Celebrato il Battaglione Cervino
Due volte formato ed altrettante volte distrutto nell’ultima Guerra Mondiale, unico Battaglione decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare. Celebrare il Battaglione Cervino significa perpetuare una storia di eroi. Questi sentimenti hanno caratterizzato sabato scorso, 1° luglio, la 65esima Commemorazione dei Diavoli Bianchi svolta a Cervinia, questa volta nella giornata di sabato per consentire al generale comandante delle Truppe Alpine, Ignazio Gamba, di poter partecipare domenica alla celebrazione solenne sul Colle di Nava, con la presenza del Labaro Nazionale e del presidente Sebastiano Favero, per ricordare il sacrificio della Divisione Cuneense che nella Campagna di Russia schierò 16.500 uomini. Di essi 13.470 furono i caduti o dispersi. Pagine gloriose di storia patria scritte da giovani ragazzi di 20 anni ai quali la guerra troppo presto tolse la vita. «A loro, ai reduci, ai Cervinotti che oggi ricordiamo va la nostra riconoscenza e infinito rispetto» sono state le parole ripetute più volte nei discorsi ufficiali che, nello splendente scenario della Chiesetta degli Alpini, hanno tenuto gli oratori ufficiali: il vicesindaco di Valtournenche Massimo Chatrian, il presidente della Sezione Valdostana dell’Ana Carlo Bionaz, il presidente della Regione Renzo Testolin, il consigliere nazionale dell’Ana Paolo Saviolo e il comandante delle Truppe Alpine generale Ignazio Gamba. Preziosa ed importante la delicata presenza di Maria Ingegnoli, nipote dell’alpino del Battaglione Cervino Mario Bonini, morto in Russia nel gennaio del 1941. Sulla giacca portava con orgogliosa deferenza la medaglia d’oro dello zio e ha consentito anche questa volta di ricordare alcuni tra gli ultimi Cervinotti che salirono quassù, all’ombra della Gran Becca. Osvaldo Bartolomei era stato l’ultimo ad entrare nella Chiesetta, 4 anni fa, con Maria Ingegnoli. E’ morto lo scorso anno, ai primi di luglio, ma c’è ancora chi ricorda le sue parole: «Ero scapolo, mi piaceva sciare e chiesi di entrare tra gli alpini sciatori perché sapevo che era un battaglione unico nel suo genere. L’esperienza in Russia non si sarebbe mai potuta cancellare, per questo, tutti gli anni, fin quando potrò, io verrò quassù per ringraziare la Provvidenza che mi ha fatto tornare a casa». Una testimonianza che non si deve dimenticare, così come quella di Angelo Minuzzo, l’ultimo dei Cervinotti valdostani. Ragazzi, uomini, giovani soldati che seppero essere coerenti e leali rispondendo con un sublime senso del dovere ad uno Stato che chiedeva loro il sacrificio della vita. Intensa e struggente come sempre l’omelia di don Paolo Paone, il sacerdote di Valtournenche che ha officiato la Messa.
Il gonfalone di Valtournenche, vessilli, gagliardetti, labari di tante associazioni, alpini, militari, la Fanfara sezionale, il Coro Monte Cervino, la Croce Rossa Italiana con le infermiere volontarie dei Corpi ausiliari delle Forze Armate, assessori regionali e comunali, una bella sfilata per le vie di Cervinia prima di salire nel prato davanti alla Chiesetta degli Alpini, in una giornata ricca di colori e profumi dell’estate, protetti e custoditi dalla maestosità del Cervino.