Chambave, una bottiglia di Passito del 1925 E’ la più antica tra quelle destinate al commercio
La Valle d’Aosta non vanta una tradizione nel commercio del vino paragonabile ai vicini francesi e piemontesi. Per questa ragione è quanto mai difficile recuperare nelle antiche cantine delle bottiglie di vino valdostano etichettate e datate, considerato come la maggior parte della produzione fosse destinata al consumo famigliare o al massimo a quello dei dipendenti o ancora dei salariati impegnati nei lavori stagionali della campagna e degli alpeggi.
L’unica eccezione fino agli anni Cinquanta del Novecento - quando cominciano a vedersi, molto rare comunque, le prime bottiglie di qualche produttore privato di vino di Donnaz - è quella di Chambave, visto che Elio Cornaz, già presidente della locale Crotta di Vegneron, conserva quella che al momento è la bottiglia di vino con la datazione più antica in Valle d’Aosta, millesimo 1907. Si tratta di Muscat vinificato da uve dei vigneti de La Plantaz della famiglia Nossein e in particolare da Vittorio Nossein, viticoltore classe 1878, che volle etichettare la bottiglia per dedicarla al suo primogenito Michel, nato appunto nel 1907.
Nelle scorse settimane, da una cantina di Rivalta nel torinese è emerso un nuovo tesoro per gli appassionati, la bottiglia di vino valdostano con il millesimo più datato destinata alla vendita. Si tratta di Passito di Chambave che, al contrario del Muscat dei Nossein del 1907, conservato gelosamente in famiglia, è “vestito” con un’etichetta commerciale, quella del Ristorante Custoza, famoso e storico locale del borgo di Chambave, ancora esistente e in quegli anni - l’etichetta porta la data del 1925 - gestito da Edoardo Perruchon, registrato negli annuari dell’epoca allo stesso tempo come albergatore, caffettiere, commerciante e meccanico.
Con il suo tappo rivestito di ceralacca, la bottiglia di Passito è in condizioni eccellenti e pure l’etichetta è perfettamente conservata, così da restituire il ricordo di un tempo durante il quale i viaggiatori che percorrendo la strada nazionale attraversavano il centro di Chambave e facevano tappa all’Albergo Custoza, acquistando anche qualche bottiglia del prelibato Passito di Chambave da degustare successivamente in una speciale occasione, cosa fortunatamente non accaduta per la nostra bottiglia che si è così “salvata” dal suo destino. Ora la bottiglia di Passito di Chambave, acquistata da un collezionista valdostano, testimonia con il suo quasi secolo di storia l’evoluzione della viticoltura valdostana per l’aspetto relativo alle prime esperienze commerciali con una denominazione di origine ben precisa, che sarebbe poi stata riconosciuta ufficialmente nel 1985, quindi sessant’anni dopo.