Cholatse, scalata di solidarietà Aiuto ai giovani scolari nepalesi
Solidarietà e riscatto personale sono le molle alla base della partenza per il Nepal di Matteo Stella, 31enne di Roma e valdostano d’adozione (vive da 4 anni a Courmayeur), che nei prossimi giorni, insieme a Riccardo Bergamini, alpinista esperto con il quale ha già affrontato a giugno 2019, senza guide nè portatori, il Denali in Alaska (6.190 metri), si cimenterà con il Cholatse, montagna di 6.440 metri poco frequentata e per niente turistica. Riccardo Bergamini, che ha già una quindicina di spedizioni extraeuropee nel curriculum, tra cui 2 8.000 (Cho Oyu e Manaslu) conquistati senza bombole d’ossigeno, ha scelto il Cholatse, «Vetta poco scalata, in quanto non ha vie facili, ha una serie di difficoltà alpinistiche, inclusa una cresta affilata e molto tecnica verso la fine, ed è anche esteticamente bella, nella valle dell’Everest; binomio perfetto tra bellezza e sfida alpinistica. L’ho proposta a Matteo perché, oltre a essere un amico, ha una forza mentale che gli fa affrontare bene le spedizioni extraeuropee. Bisogna essere in piena sintonia per superare insieme le difficoltà: lontananza da casa, privazioni, freddo. In più non è mai stato in Nepal e per lui sarà un’emozione. Per me è un nuovo inizio perché è da ottobre 2019 che non salgo su un aereo, nel 2020 erano saltati tutti i progetti di viaggio a causa della pandemia». Per acclimatarsi, Matteo Stella e Riccardo Bergamini dovranno affrontare un trekking di circa una settimana, toccando anche il campo base dell’Everest.
Saranno “ambasciatori” dell’asilo Proment di Courmayeur e della scuola primaria Vallebuia di Lucca, frequentata da due dei figli di Bergamini (Marco, 8 anni, e Luca, 10 anni), originario della città toscana, e legato per l’alpinismo alla Valle d’Aosta, in particolare alla guida di Courmayeur Giorgio Passino, amico fraterno e suo mentore. Le scuole sono state coinvolte per aiutare un orfanotrofio di Kathmandu, acquistando quello di cui ha bisogno e creando un canale di comunicazione con la Valle d’Aosta. Matteo Stella porterà in vetta anche una bandiera con i disegni dei bambini dell’asilo di Courmayeur. «Sarà un vero e proprio scambio culturale quello con la scuola elementare toscana» precisa Riccardo Bergamini, «I cui alunni manderanno ai coetanei nepalesi lavoretti, disegni, letterine in inglese e una bandierina, oltre a biscotti donati dalla pasticceria Giotto di Padova, situata dal 2005 anche nel carcere della città veneta, dove vi lavorano una trentina di detenuti. Le due scuole proveranno anche a collegarsi tramite videochiamata, che rafforzerà il loro gemellaggio».
La partenza dall’Italia è avvenuta mercoledì 3 novembre. Oggi, sabato 6 novembre, dopo l’arrivo all’aeroposto di Lukla a 2.800 metri, dovrebbe iniziare il trekking. «Prima di arrivare al campo base, a 5.040 metri» riferisce l’alpinista di Lucca, «Avremo 5 giorni di trekking, durante i quali dormiremo oltre i 4.000 metri di quota. Dopo un giorno di relax, saliremo al campo 1, a 5.700 metri. Se il meteo sarà favorevole, cercheremo di raggiungere direttamente la vetta, senza passare dal campo 2 a 6.200 metri, vorrei evitarlo. Se le condizioni della montagna lo consentiranno, quelli tra sabato 13 e lunedì 15 novembre potrebbero essere i giorni dell’ascesa».
Per Matteo Stella è anche una sfida personale particolarmente difficile, avendo avuto, appena 6 mesi fa, un incidente in parapendio nel quale si è rotto 2 vertebre e lo sterno e ha avuto uno schiacciamento dei nervi del collo. Grazie al reparto di fisioterapia di Morgex e alla sua tenacia, si è rimesso in forma, pronto per affrontare una nuova impresa. «Andremo a scalare un 6.500 che ha intorno montagne di oltre 8.000 metri: una vetta ambita perché difficile, che non presenta una via normale, con un rischio accettabile», commenta Matteo Stella. «Ci siamo innamorati di questa cima poco turistica, in un luogo remoto, che necessita di un trekking di quasi una settimana per essere raggiunta. Siamo entrambi alpinisti per passione, senza sponsor, lontani dai riflettori e perfino, nel mio caso, dai social network. A me interessa non tanto la visibilità, quanto la passione per quello che faccio, la sfida personale con la montagna, a maggior ragione per me che, venendo da Roma, non mastico alpinismo fin da piccolo. La nostra sarà una spedizione old style: senza telefono satellitare, solo noi 2 con un cuoco. Il mio unico sponsor sarà l’asilo nido di Courmayeur, che mi consentirà di portare generi di prima necessità a bambini nepalesi che, oltre a non avere beni materiali, non hanno neppure i genitori. Mi piaceva l’idea che non si trattasse solo di un’impresa alpinistica».