Chiesto il carcere per l’avvocato Maria Rita Bagalà
La Procura distrettuale antimafia di Catanzaro ha proposto appello al Tribunale del Riesame per chiedere la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti dell’avvocato aostano Maria Rita Bagalà coinvolta nell’inchiesta “Alibante”.
La professionista è agli arresti domiciliari ad Aosta dallo scorso mese di maggio con l’accusa di concorso esterno in associazione di tipo mafioso. L’udienza sarà discussa nelle prossime settimane. L’operazione aveva colpito in particolare gli affari della cosca Bagalà attiva tra Nocera e Falerna, nel Lametino, portando all’arresto di 17 persone: 7 in carcere, 10 agli arresti domiciliari, tra cui Maria Rita Bagalà, figlia di quello che gli inquirenti ritengono il boss, Carmelo Bagalà, ora detenuto. Il Giudice delle indagini preliminari aveva respinto la richiesta del pm di custodia cautelare in carcere per 5 degli indagati. Decisione ora impugnata dalla Dda calabrese. Per l’accusa, Maria Rita Bagalà, sotto la regia del padre Carmelo Bagalà considerato il capo del clan, «Partecipava alla cosca», garantendo «L’amministrazione dei diversi affari illeciti». Accuse sempre respinte da Maria Rita Bagalà il cui legale Mario Murone ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo la revoca degli arresti domiciliari.