Chiara Zanetti è presidente degli albergatori “Per riaprire a marzo dovremmo saperlo ora”
Un danno enorme per l’economia locale che non ha termini di paragone con nessuna annata precedente. Non ha dubbi la neo presidente dell’Associazione Albergatori di Breuil Cervinia Chiara Zanetti, titolare insieme al fratello Matteo dell’Hotel Excelsior Planet di Breuil-Cervinia, uno degli storici alberghi della località turistica, aperto nel 1970.
Giovedì scorso, 18 febbraio, Chiara Zanetti è subentrata ufficialmente a Palmira Neyroz alla guida dell’associazione in un momento per il settore, e in particolare per la celebre stazione sciistica, tra i più difficili che si rammentino. Sarà affiancata dalla vicepresidente Palmira Neyroz dell’Hotel Edelweiss e dai consiglieri Giuseppe Maquignaz (Hotel Bucaneve), Andrea Maquignaz (Hotel Miravidi), Serena Stefanetti (Meublé Gorret), Giulia Perruquet (Meublé Perruquet), Cristiana Pession (Hotel Mignon) e Nicole Borre (Hotel Grivola).
«Sono cresciuta in albergo e non ricordo di avere passato un Natale e un Capodanno senza lavorare. - afferma Chiara Zanetti - Siamo chiusi dall’11 marzo dello scorso anno e non abbiamo più riaperto. Abbiamo perso Natale, Capodanno e il mese di febbraio che per noi era fondamentale con i periodi di vacanza per gli italiani e gli stranieri».
Piccolo o grandi - l’Excelsior Planet, 4 stelle, ha 56 camere, di cui numerose suites - gli alberghi di Breuil Cervinia hanno tutti gli stessi problemi: per questo ora è fondamentale fare rete e rimanere uniti.
«In questo momento abbiamo riscoperto un grande spirito di collaborazione, visto che siamo tutti nella stessa situazione. - dice ancora Chiara Zanetti - E’ chiaro che, a seconda delle dimensione delle diverse strutture, le problematiche sono differenti. Noi su una quarantina di dipendenti, quasi tutti stagionali, abbiamo potuto mantenerne solo uno in pianta stabile. Abbiamo collaboratori che vengono da noi da fuori Valle da oltre 20 anni e che quest’anno abbiamo dovuto lasciare a casa. Sinceramente, la riapertura a febbraio non l’abbiamo neanche presa in considerazione perché nel nostro caso ci vogliono almeno due settimane per preparare l’albergo e senza avere certezze non possiamo farlo. Senza tralasciare le spese fisse: riscaldamento, spazzatura, canone della tv. Per riaprire a marzo, dovremmo saperlo ora, per poterci organizzare. Inoltre dovremmo avere la certezza di poter garantire gli skipass ai nostri clienti che vengono da noi soprattutto per sciare».
«Il clima che si respira è di pessimismo è anche un po’ di rabbia, soprattutto per le modalità in cui è avvenuta la mancata riapertura. - afferma Marco Gorret referente Adava di Valtournenche - Ci siamo sentiti presi in giro perché molti di noi si erano già organizzati sia per l’acquisto dei rifornimenti che per l’assunzione di personale. Nel nostro caso, potendo contare su di una stagione prolungata, ci sarebbe ancora un piccolo spiraglio, anche se è evidente che, andando verso la Pasqua, i numeri dei potenziali clienti scendono e bisognerà capire se, come si suol dire, il gioco vale la candela. Quello che vorremmo è un intervento concreto a livello di ristori, sia a livello centrale che regionale, per poter coprire almeno le spese sostenute per riscaldare le strutture».
Gli alberghi erano pronti a riaprire lunedì 15 febbraio? «In realtà le strutture non sono mai state chiuse - aggiunge Marco Gorret che gestisce la struttura Punta Cian, un albergo di 10 camere a conduzione familiare e una Casa vacanze - ma il problema è la mancanza di turisti, impossibilitati a venire in Valle d’Aosta a causa della chiusura dei confini regionali. Il vero ago della bilancia, nel nostro caso, sarà proprio la possibilità di spostarsi nelle prossime settimane. Sicuramente la notizia di eventuali ulteriori restrizioni in Piemonte e Lombardia non è confortante. Se il turismo di prossimità sarà bloccato, non ci saranno molte possibilità. L’importante è ci sia chiarezza e che non vengano più prese decisioni all’ultimo minuto».
«Dopo l’ultima batosta, è difficile essere ottimisti. Come facciamo a fidarci ancora? - conferma Erika Pession dell’Hotel Punta Margherita, 18 camere e 33 posti letto, sempre a Valtournenche - Certo, se non chiudessero le regioni, e se davvero gli impianti aprissero a marzo, un mesetto pieno potremmo lavorare. A mio parere però il grosso della stagione è andato e occorre puntare sui ristori. Nel nostro caso, pur essendo la nostra una struttura a conduzione familiare con 4 dipendenti, sono 6 le famiglie in tutto senza occupazione da diversi mesi. E le spese fisse dell’hotel, come ad esempio quelle del riscaldamento, occorre comunque sostenerle. Qualche collega è già proiettato verso l’estate, e si cerca di capire a questo punto se è possibile anticipare la stagione, magari aprendo un mese prima. Il problema è che noi, a differenza di quello che accade ad esempio in Piemonte e in Lombardia, non possiamo puntare sul turismo interno».
«Sinceramente ci aspettavamo questo ennesimo rinvio e oramai la situazione sta diventando drammatica, con i dipendenti in cassa integrazione e gli stagionali fermi del tutto. - afferma Giuseppe Maquignaz dell’Hotel Bucaneve di Cervinia - Il nostro settore, è evidente, è strozzato dai costi fissi. C’era chi aveva già provveduto a contattare i propri collaboratori per riaprire a febbraio. Noi saremmo anche pronti a riaprire a marzo, sicuramente nei fine settimana si potrebbe lavorare, ma più passa il tempo più diventa difficile credere in una ripresa. Ora le notizie che stanno giungendo sul passaggio delle regioni limitrofe a zona arancione non promettono nulla di buono».