Cime Bianche, nuovo scontro in Consiglio Valle “La normativa vieta impianti, si sprecano soldi”

Cime Bianche, nuovo scontro in Consiglio Valle “La normativa vieta impianti, si sprecano soldi”
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Continua a dividere profondamente il Consiglio regionale l’ipotesi di costruzione di un nuovo impianto di risalita nel vallone delle Cime Bianche, funzionale alla creazione di un megacomprensorio sciistico che consenta di collegare MonterosaSki con Valtournenche, Breuil Cervinia e Zermatt. Durante la seduta di mercoledì scorso, 12 gennaio, Chiara Minelli ed Erika Guichardaz hanno presentato una nuova interpellanza sull’argomento. Chiara Minelli ha in particolare contestato la prosecuzione nell’iter degli studi di fattibilità - con il conseguente esborso economico - quando un decreto ministeriale del 2007 di fatto renderebbe impossibile la creazione dell’impianto di risalita in questione, come dimostrerebbe il recente “stop” da parte del Ministero a un progetto simile sul monte Terminillo, nel Lazio.

«Ribadiamo l’inopportunità di continuare a spendere soldi pubblici per tale studio senza avere preliminarmente chiarita la percorribilità dell’opera sul piano normativo. - ha detto Chiara Minelli - Durante le dichiarazioni di voto effettuate in aula al termine della discussione sul bilancio, abbiamo ascoltato dei richiami a differenze procedurali tra gli impianti che si vorrebbero realizzare a Cime Bianche e quelli già autorizzati sul Terminillo e poi bocciati dal Ministero sulla base di un decreto del quale non si vuole mai parlare. Sui possibili riflessi locali di quella decisione del Ministero, nonostante sia stato richiesto più volte, la Regione non si è preoccupata di acquisire un parere legale mirato ma si continua in vari contesti a fare riferimento a un precedente parere legale dell’avvocatura rilasciato prima della bocciatura degli impianti sul Terminillo. Chiediamo di esplicitare quali differenze procedurali tra gli impianti di Cime Bianche e quelli del Terminillo siano state comunicate dalla Regione al Ministro della Transizione ecologica; inoltre vorremmo sapere cosa si intenda fare per dare un’informazione corretta sui nodi giuridici della vicenda di Cime Bianche, anche rendendo pubblici documenti quali il parere dell’avvocatura regionale e il testo della lettera che il presidente Erik Lavevaz ha inviato al Ministro all’inizio del mese di novembre e della eventuale risposta pervenuta».

«Nella lettera al Ministro - ha risposto il presidente della Regione Erik Lavevaz - abbiamo sottolineato che esiste una profonda differenza rispetto alla situazione in cui si trova a livello di iter lo studio e la progettazione del Terminillo rispetto a Cime Bianche. In particolare, per quanto concerne il Terminillo l’allora Ministero dell’Ambiente aveva ravvisato una serie di non conformità rispetto alla normativa sia italiana che comunitaria invitando la Regione Lazio a porre in essere iniziative in via di autotoutela. Nel nostro caso, come è noto e come abbiamo già più volte detto, siamo in una situazione diversa e lo abbiamo sottolineato nella lettera al Ministero. Nella sostanza, non abbiamo adottato nessun provvedimento essendo ancora in corso la fase degli studi propedeutici che sono quelli che poi definiranno l’effettiva fattibilità e che sono preliminari alla valutazione di fattibilità stessa dell’intervento: quindi evidentemente invocare l’autotutela adesso non ha nessun senso logico». «Queste attività propedeutiche - ha proseguito il presidente Erik Lavevaz - risultano essenziali per determinare il prosieguo dell’iter conformemente alla normativa regionale, statale e comunitaria. E questo senza che al momento possa escludersi nessuno scenario. Ci saranno tempi e modi nell’ambito dei relativi procedimenti amministrativi per rendere noti ai soggetti che ne hanno diritto e alla comunità gli esiti di tutte le attività propedeutiche con i connessi aspetti giuridici e ambientali nel progetto e relativamente ai rapporti con il Ministero della Transizione ecologica che per il momento non ha espresso alcun parere sulla questione da noi evidenziata».

«Il nodo è il decreto ministeriale del 17 ottobre del 2007. - ha replicato la consigliera Chiara Minelli, dopo un velenoso battibecco con Giulio Grosjacques - Quel decreto vieta la realizzazione di impianti di risalita e di piste da sci in territori come quello di Cime Bianche. Lei dice che dobbiamo eseguire degli studi propedeutici per capire la realizzabilità dell’opera. Ma allora verificheremo se questo decreto ministeriale ne blocca la realizzazione dopo aver speso 403mila euro per l’ennesimo studio? Credo che voi dovrete rispondere a un certo punto di una decisione, questa sì, del tutto ideologica di continuare con studi per un’opera che, così come prevede la normativa, è impossibile. Si rischia sprecare altri fondi pubblici per andare infine a sbattere contro questa normativa. Forse bisogna concentrarsi sulla manutenzione degli impianti che già abbiamo. Non capisco l’accanimento su un intervento che è contrario ad ogni prospettiva di valorizzazione di quelle che sono le ricchezze durature del territorio e di sostenibilità. Una parola che, a quanto pare, è buona solo per qualche inconcludente convegno».

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