Casinò, introiti in crescita del 3 per cento rispetto al 2019 Emergenza personale: «Ragazzi, mandateci curriculum»

Casinò, introiti in crescita del 3 per cento rispetto al 2019 Emergenza personale: «Ragazzi, mandateci curriculum»
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A che punto siamo con il concordato?

«Stiamo anticipando i tempi di pagamento del debito grazie al positivo andamento della società. - risponde l’amministratore unico Rodolfo Buat - A metà dicembre abbiamo pagato la prima rata di circa 4 milioni di euro che avremmo dovuto pagare a giugno 2023: un anticipo di oltre 6 mesi. Speriamo di poter anticipare anche le rate successive. Certo il nuovo anno inizia con luci e ombre. Le luci sono il trend positivo dei ricavi e l'attesa di qualche ricaduta positiva dall'innalzamento della soglia del contante. Le ombre sono il caro energia che anche per noi peserà molto il prossimo anno, le incertezze che permangono sul diffondersi della pandemia, le spinte inflazionistiche e gli effetti della guerra in Ucraina. L’auspicio e che luci e ombre si bilancino e che possiamo ripetere i successi del 2022».

Novità sulla vendita degli stabili dismessi e dei terreni non utilizzati, i cosiddetti beni «no core»?

«Mercoledì 18 gennaio si svolgerà il terzo tentativo di asta. E' uno degli adempimenti del concordato. I prezzi proposti sono ormai al di sotto dei valori di mercato e quindi potrebbero esserci novità. Certamente i fabbricati richiedono ampie ristrutturazioni giustificate da progetti di riutilizzo. Si tratta comunque di investimenti a lungo termine che possono essere interessanti in una cittadina destinata a un rilancio anche alla luce dei cambiamenti climatici. Per l'azienda in ogni caso non è una vendita essenziale per adempiere agli obblighi concordatari. Non possiamo ridurre i prezzi all'infinito e questa potrebbe essere l'ultima occasione per gli interessati. I nostri uffici sono disponibili per ogni informazione e per i sopraluoghi».

Nuovi progetti: cosa c’è ora in cantiere per il Casinò?

«La tensione sul risultato, garantito da uno stretto controllo dei costi, non ci consente di mettere in cantiere progetti importanti. Continuiamo però con il rilancio dei servizi alberghieri che sono essenziali anche per l'andamento positivo della casa da gioco. Abbiamo già dal 26 dicembre allargato l'offerta con la riapertura del centro estetico che ci consente di avere una centro benessere completo di tutti i servizi e fortemente competitivo. Nel 2023 compatibilmente con i nostri mezzi investiremo sull'area vendite, sulla filiera congressuale e sul miglioramento qualitativo delle attività di cura delle camere. Nel Casinò riteniamo necessario innalzare il livello dei servizi interni, bar e ristorazione, e anche avviare una trasformazione generazionale. Insieme alla società GI Group stiamo formando una ventina di giovani croupier che inseriremo nei picchi di attività dei fine settimana e dei periodi festivi. Stiamo anche valutando le manifestazioni di interesse pervenute per l'utilizzo della Sala Evolution. Ma qui siamo ancora ai passi iniziali, peraltro molto incerti, e preferiamo mantenere un certo riserbo. Forse il progetto più importante è l'avvio nelle prossime settimane, finalmente, del rinnovo tutta la infrastruttura informatica drammaticamente obsoleta. Una spesa complessiva di poco più di 4 milioni di euro nel prossimo triennio che dovrà costituire il fondamento per un aggiornamento in futuro di tutte le applicazioni, anche quelle dedicate all'operatività».

Come procede l’ultimo programma di esodi incentivati?

«Le persone dovrebbero uscire dalla seconda metà di gennaio alla prima metà di maggio. Il numero massimo sarà di 25 persone. Il valore degli incentivi di circa 625.000 euro complessivi sarà spesato sull'esercizio 2022. Nel 2023 potremo consolidare una prima riduzione dei costi parziale e nel 2024 una riduzione dei costi piena di oltre 1 milione di euro. Un'operazione che nel complesso darà un certo beneficio alla liquidità aziendale e quindi ai nostri creditori. Inoltre consentirà di completare la riorganizzazione della società».

I rapporti con i sindacati.

