Cime Bianche, 1.900 “no” all’impianto
Sono circa 1.900 le firme raccolte dalla petizione che si oppone alla costruzione del collegamento a fune nel vallone delle Cime Bianche, lanciata nel novembre scorso dal Cai della Valle d'Aosta, con il sostegno del Cai nazionale, e dal comitato Ripartire dalle Cime Bianche. «Di queste, oltre 1.700 sono complete di tutta la documentazione» ha detto Marcello Dondeynaz, referente del comitato, in un incontro che si è tenuto giovedì scorso, 29 settembre, nella sede del Cai di Aosta. «Sono sottoscrizioni raccolte di persona, con il passaparola. - ha spiegato Marcello Dondeynaz - Questo tema non è la discarica dietro casa, è una firma per la salvaguardia di un territorio. Per questo, è stata una grande impresa collettiva. Abbiamo avuto l'apporto di persone spesso assai distanti dalla politica, che prima mai si erano espresse su temi politici o sociali, timide rispetto all'impegno pubblico. Su questo argomento hanno voluto mettere cuore e passione». «Alcune persone non hanno voluto firmare perché hanno parenti che lavorano nel settore del turismo o degli impianti di risalita. - ha proseguito Marcello Dondeynaz - C'è un timore a esprimersi contro il potere regionale, che è assai pervasivo».
La petizione sarà consegnata al Consiglio Valle all'inizio del mese di ottobre. «L'obiettivo è di obbligare il Consiglio regionale a confrontarsi con la richiesta di così tante persone di salvaguardare il paesaggio. - chiarisce Marcello Dondeynaz - È un segno di incomprensibile arroganza che la Regione non abbia mai risposto alla richiesta del Cai e di altre associazioni ambientaliste di non dare seguito allo studio di fattibilità da 400mila euro sul collegamento funiviario per non violare la legge».
«Vogliamo dare una visione diversa rispetto alle dichiarazioni roboanti che prospettano una nuova età dell'oro. - ha rimarcato il presidente del Cai VdA Piermario Reboulaz - Chi vuole l'impianto ha mezzi ampi, noi invece abbiamo solo passione e onestà intellettuale, senza gravare sulle tasche dei cittadini».
«Siamo convinti che non ci debba essere contrapposizione tra ambiente ed economia. - ha riflettuto il presidente generale del Cai Antonio Montani - La nostra opposizione agli interventi è anche economica: se si valutano le alternative, c'è la possibilità di creare valore economico; vogliamo che le montagne siano apprezzate anche dalle generazioni future».