Cervinia: la vicenda dei marchi registrati finisce in tribunale “Ma è stato il Comune stesso a cessare l’uso di quei toponimi”
Dopo mesi di incertezze e di silenzi, di decisioni prese e poi confutate, di tempeste mediatiche, il Comune di Valtournenche giovedì scorso, 18 ottobre, ha preso per la prima volta una posizione ufficiale, ribadita da un comunicato stampa. «Con riferimento alla registrazione dei marchi Breuil-Cervinia e Cervinia, ad opera di 2 persone fisiche, di cui le testate giornalistiche hanno dato notizia, il Comune di Valtournenche rende noto di ritenere tale iniziativa del tutto illegittima nonché gravemente lesiva dei propri interessi e diritti, come anche di quelli dell’intera collettività. Si tratta infatti di registrazioni affette da plurime ragioni di nullità ed è in ogni caso radicalmente infondata la pretesa di tali soggetti affinché il Comune cessi l’uso dei toponimi in questione. Per tale motivo il Comune - con il patrocinio degli avvocati Giovanni Guglielmetti, Giampiero Succi e Pasquale Tammaro, di un primario e qualificato studio legale - ha agito in giudizio al fine di tutelare i propri interessi, notificando in data 14 ottobre un atto di citazione.»
Una citazione che contiene anche una richiesta per danni di immagine di 200mila euro, che ha stupito non poco, visto che - a parere di tutti - il danno di immagine il Comune di Valtournenche se lo è causato da solo, dopo l’adozione ufficiale all’unanimità del toponimo Le Breuil, ratificata con decreto del Presidente della Regione, con successiva rapidissima ed imbarazzata marcia indietro. Ma visto che ora la questione è diventata affare di avvocati e di tribunali, con modalità completamente diverse rispetto all’offerta di collaborazione dei 2 titolari dei marchi registrati dal Ministero dell’Economia, Claudio Salto e Mauro Collomb, siamo riusciti ad ottenere per la prima volta e in esclusiva un’intervista con i protagonisti di questa vicenda che ha già sollevato tanto clamore.
Claudio Salto e Mauro Collomb, è partita la battaglia legale in tribunale tra voi e il Comune di Valtournenche, annunciata dal comunicato stampa di giovedì scorso. Ve lo aspettavate?
«Assolutamente no, anche perché noi avevamo informato il Comune di Valtournenche molti mesi prima della registrazione dei marchi. Piuttosto ci aspettavamo di ricevere una risposta alla nostra disponibilità a collaborare, che però non è arrivata. A settembre, dopo la registrazione da parte del Ministero, abbiamo semplicemente chiesto all’Amministrazione comunale di tenere in considerazione l’esistenza dei 2 marchi. Riteniamo infatti che l’uso da parte dell’ente, o di terzi autorizzati in modo errato, di quello che non è più il nome del villaggio per decisione del Comune stesso crei confusione. I marchi “Cervinia” e “Breuil-Cervinia” appartengono a noi, mentre il toponimo Breuil-Cervinia non appartiene neanche più al Comune».
La vostra intenzione era quella di chiedere dei soldi?
«Nessuno ha mai parlato di soldi, mai. Del resto la registrazione era appena avvenuta e noi ci siamo limitati a comunicare la nostra disponibilità a collaborare. Almeno sino alle richieste risarcitorie del Comune e alle dichiarazioni del vicesindaco Massimo Chatrian sulla questione, che ha affermato che loro valuteranno “chi ci rimette e chi ci guadagnerà”.
Tutto è iniziato con un ultimatum. Entro 48 ore dal ricevimento della lettera dei loro avvocati, avremmo dovuto ritirare i marchi, pubblicare le nostre scuse e rimborsare oltre 5mila euro per spese legali al Comune. Alla scadenza del termine abbiamo ricevuto un atto di citazione con domanda di risarcimento per danno all’immagine di 200mila euro. C’è da dire che alla nostra età 48 ore sarebbero state un tempo da record, anche perché loro si sono presi più di 7 mesi per andare sino a Milano e rivolgersi a 3 avvocati, sebbene la Valle d’Aosta ospiti numerosi e qualificati professionisti».
Il Comune scrive però che la vostra pretesa è “radicalmente infondata”, eppure voi avete ottenuto la registrazione dei 2 marchi. Come mai?