«Le relazioni sindacali sono molto positive. La nostra controparte comprende bene che fino a quando non è chiuso il concordato non si può escludere un grave rischio recessivo per la società. In questo quadro di cautela abbiamo però avviato una complessa trattativa per dare alla casa da gioco un contratto collettivo che dia certezza normativa e al tempo stesso possa accompagnare la società nelle sue esigenze competitive. Il primo passo l'azienda l'ha fatto emanando un regolamento aziendale unilaterale che regola oggi i rapporti con i lavoratori e al tempo stesso costituisce la piattaforma aziendale oggetto di trattativa. Naturalmente ciò è avvenuto dopo un approfondito confronto con i sindacati sul significato, i limiti e le opportunità, della decisione aziendale. Certo il positivo andamento dell'azienda aiuta tutti ad avere fiducia e la fiducia è il miglior carburante per le relazioni interne».

Si sente parlare di “stagionali” che arrivano da fuori Valle per lavorare al Casinò. In che termini è la questione? Sono previste altre assunzioni?

«L'albergo ha sempre dovuto assumere per completare l'organico a fronte di incrementi di attività settimanali e stagionali, rimanendo nelle previsioni di costi del piano industriale. Ma abbiamo esaurito le graduatorie e non troviamo più il personale neanche a chiamata diretta. Per questo stiamo realizzando un progetto che riguarda 5 assunzioni a tempo determinato per le diverse aree della struttura alberghiera. Ad oggi, dopo parecchi mesi di lavoro, in realtà abbiamo inserito solo 2 risorse provenienti dal sud Italia con un contratto di 6 mesi. Noi avremmo voluto 12 mesi, ma i ragazzi hanno imposto 6. E questo la dice lunga sulla natura dell'offerta di lavoro. Il nostro è il tentativo di allargare i nostri canali di ricerca di personale in una situazione del mercato del lavoro che definire critica è un eufemismo. La disponibilità di competenze è una sfida per lo sviluppo economico in tutti i settori che non abbiamo ancora pienamente compreso. Il calo demografico degli scorsi decenni priva oggi l'economia di forza lavoro. Dal punto di vista di noi operatori è un'emergenza. Bisogna reagire, anche riattivando percorsi di formazione ad esempio per adulti. Noi saremmo interessati a partecipare a un progetto di formazione per cuochi, camerieri, baristi che consentano ad adulti esclusi dal mercato del lavoro di rientrare nelle aziende. Intanto facciamo con i nostri mezzi anche guardando all'estero nell'area francofona del Mediterraneo o nei paesi dell'Est dove è abbastanza usuale l'apprendimento dell'italiano. Ma se i nostri ragazzi sono interessati non esitino a mandarci il loro curriculum».

La gestione privata dei tavoli verdi non è più un tabù. Quale è il suo parere?

«La gestione privata non può più certamente essere un tabù. E' la possibile soluzione di un problema concreto che deve essere affrontato con lo studio e l'analisi delle alternative. Nei primi 50 anni di vita del Casinò sono state assicurate dall'imprenditoria privata e nei 25 anni successivi dall'iniziativa pubblica. Entrambe le soluzioni hanno caratterizzato la storia della società. Potremmo dire che oggi la legislazione statale e regionale non consente di svolgere agevolmente un'attività industriale e commerciale. Il soggetto pubblico ha esigenze di certezza, mentre un'impresa richiede anche l'assunzione di rischi. Oggi il problema è molto concreto e non ideologico: chi finanzia gli investimenti necessari per assicurare alla società il suo posizionamento competitivo e il suo sviluppo? Si tratta di risorse importanti che devono essere attivate nel più breve tempo possibile, perché la necessità di interventi di riqualificazione e rinnovamento dei mezzi produttivi è già adesso una condizione obbligante per poter stare sul mercato e dare un futuro all'azienda. Mi riferisco alla necessità ad esempio di avere una sala giochi più attuale o di provvedere alle manutenzioni straordinarie che con il tempo si sono rese e si renderanno necessarie, ma anche alla necessità di rinnovare e ampliare i canali di vendita commerciale a partire dai siti internet. Per questo penso che l'opzione privata vada ricercata con serietà, senza che sia sottratto alla collettività valdostana uno dei suoi più importanti asset economici, ma anzi con modalità che lo possano adeguatamente valorizzare. E quando parlo di asset mi riferisco al complesso industriale costituito dal Casino e dal Grand Hotel Billia insieme. Pensare di fare un'operazione parziale porterebbe a diseconomie e cortocircuiti organizzativi che finirebbero per avviare al declino sia l'ambito del gioco sia quello alberghiero».

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