valdostana che conta centinaia di aziende agricole con il loro indotto e la loro occupazione. - dichiarano Alessia Gontier e Elio Gasco, presidente e direttore di Coldiretti Valle d’Aosta - Senza parlare di tutti gli altri prodotti che sono stati trovati aprendo i tir destinati in diverse parti d’Italia come i Pomodori San Marzano provenienti dall’Olanda e diretti a Verona, il pane di Altamura dalla Repubblica Ceca destinato ad Altamura, Persino arance dalla Gran Bretagna (forse provenienti dalle Canarie) spedite a Ferrara. E ci sono anche circa 200mila quintali di latte austriaco e belga destinati al territorio nazionale, latte per bambini austriaco e pesce fresco olandese per il Ferrarese, anguille vive per Chioggia, carote surgelate belghe per il soffritto con destinazione Pomezia, oltre all’immancabile carne di maiale, in mezzene, cosce o surgelata». «Dinanzi a quella che è una vera invasione di prodotti stranieri - sottolineano Alessia Gontier ed Elio Gasco - vogliamo il rispetto del principio di reciprocità: le regole imposte ai produttori europei devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato Ue. Devono essere bloccati i prodotti che entrano alle frontiere, trattati con sostanze e metodi vietati in Europa che non rispettano le stesse normative comunitarie in fatto di sicurezza alimentare, tutela dell’ambiente e del lavoro».