Cime Bianche, Valle d’Aosta Aperta sceglie Ayas per ribadire il suo «no»
«I cambiamenti climatici sono innegabili e la politica non può più far finta di niente. Il nostro insistere sul vallone delle Cime Bianche, che deve restare intatto a beneficio delle nuove generazioni, deriva dalla convinzione che la politica debba declinare i verbi al futuro, non solo al presente come è stato finora ad Ayas. Parlare di un investimento da 100 milioni di euro in questo momento è un pugno nello stomaco, con l’aumento impressionante della povertà in Valle d’Aosta e, in più, non è sostenibile in una zona a forte rischio valanghivo. Significa voler illudere la popolazione. Sulle Cime Bianche c’è una sensibilità molto diffusa, da parte di alpinisti e Cai di mezza Italia». Daria Pulz, candidata al Senato di Valle d’Aosta Aperta (coalizione che vede alleati Area democratica Gauche autonomiste, Adu VdA/Sinistra italiana e MoVimento 5 Stelle Valle d’Aosta) conferma la sua opposizione al progetto proprio ad Ayas, località che dovrebbe essere al centro del progetto del mega comprensorio sciistico con il collegamento tra Monterosa Ski e Cervinia. Ne ha parlato lunedì scorso, 19 settembre, nella saletta della caserma dei vigili del fuoco volontari a Champoluc di Ayas. Con lei Erika Guichardaz, candidata alla Camera. Già il logo di Valle d’Aosta Aperta racconta molto del partito, con i quattro simboli di riferimento, le cime bianche e il verde che la fanno da padrone e le parole chiave écologie e progrès. «I due concetti sono strettamente collegati, soprattutto oggi che i mutamenti climatici impongono un cambio di visione», spiega Erika Guichardaz. «Per noi il progresso dev’essere legato all’ambiente. Giustizia sociale e diritti civili sono gli elementi che distinguono la nostra lista dalle altre». In particolare, è strategico «puntare a una sanità pubblica che non lasci indietro nessuno e non crei diseguaglianze. C’è il rischio che gli edifici ospedalieri non siano più sostenibili dal punto di vista energetico. Per questo vorremmo un ospedale unico rispetto ai quattro presenti oggi, di cui uno d’epoca, privo di efficientamento energetico. Un presidio unico ottimizzerebbe anche il personale sanitario. Per non parlare dell’elicottero, che non potrà mai atterrare in centro ad Aosta, ma solo nella zona di Saint-Christophe. La sanità invece sta puntando vero la privatizzazione, continuando a utilizzare convenzioni e abbandonando di fatto il territorio. Pure sulle questioni relative all’istruzione, al welfare e alla disabilità, vorremmo che i poveri avessero le stesse opportunità dei benestanti. Sono aumentate di oltre mille unità le famiglie tra zero e seimila euro di Isee e che in questo momento non hanno alcuna tutela. Noi vorremmo inserire la figura del care giver in una normativa specifica. Urge una nuova giustizia sociale che ponga al centro le persone che hanno di meno e che per noi dovrebbero essere le più considerate. Bisognerebbe intervenire anche sull’edilizia scolastica, problema che esiste e si trascina da quasi 40 anni».
«La giustizia climatica per noi è altrettanto importante della giustizia sociale» aggiunge Daria Pulz.
Tra le altre battaglie di Valle d’Aosta Aperta, una casa e un lavoro per tutti, una maggiore rappresentatività delle donne nei luoghi che contano la parità salariale tra uomo e donna, la diminuzione degli incidenti nei luoghi di lavoro aumentando il numero di ispettori, che attualmente sono solo 250 in tutta Italia, il matrimonio egualitario per riconoscere i diritti di una persona al di là dell’identità di genere, la legalizzazione della cannabis e la lotta alle mafie che attanagliano anche la Valle d’Aosta. Sempre sui diritti civili, «l’eutanasia legale dovrebbe essere un diritto acquisito. Invece il referendum è stato bloccato nonostante la massiccia raccolta di firme, che in Valle d’Aosta in proporzione sono state molto numerose».
Un’altra questione da monitorare, secondo Erika Guichardaz, è il caro bollette: «La nostra lista ha sempre creduto molto nelle energie rinnovabili. Per il 2040 la Valle d’Aosta si è posta l’obiettivo di sganciare il prezzo dell’energia da quello del gas. Un termovalorizzatore nella nostra regione non avrebbe alcun senso a meno che non decidiamo di importare i rifiuti da tutto il Nord Italia».
Quanto agli interventi in ambito turistico, «Siamo favorevoli a tutti quelli che abbiano attenzione per l’ambiente e, in particolare, se si tratta di ammodernare impianti di risalita già esistenti come nel caso di Pila o di diversificare il turismo sulle nostre montagne. Siamo contrari quando si tratta invece di realizzare strutture in contrasto con l’ambiente, come nel caso, sempre per restare a Pila, di un ristorante da oltre 100 posti in una conca già carente d’acqua e quando sappiamo che gli allevatori di quella stessa zona hanno dovuto scendere prima per la siccità».