Casinò di Saint-Vincent, finanziamenti nel mirino di Procura e Corte dei Conti
Il Nucleo di polizia economico-finanziaria di Aosta ha concluso dopo 2 anni di lavoro le indagini contabili e penali sulla gestione del Casinò de La Valle?e di Saint-Vincent «società - si legge in una nota - a totale partecipazione pubblica».
Con le notifiche dei provvedimenti di mercoledì scorso, 7 febbraio, la Procura regionale della Corte dei Conti e la Procura della Repubblica di Aosta, «attraverso una sinergica e persistente attività di direzione investigativa, hanno rispettivamente citato a giudizio 22 persone (di cui 21 componenti la Giunta e il Consiglio regionale ed 1 esponente di vertice della struttura burocratica regionale) e concluso le indagini nei confronti di 8 persone tra amministratori della Casa da gioco e assessori regionali pro tempore al Bilancio, Finanze e Patrimonio della Regione Autonoma Valle d’Aosta». Le indagini delle Fiamme Gialle hanno quantificato e definito il presunto danno cagionato «Alle casse pubbliche della Regione - e quindi all’intera collettività - in circa 140 milioni di euro, ottenuto dalla somma degli importi approvati dall’autorità politica allora in carica ed erogati, con varie modalità alla Casa da gioco, nonostante ricorressero plurimi, univoci e tutti coerenti segnali di crisi strutturale, attraverso 4 delibere di concessione di finanziamento e di aumento di capitale, da 50, poco meno di 10, 60 e 20 milioni di euro approvate, rispettivamente, il 20 luglio 2012, 20 settembre 2013, 23 ottobre 2014 e 10 dicembre 2015».
L’inchiesta penaleL'ex presidente della Regione Augusto Rollandin e l'ex assessore al Bilancio Mauro Baccega sono indagati dalla Procura di Aosta per concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche nell'ambito dei finanziamenti al Casinò di Saint-Vincent. L'inchiesta è la stessa che nel giugno scorso ha coinvolto l'ex assessore al Bilancio Ego Perron, gli amministratori della casa da gioco Luca Frigerio (dal 2008 al 2015) e Lorenzo Sommo (dal 2015 al 2017) e i membri del collegio sindacale della Casinò de la Vallée Laura Filetti, Fabrizio Brunello e Jean Paul Zanini. Per Augusto Rollandin, Mauro Baccega ed Ego Perron viene ipotizzata solo la truffa, per gli altri anche il falso in bilancio. Le ipotesi di reato si riferiscono alla presunta falsificazione dei bilanci della Casa da gioco per creare piani di sviluppo, in base ai quali ottenere finanziamenti pubblici.
Secondo la Procura di Aosta gli ex assessori regionali al Bilancio Augusto Rollandin (ad interim, dall'8 febbraio 2012 al 25 luglio 2012), Mauro Baccega (dall'8 luglio 2013 al 10 giugno 2014), attuale assessore alle Opere pubbliche, ed Ego Perron (dal 10 giugno 2014 al 10 marzo 2017), sospeso dal dicembre scorso in base alla legge Severino, «procuravano a Casinò de la Vallée spa un ingiusto profitto» facendo conseguire «finanziamenti regionali» alla Casa da gioco nonostante fossero «consapevoli della reale situazione patrimoniale» e «della inconsistenza dei piani di sviluppo». I 3 infatti, secondo gli inquirenti, hanno indotto «in errore con artifici e raggiri, la Regione autonoma Valle d'Aosta, che deliberava i finanziamenti, e la sua partecipata Finaosta, cui è demandato il servizio di tesoreria regionale».
In particolare avrebbero «dissimulato nei bilanci» la «reale consistenza delle perdite (in modo da poter formulare piani industriali di sviluppo in realtà irrealizzabili) e la prospettiva negli anni a seguire di conseguire ulteriori risultati negativi di esercizio, nonché, quanto al solo Baccega, con raggiri consistiti nell'omettere di evidenziare, in sede di approvazione della delibera concernente la ricapitalizzazione» del Casinò «per 60 milioni di euro, che il presupposto necessario per deliberare la ricapitalizzazione (perdite registrate superiori ad un terzo del capitale sociale) non si era in realtà verificato»
Il presunto «ingiusto profitto» si è concretizzato, secondo la Procura di Aosta, in alcuni finanziamenti e in un aumento di capitale, per un totale di 140 milioni di euro. A partire dal mandato a Finaosta per la stipula di due mutui da complessivi 50 milioni di euro («delibera della giunta regionale del 20 luglio 2012») per «il piano di sviluppo della casa da gioco e del complesso alberghiero». Ma anche, nel settembre 2013, con il mutuo da 10 milioni per i «maggiori oneri del piano di sviluppo» attraverso la gestione speciale Finaosta, «al tasso del 6 per cento, poi rideterminato nell'agosto del 2014 al 3,28 per cento e nel dicembre 2015 all'1 per cento». In aggiunta a questi mutui, la Procura fa rientrare nel presunto «ingiusto profitto» l'«aumento di capitale» da 60 milioni dell'ottobre 2014 e il finanziamento da 20 milioni del dicembre 2015, attraverso la gestione speciale Finaosta, al tasso dell'1 per cento.
