Caso vaccini, chiesta l’archiviazione per Hélène Impérial e Laura Plati

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Forse comportamenti inopportuni. Sicuramente non reati. È finita con una richiesta di archiviazione da parte della Procura di Aosta l’inchiesta su presunte “corsie preferenziali” per la somministrazione ad amici e parenti di vaccini contro il Covid-19 in cui risultavano inquiusite Hélène Impérial, 44 anni, di Aosta, medico distaccato all’Assessorato regionale della Sanità, e Laura Plati, 53 anni, di Gressan, infermiera addetta al coordinamento degli operatori del servizio Info tamponi - Info vaccini. La Procura contestava a entrambe il reato di peculato in concorso e le accuse soo state ritirate una volta accertato che all’epoca la disponibilità dei vaccini era tale che le due indagate non avrebbero sottratto dosi a persone che ne avevano bisogno. Tramite i loro difensori, Hélène Impérial e Laura Plati hanno depositato delle memorie in cui hanno riscostruito la loro versione dei fatti che è stata ritenuta veritiera dagli inquirenti.

«La dottoressa Plati ha fatto i salti mortali per garantire la copertura vaccinale più ampia possibile - evidenzia l’avvocato Corrado Bellora che la difende - siamo soddisfatti che la Procura abbia chiesto l’archiviazione. Con una lunga memoria difensiva abbiamo dimostrato il suo corretto operato».

L’addebito mosso a Hélène Impérial e a Laura Plati dai sostituti procuratori Luca Ceccanti e Francesco Pizzato era di essersi appropriate illegittimamente, nel marzo 2021, quindi nella fase iniziale della campagna - quando la somministrazione era prevista obbligatoriamente a categorie stabilite dalla legge -, di più dosi di vaccino contro il Covid-19. In particolare, Hélène Impérial avrebbe trasmesso alla Plati - che, stando agli accertamenti compiuti dai Nas dei Carabinieri, poteva disporre delle dosi - una mail contenente una lista di 10 nominativi di suoi parenti e conoscenti, da vaccinare prioritariamente.

Nella ricostruzione della Procura, l’infermiera si adoperava affinché ricevessero il siero, nonostante non fosse ancora stata avviata la vaccinazione della loro classe di età, o non rientrassero in alcuna delle categorie prioritarie stabilite dalle norme. Così facendo, nella tesi d’accusa, le dosi andate a parenti e conoscenti del medico sono state sottratte a persone vulnerabili o in età avanzata, esponendole al rischio di contagio e morte.

A dicembre la Procura di Aosta ha chiesto l’archiviazione pure per il presidente del Consiglio Valle Alberto Bertin e per l’ex direttore generale dell’Usl Angelo Pescarmona. L’ipotesi di reato era di favoreggiamento personale perché, era il sospetto degli inquirenti, avrebbero reso dichiarazioni false alla Polizia giudiziaria. La contestazione era emersa lo scorso mese settembre, nell’ambito dell’inchiesta dei Carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni sulla campagna vaccinale Covid-19 nella nostra regione. L’accusa nei loro confronti è caduta perché quando erano stati convocati dai militari a deporre come persone informate sui fatti, non erano a conoscenza del merito dell’inchiesta, né di chi fossero gli indagati. Non si può quindi ritenere, è la conclusione della Procura, che potessero rendere dichiarazioni con lo scopo di avvantaggiare qualcuno.

Inoltre il principale episodio per cui il presidente Alberto Bertin e l’ex direttore generale dell’Usl Angelo Pescarmona erano stati ascoltati, e cioè la vaccinazione nel marzo 2020 di 3 consiglieri regionali senza che fosse stata ancora avviata la somministrazione del siero alla loro classe d’età - l'assessore regionale all'Istruzione Luciano Caveri e i consiglieri regionali Paolo Samaritani e Mauro Baccega le cui posizioni sono state archiviate -, non aveva condotto a perseguire responsabilità penali altrui, per cui viene meno anche l’ipotizzato addebito di favoreggiamento nei loro confronti.

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