Cinque preferenze nel testo di legge del centrodestra

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Il centrodestra unito in Valle d'Aosta «ha trovato una convergenza su una legge elettorale». Lo annuncia il consigliere della Lega Paolo Sammaritani, primo firmatario della proposta di legge di riforma del sistema elettorale valdostano condivisa con Forza Italia, Fratelli d'Italia, Noi Moderati e Udc, depositata giovedì mattina in Consiglio Valle.

Per quanto riguarda l'elezione del Presidente della Regione, il testo prevede che "entro il giorno precedente la data della prima adunanza del Consiglio regionale, il gruppo consiliare corrispondente alla lista che ha ottenuto il maggior numero di seggi indichi il capolista di quest'ultima come candidato" alla presidenza. Se il capolista non è stato eletto consigliere, il gruppo consiliare con più seggi dovrà individuare un altro candidato tra i consiglieri eletti.

"Questa proposta bilancia la necessità di tenere in maggiore considerazione la volontà dell'elettore: - spiega Paolo Sammaritani - indicando il capolista si dice all'elettore chi sarà la persona indicata come presidente". Un altro elemento significativo riguarda la mozione costruttiva. "Abbiamo deciso di uniformarci alla disposizione della Cosituzione che come in altre Regioni in cui c'è l'elezione diretta del presidente, nel momento in cui c'è una mozione di sfiducia nei suoi confronti, ovviamente votata dalla maggioranza del Consiglio regionale, si torni ad elezioni".

La proposta di legge prevede poi una soglia di sbarramento del 4 per cento che si alza al 9 per cento per le coalizioni. "Abbiamo previsto anche l'esistenza di un quorum infracoalizionale per cui anche un partito che non raggiunge il 4 per cento all'interno della coalizione si vede distribuire il proprio seggio". Vi sono poi dei quorum previsti per i premi di maggioranza: 19 seggi a chi raggiunge il 35 per cento delle preferenze e 21 seggi a chi otterrà il 40 per cento dei voti. Viene abbassato il numero delle firme da raccogliere per presentare una lista, che dovrà essere contenuto tra le 500 e le 700 firme, prevedendo che se un partito è rappresentato alla Camera o al Senato non dovrà raccoglierle. L'elettore potrà esprimere fino a 5 preferenze e non è prevista la preferenza di genere.

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