«Il Comune si è spinto a pubblicare che sarebbe infondata la nostra pretesa affinché l’Amministrazione comunale di Valtournenche cessi l’uso del toponimo in questione. Però tutti - residenti e turisti - sanno perfettamente che è stato lo stesso Comune di Valtournenche, mica noi, a cessarne l’uso, come ampiamente risaputo e dimostrato dagli atti. Ogni nostra osservazione ai fini della tutela dei marchi è delimitata nella misura in cui l’uso del toponimo crei confusione con i marchi e non certamente in generale.
Al di là dei marchi, chiunque avrebbe potuto far notare al Comune di attenersi alla toponomastica ufficiale. È quantomeno contraddittorio che il Comune si arroghi soltanto adesso il ruolo di protettore del toponimo, spingendosi a farlo in tribunale con costose cause in materia di marchi».
In effetti sia da parte del Comune di Valtournenche che da parte vostra si andrà incontro a delle spese che avrebbero potuto essere evitate con la disponibilità a trovare delle intese?
«Ovviamente spendere per la causa legale ci mette in difficoltà. Inoltre ci dispiace perché, a nostro avviso, il Comune sta utilizzando soldi pubblici dell’intera collettività, una spesa presunta di più di 60mila euro, per rimediare a un presunto danno all’immagine, che secondo noi non sarebbe connesso ai nostri marchi, ma alla sua decisione di cambiare nome in Le Breuil. Ci chiediamo inoltre se, prima di aprire il contenzioso, il Comune si sia fatto 2 calcoli anche sui successivi gradi di giudizio e se oltre il supposto danno all’immagine - 200mila euro - abbia considerato il valore del danno all’immagine dei nostri marchi, che per noi - a seguito del comunicato stampa - è ancora allo stato attuale indeterminabile, ma certamente di notevole importanza. Sarebbe bastato farci una telefonata per trovare mille modi per evitare conflitti, senza bisogno di tirar fuori un euro da parte del Comune. A maggior ragione, pertanto, reputiamo che sarebbe stato opportuno confrontarsi. D’altra parte, emettere dei comunicati stampa ufficiali come Comune di Valtournenche sulla supposta nullità dei marchi, senza argomentarne le motivazioni, ci è parso un colpo basso dal punto di vista mediatico».
Questa battaglia legale sembra lo scontro tra Davide e Golia. Non sarebbe stato meglio evitare di calpestare i piedi al Comune?
«Qui non si tratta di calpestare i piedi, né di mettere i bastoni tra le ruote. Da tempo pensavamo alla registrazione di un marchio. Poi è scoppiata la polemica sulla scelta del nome del villaggio. Certo, eravamo contrari anche noi. Claudio è originario di Le Breuil, ma questo non c’entra. A noi interessava registrare “Cervinia” e “Breuil-Cervinia”, per rendere ben riconoscibili i nostri prodotti e servizi con dei marchi molto accattivanti. Ci sembrava un’idea originale e simpatica. Anche di questo abbiamo informato tempestivamente il Comune, ben prima di ottenere la registrazione dal Ministero. In quei giorni, dopo la bufera creata dall’annuncio di Le Breuil e dalla rinuncia di Cervinia come toponimo, circolavano tante voci, come quella che del marchio volessero appropriarsi degli svizzeri, forse per della cioccolata. Sono vari i casi di marchi registrati con toponimi. Qui si tratta addirittura di un ex toponimo. Almeno Cervinia e Breuil- Cervinia vivono ancora come marchi Italiani, per giunta di 2 valdostani, gloriosamente made in Italy e made in Valle d’Aosta».
E adesso che farete?
«Crediamo che il Comune abbia frainteso il nostro spirito, molto probabilmente perché ancora sotto stress per la polemica del cambio di nome. Sicuramente non ha compreso l’originalità dei marchi, arrivando a vederci degli intenti parassitari. Ora che la vertenza sui marchi è stata incardinata in tribunale per iniziativa dell’Amministrazione di Valtournenche difenderemo i nostri marchi. Riponiamo fiducia nella Magistratura e nel Ministero che li ha registrati dopo una complessa e verificata procedura. Ci faccia fare solo una precisazione: alcuni articoli di giornale hanno contribuito a creare gravi fraintendimenti sul nostro conto. Non a caso a luglio si era ottenuto un comunicato stampa di rettifica, che evidentemente è sfuggito a qualcuno. C’è chi è addirittura arrivato ad affermare che la nostra sarebbe stata una iniziativa un po’ furbetta. Anche per tali aspetti, difenderemo la nostra reputazione e i nostri marchi in tutte le sedi competenti. A scanso di equivoci, tutto il denaro eventualmente ricevuto per lite temeraria, verrà da noi interamente devoluto per sostenere delle iniziative di sviluppo del territorio della Valle d’Aosta».