La Corte dei ContiGli stessi provvedimenti e la stessa cifra complessiva (140 milioni) vengono contestati dalla Procura regionale della Corte dei Conti contesta a 21 consiglieri ed ex consiglieri regionali e a un dirigente. Tra questi gli ex presidenti della Regione Augusto Rollandin (ipotizzato un danno erariale di 17,3 milioni) e Pierluigi Marquis (4,4 milioni), ma anche il senatore uscente Albert Lanièce ed ex assessore regionale (10 milioni). Gli altri citati a giudizio sono: Mauro Baccega (7,3 milioni), Luca Bianchi (4,4 milioni), Stefano Borrello (3,3 milioni), Raimondo Donzel (2,8 milioni), Joel Farcoz (4,4 milioni), David Follien (3,3 milioni), Antonio Fosson (7,3 milioni), Giuseppe Isabellon (13,3 milioni), Leonardo La Torre (3,3 milioni), André Lanièce (3,3 milioni), Aurelio Marguerettaz (17,3 milioni), Ennio Pastoret (10 milioni), Marilena Peaquin (3,3 milioni), Ego Perron (6,2 milioni), Claudio Restano (3,3 milioni), Emily Rini (6,2 milioni), Renzo Testolin (4,4 milioni), Marco Viérin e il coordinatore dell'Assessorato regionale del Bilancio Peter Bieler (1,6 milioni). L’udienza è stata fissata per mercoledì 27 giugno.
«L'unica prospettiva di sopravvivenza era e continua a essere il sostegno finanziario della Regione» Valle d'Aosta. Lo scrive il procuratore regionale della Corte dei Conti Roberto Rizzi nella citazione a giudizio di 21 politici e un dirigente della Regione ai quali contesta un danno erariale di 140 milioni di euro per i finanziamenti pubblici elargiti dal 2012 al 2015 al Casinò di Saint-Vincent.
Controdeduzioni respinte
Nelle controdeduzioni - depositate dopo l'invito a dedurre notificato il 27 giugno 2017 e contenute nelle 116 pagine dell'atto di citazione a giudizio - le difese sottolineano come il fatto che il Casinò stesse «procedendo al rimborso delle rate» dei mutui «escluderebbe qualunque pregiudizio per la Regione». Il procuratore regionale replica che «solo 3 delle operazioni di finanziamento contestate sono state utilizzate ricorrendo» al mutuo (per 80 milioni di euro in tutto) e rimane esclusa la parte più consistente, quasi «il 43 per cento dell'intera somma reputata danno erariale»: la ricapitalizzazione da 60 milioni di euro approvata nel 2014 dal Consiglio Valle. Inoltre le rate «sono state onorate» ma sono state «alleggerite» per effetto di generose concessioni di lunghissimi periodi di preammortamento (quantomeno inusuali), di rimodulazioni dei piani di ammortamento (suggeriti dalle contingenze poco favorevoli) e di drastici abbattimenti del costo dei finanziamenti (addirittura del 600 per cento, passando da un tasso originario del 6 per cento a quello dell'1 per cento), scrive il procuratore Rizzi. Tutto ciò è potuto avvenire «solo grazie all'impiego di ulteriori risorse finanziarie messe a disposizione dalla Regione»: infatti «la rotatività delle iniezioni di liquidità ha costituito e seguita a rappresentare il rimedio immunizzante contro l'insolvenza, altrimenti assai difficilmente evitabile».
Riguardo all'«effetto tranquillizzante» - secondo le difese - del «giudizio di sostenibilità degli oneri debitori da parte del Casinò, espressi da Finaosta», il procuratore Rizzi puntualizza che si tratta di un «risultato valutativo» a cui la finanziaria regionale «è pervenuta solo valorizzando al massimo la garanzia piena offerta dalla Regione».
Scattano i sequestriLa Procura della Corte dei Conti non conferma né smentisce ma secondo alcune indiscrezioni sono già scattati o comunque sarebbero in procinto di scattare a carico di alcuni degli imputati i decreti di sequestro conservativo di conti correnti bancari e di beni immobili. Un provvedimento cautelativo dettato dall’ingente entità del danno erariale contestato. Questo tipo di sequestro ha la funzione di conservare la garanzia patrimoniale dei presunti debitori per garantire un eventuale risarcimento.