Cogne, lunedì 1° febbraio il primo patrono di don Carlo Louisetti “Un grazie di cuore ai fedeli che mi hanno accolto con grande calore”
Don Carlo Louisetti ha sperimentato nei giorni scorsi la generosità dei cogneins, visto che il giovane sacerdote è stato costretto a rimanere chiuso nella casa parrocchiale a causa del Coronavirus. “Nessun problema di salute particolare, solo la necessità di isolarmi per evitare di contagiare altre persone. Ho avuto fedeli che mi hanno portato la spesa, qualcuno si è prodigato per sbrogliare le faccende più impellenti della parrocchia. Una persona, da sola, può fare ben poco: grazie all’aiuto della comunità si esce più forti dalle situazioni difficili”.
Lunedì un patrono particolare
Tutto risolto, comunque, don Carlo è guarito e lunedì prossimo, 1° febbraio, alle 10.30 Cogne celebrerà la Messa del patrono di Sant’Orso. Per tanti motivi una festa diversa dalle altre: il Covid non permetterà di stare insieme come da tradizione e, soprattutto, sarà il primo Sant’Orso da più mezzo secolo a questa parte senza don Corrado Bagnod. Lo storico parroco di Cogne è andato in pensione e dal 24 ottobre scorso, al suo posto, è don Carlo Louisetti, che il 13 gennaio ha festeggiato proprio a Cogne i suoi trentatré anni. “Sono qui da poco più di tre mesi, devo dire che finora è andato tutto alla perfezione. - racconta don Carlo Louisetti, originario di Quart - Sono stato accolto molto calorosamente dalla comunità di Cogne, della quale avevo sempre sentito parlare bene. Una volta tanto le voci si sono dimostrate vere: la buona reputazione è davvero meritata”. Don Carlo Louisetti è alla sua prima, vera esperienza di titolare dopo essere stato per alcuni anni amministratore parrocchiale a Gaby, Issime, Lillianes e Fontainemore. “Adesso ho un ruolo diverso che devo ancora comprendere appieno”, ammette il sacerdote, che conferma di aver trovato “Una situazione chiara e limpida sotto tutti i punti di vista. I cogneins sono persone aperte e disponibili che mi hanno fatto subito sentire a casa, dall’altra parte il lavoro del mio predecessore don Bagnod è stato perfetto. Ho ereditato una parrocchia in ordine in ogni suo aspetto, spero di poter essere all’altezza della situazione come lui lo è stato negli ultimi cinquantasei anni”.
Spesso e volentieri, per un nuovo parroco, è difficile subentrare a chi - come don Corrado - ha ricoperto un ruolo di rilievo per così tanto tempo in una piccola comunità. “Non è facile se l’intento è quello di far capire a tutti che è ora di cambiare. Il mio atteggiamento non è stato questo né lo sarà in futuro: chiaramente apporterò qualche piccola modifica, è giusto che sia così, senza però andare a stravolgere le tradizioni che don Corrado e la comunità di Cogne hanno messo a punto in questi lunghi anni. Non voglio fare il rivoluzionario, il mio compito non è quello di cancellare il passato, quanto piuttosto di scrivere il futuro insieme alla gente di Cogne”.
Le tradizioni, tuttavia, soprattutto quest’anno hanno dovuto fare i conti con la pandemia, che ha cancellato - solo per fare qualche esempio - la festa dei coscritti e costretto i fedeli a delle festività di Natale senza la gioia di abbracciare amici e familiari. Non si può nemmeno dimenticare il danno - morale ed economico - che le misure di contenimento del contagio hanno creato a Cogne, un paese che vive di turismo e che sta trascorrendo l’inverno più difficile dal dopoguerra a oggi. “Il messaggio che mi sento di lanciare ai fedeli - evidenzia don Carlo Louisetti - è quello di non abbandonare mai la speranza. La fede stessa è speranza ed è il motore della vita: ergo, se abbiamo fede usciremo da questa situazione. Come se non bastasse la capacità di non mollare e di non arrendersi è tipica della gente di montagna e Cogne, chiaramente, non fa eccezione. Bisogna sapere rimanere uniti, anche se a distanza, per uscirne. Soprattutto, bisogna aiutarsi a vicenda: l’esempio di Sant’Orso, che celebreremo lunedì, calza a pennello. Il nostro patrono distribuiva oggetti e beni di prima necessità ai bisognosi. Noi, centinaia di anni dopo, possiamo imitarlo aiutando le persone che stanno meno bene di noi. La comunità di Cogne lo fa da sempre e ha radicato ulteriormente questa capacità di essere solidale negli ultimi, difficili mesi. E’ la strada giusta per uscire da questa situazione”.