Châtillon piange Elvira Pellissier Storica postina e donna coraggiosa

Châtillon piange Elvira Pellissier Storica postina e donna coraggiosa
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Sono stati celebrati martedì scorso, 19 luglio, nella chiesa parrocchiale di Châtillon, i funerali di Elvira Pellissier, storica postina del paese, mancata all’età di 96 anni. Ha svolto la mansione di portalettere a partire dal Dopoguerra, spostandosi a piedi, con la pesante borsa di cuoio a tracolla, partendo da Ussel - di dove era originaria - e raggiungendo tutti i villaggi, anche quelli più in alto, da Isseurie a Promiod, per ridiscendere poi a volte fino a Breil e infine risalire di nuovo a Ussel: una trentina di chilometri ogni giorno, con il sole, la pioggia o la neve. Tanta fatica, che Elvira Pellissier non aveva paura di affrontare. Per tutta la vita è stata infatti una persona resistente e resiliente, capace di fare fronte e di adattarsi alle difficoltà di un’esistenza non facile, senza mai perdere il sorriso.

Era nata il 4 settembre del 1925 ed era l’ultima ancora in vita dei 12 figli di Louis Pellissier - cofondatore della Jeune Vallée d’Aoste - e di Odilla Deguillame. Il fratello Emilio era stato partigiano e anche lei aveva conosciuto la paura della guerra: tra i suoi ricordi dell’epoca, le lunghe camminate di notte con il papà Louis passando sui sentieri in alto per non farsi scoprire dai nazisti per andare a comprare la farina in Piemonte. Era ancora una ragazza quando trovò il suo primo impiego alla Soie di Châtillon. Si era trasferito dal Veneto per lavorare nella stessa fabbrica Lavinio Aggio, reduce dall’orrore dei campi di prigionia in Jugoslavia. Si sposarono poco dopo la fine del conflitto mondiale ed ebbero 2 figlie gemelle, Paola e Anna. Lavinio - unico grande amore di Elvira - morì lasciandola vedova quando le due ragazze erano appena diciottenni. Il secondo lutto, atroce, pochi anni dopo, quando si spense per la stessa malattia - un tumore - anche la figlia Paola. Elvira Pellissier portò il peso di quel dolore con straordinario coraggio, come faceva con il borsone da postina su e giù per i villaggi di Châtillon. E’ rimasta sempre una persona forte, leale e spiritosa, con tanta voglia di ridere, di scherzare e di viaggiare insieme alla sua bella e unita famiglia. «La vita è già abbastanza difficile, quando si può bisogna fare festa», diceva. Una volta in pensione, si è dedicata a fare la nonna e la bisnonna di nipoti e pronipoti che adorava. Lascia la figlia Anna con il marito Umberto Esposito, i nipoti Tiziana e Paolo e i pronipoti Francesco Bazzucchi e Benedetta e Pietro Esposito.

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