“Christian Eriksen, sarebbe stata l’ennesima morte improvvisa senza l’utilizzo del defibrillatore”
«Sono stati giustamente enfatizzati il rapido riconoscimento dell’urgenza, la liberazione delle vie aeree dalla lingua e il massaggio cardiaco, ma senza il defibrillatore saremmo qui a celebrare l’ennesima morte improvvisa». E’ questo il commento del cardiologo, presidente de Les Amis du Coeur e di Conacuore, Giuseppe Ciancamerla a commento del salvataggio, durante la partita degli Europei Danimarca-Finlandia, del calciatore danese Christian Eriksen, colpito da un infarto.
«L'arresto cardiaco capitato ad Eriksen conferma una volta di più che per salvarsi bisogna trovarsi al posto giusto, nel momento giusto e soprattutto tra le persone giuste» prosegue Giuseppe Ciancamerla, che poi propone un confronto tra la morte in campo per arresto cardiaco a venticinque anni del giocatore del Livorno Piermario Morosini il 14 aprile 2012 e il salvataggio in extremis di Christian Eriksen: «Piermario Morosini all’improvviso sussulta, cade, si rialza una, due volte, poi stramazza a terra a faccia in giù e non si muove più. Accorrono sul campo, lo girano a pancia in su, lo chiamano per nome: Moro, Moro. Non risponde. Tutti si affollano intorno urlando o piangendo, creando un arcobaleno con i colori delle divise e delle magliette. Qualcuno accenna a un massaggio cardiaco per pochi attimi. Viene chiesto a gran voce di portare l’ambulanza. Le immagini si fanno confuse, passano i minuti e non si vedono né il defibrillatore né l’ambulanza, in compenso arriva una barella. Sospensione del massaggio cardiaco, accenno a ventilazione, caricamento in ambulanza e via, verso la morte».
Ecco invece il resoconto dell’infarto di Eriksen, simile nella dinamica ma diverso - e con quali conseguenze - nella tempestività dei soccorsi: «Christian Eriksen all’improvviso sussulta, stramazza a terra a faccia in giù e non si muove più. Accorrono sul campo, lo girano a pancia in su, lo chiamano per nome ma non risponde. Osservano il suo torace: non respira. Iniziano a fare il massaggio cardiaco e chiedono a gran voce di portare il defibrillatore. Arriva il “salvavita”, vengono applicati gli elettrodi sul torace: “analisi del ritmo in corso” “shock indicato” “carica in corso”. Scarica, sussulto del torace, colpi di tosse. Christian riapre gli occhi, è vivo!».
«Come associazione Les Amis du Coeur sono più di 30 anni che insegniamo le manovre di rianimazione. - conclude il dottor Giuseppe Ciancamerla - Abbiamo avuto oltre 11mila allievi. Fanno pratica sui manichini, imparano l’uso del defibrillatore senza ricevere particolari istruzioni, visto che il suo utilizzo è elementare. Dal 2000, insieme ai volontari del soccorso, abbiamo avviato il progetto "La scarica che ti ricarica" avendo la soddisfazione di vedere la presenza di un defibrillatore in tutti i Comuni della Valle d'Aosta».