Chiusi in casa per i confinamenti e auto in garage Così crollano gli affari per carrozzieri e meccanici

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Gli effetti della pandemia si sono fatti pesantemente sentire anche nel settore dell’autoriparazione con carrozzieri e meccanici, e anche elettrauti e gommisti, costretti a subire una forte contrazione del lavoro. Le limitazioni alla mobilità e il sempre più presente smart working hanno fatto calare repentinamente la necessità di interventi di manutenzione e riparazione con un pesante contraccolpo economico per l’intero settore.

«Il calo del fatturato del settore cosiddetto della meccatronica, che nella nostra regione conta circa 400 aziende, - sostiene Aldo Zappaterra, presidente di Confartigianato Valle d’Aosta - dai dati che abbiamo si aggira intorno al 30 per cento. Diminuzione che sembra avere interessato maggiormente il settore della meccanica e meno quello della carrozzeria. Se guardiamo i dati relativi alla cassa integrazione abbiamo avuto dei picchi nei mesi di marzo e aprile che sono poi calati considerevolmente verso la fine dell’anno. Questo sta a significare che molte aziende sono riuscite ad andare avanti senza fare nuovamente ricorso agli ammortizzatori sociali. In questo settore ben difficilmente si rinuncia ad un dipendente bravo e preparato e molte volte le aziende non fanno ricorso alla cassa integrazione garantendo lo stipendio e rimettendoci così dal punto di vista economico. Il problema vero si presenterà proprio nel 2021 perché sino ad ora molti artigiani hanno attinto dai loro risparmi per poter andare avanti, però se non si riparte al più presto saranno dolori».

Maurizio Goi è il titolare della Carrozzeria Valdostana di via Mont Gelé, ad Aosta: «Nel 2020 a causa delle limitazioni negli spostamenti e con l’introduzione sempre più massiccia dello smart working abbiamo registrato un calo di fatturato intorno al 40 per cento e questo perché con molto meno traffico sulle strade ovviamente c’è stato un calo vertiginoso degli incidenti. Nel corso del primo confinamento vi è stato un crollo verticale del lavoro che ha portato ad una produttività pari a zero. Quando poi piano piano siamo ripartiti la situazione è migliorata con la gente che aveva ripreso a spostarsi e il lavoro era tornato su buoni livelli. Adesso invece ci troviamo di fronte ad uno stato di crisi conclamato perché abbiamo tutti gli operatori stagionali fermi e come loro molti imprenditori che si muovono molto meno per lavoro. Tutto questo per noi significa meno sinistri e meno interventi, dal paraurti bocciato alla semplice sostituzione dello pneumatico».

«Dal punto di vista occupazionale, - prosegue Maurizio Goi - avendo un rapporto non solo professionale con i nostri dipendenti, abbiamo prima utilizzato le ferie garantendo loro i contributi e lo stipendio pieno, ricorrendo solo in seguito alla cassa integrazione. E’ stata una scelta che a livello economico ha penalizzato l’azienda però l’abbiamo fatta con coscienza».

Per Alberto Pison, titolare dell’omonima officina meccanica di via Emilio Chanoux, a Châtillon, «La gente ha per così dire “messo i remi in barca” perché anche per una semplice riparazione chiede di poter accedere ad un finanziamento oppure si limita a fare il minimo indispensabile e questo significa che mancano i soldi. Noi lavoriamo molto con le flotte delle società di locazione che prevede il servizio di assistenza in automatico che non è quindi a carico del locatario e questo ci ha permesso di chiudere il 2020 con un calo di fatturato di poco superiore al 30 per cento, dato comunque importante per la nostra azienda. Con meno auto sulle strade si sono ridotti gli incidenti e anche i tagliandi periodici hanno subito un brusco rallentamento visto che le auto non hanno macinato chilometri. Soprattutto nel primo confinamento siamo stati costretti a fare ricorso alla cassa integrazione ma piano piano sono rientrati tutti ed ora stiamo a vedere cosa succederà anche se la vedo veramente dura e come sempre viviamo nella più grande incertezza».

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