Charlotte Bonin è pronta per il Giappone “Un’esperienza nuova, sogno il podio”
Quando venerdì 20 agosto prossimo salirà la scaletta dell’aereo che da Roma la porterà a Tokyo Charlotte Bonin, con tutta probabilità, metterà a fuoco tutti i ricordi di una carriera sportiva di altissimo profilo. Il debutto olimpico a Pechino 2008, il forfait di Londra 2012 per alcuni problemi fisici, il ritorno insperato a Rio de Janeiro 2016 dove concluse la sua carriera internazionale nel triathlon con un 17esimo posto.
Questi i ricordi a cinque cerchi di Charlotte Bonin che si appresta a vivere la sua terza Olimpiade in modo completamente nuovo. I Giochi veri e propri sono finiti la settimana scorsa, ma martedì 24 agosto inizieranno le Paralimpiadi. Charlotte Bonin, smessi i panni dell’atleta, ha indossato quelli di guida di Anna Barbaro, ragazza calabrese ipovedente con la quale la valdostana gareggia ormai da qualche anno.
Il duo Barbaro-Bonin è quinto nel ranking internazionale della propria categoria: ciò significa che l’opportunità di conquistare una medaglia è tutt’altro che remota. Il sogno di un podio, però, non è prioritario nella mente di Charlotte. 34 anni compiuti il 10 febbraio scorso, l’enfant prodige del triathlon valdostano ha cambiato pelle e ora ragiona in modo diverso.
“Ho una grande responsabilità, prima lavoravo per un risultato personale, adesso devo essere gli occhi di un’altra persona. - ammette Charlotte Bonin raccontando la sua seconda carriera nel triathlon - Mi sento più responsabile? Non potrebbe essere diversamente, qui bisogna essere perfetti per permettere a un’amica di provare a fare la gara della vita”. A questo proposito: la tua è una seconda vita sportiva? “Assolutamente sì, ho riscoperto l’agonismo sotto un altro profilo, l’esperienza umana che ho maturato nel paratriathlon mi ha aiutato a crescere. Sono una persona diversa rispetto da quella che nel 2016 lasciò lo sport agonistico, sono cresciuta tantissimo: vivere in questo contesto mi ha permesso di guardare alla vita in modo diverso. Prima i problemi del quotidiano, anche quelli dello sport, sembravano insormontabili: ora, dopo aver conosciuto persone che tutti i giorni lottano con situazioni che molti di noi non sarebbero in grado di sostenere, ho imparato a dare il giusto peso alle situazioni che la vita ti mette davanti”.
La chiusura del cerchio
Charlotte Bonin partirà da Roma in direzione Tokyo venerdì 20 agosto, 8 giorni più tardi - sabato 28, alle 1.30 della notte italiana - affronterà la sua terza gara a cinque cerchi della carriera, addirittura 13 anni dopo la prima volta. “Sono molto emozionata e non vedo l’ora di tornare al villaggio olimpico. Le gare sono stupende, non lo nego, ma il simbolo dei Giochi è il villaggio, dove si incontrano persone straordinarie di ogni angolo della terra”.
A Rio de Janeiro Charlotte Bonin era entrata nel lotto delle migliori 20 atlete del mondo: la partenza dalla spiaggia di Copacabana resterà indelebile nella sua mente, anche se in realtà la portacolori delle Fiamme Azzurre ha fatto meno fatica del previsto nel mettersi alle spalle la prima parte della sua carriera. “Sapevo che a Rio avrei chiuso un ciclo, poi ho fatto qualche corsa in Italia prima di ritirarmi. Dopo ho cambiato registro, per rimanere in questo ambiente che fa parte della mia vita da sempre mi sono ritrovata in un ruolo nuovo che ho imparato sin da subito ad apprezzare. Con Anna Barbaro ci capiamo a meraviglia, abbiamo cresciuto un’affinità che è necessaria per provare a raggiungere un risultato di prestigio. Non lo nascondo - continua Charlotte Bonin - vogliamo salire sul podio”. Però lo sport non è semplice matematica, e Charlotte Bonin lo sa. “Andremo a Tokyo per dare il meglio di noi: se alla fine della gara saremo consapevoli di aver fatto tutto il possibile e non avremo una medaglia al collo vorrà semplicemente dire che le altre sono state più brave”.
I presupposti per fare una corsa di testa ci sono tutti: l’estate di Charlotte Bonin è trascorsa quasi tutta a Livigno, sede del ritiro della nazionale di paratriathlon azzurra. Per la valdostana solo qualche sporadica visita a casa per salutare la famiglia: il lavoro, però, non è mai stato un problema per lei. “Mi alleno volentieri - afferma Charlotte Bonin - e posso dire che il mio stato di forma è decisamente brillante. Non avrò la gamba di Rio, ma direi che sto molto bene. E pure Anna è in grande condizione”.
Le Paralimpiadi di Tokyo, per il duo Barbaro-Bonin, saranno l’ultimo capitolo di una storia iniziata quasi per caso nel 2017. “E’ giusto dire le cose come stanno, siamo consapevoli fin da ora che dopo i Giochi la nostra carriera finirà. Potremmo decidere di prolungare un poco la nostra attività se in Italia si disputassero i Mondiali di paratriathlon, sarebbe un modo perfetto di chiudere la nostra collaborazione. Eravamo pronte per il 2020, il Covid ha fatto sì che l’attesa continuasse. Adesso ci siamo e la mia attenzione è tutta per la gara. Dopo, però, arriverà per me il momento di fermarmi un pochino, e pure Anna ha lo stesso pensiero: volterò pagina, voglio costruirmi una famiglia, anche se il triathlon rimarrà sempre parte della mia vita”.