Casetta nelle vigne dell’Institut Agricole, nel 2025 i lavori di ristrutturazione: “Dal progetto RurAlps 450mila euro”

Casetta nelle vigne dell’Institut Agricole, nel 2025 i lavori di ristrutturazione: “Dal progetto RurAlps 450mila euro”
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I più attenti, transitando lungo la strada statale, avranno notato che da alcuni giorni sono in corso dei lavori alla bellissima casetta bianca in mezzo alle vigne di Pallein, vicino alla sede dell’Institut Agricole Régional di Aosta. Non si tratta però ancora dell’avvio dell’attesa ristrutturazione, annunciata ormai 2 anni e mezzo fa, che dovrebbe invece prendere avvio nel 2025. «In questo momento stiamo procedendo ad alcuni interventi di messa in sicurezza. - spiega il presidente del consiglio di amministrazione dell’Institut Agricole Piero Prola - Vogliamo preservare l’edificio per evitare che il tetto abbia qualche cedimento, in caso di abbondanti nevicate. Per quanto riguarda la ristrutturazione, però, abbiamo una notizia molto positiva: l’Institut Agricole ha infatti recentemente ottenuto un finanziamento di circa 450mila euro attraverso il programma RurAlps Alcotra Italia-Svizzera».

«Si tratta di un progetto con numerosi partner sia italiani che svizzeri, compresa la Regione Valle d’Aosta e capofila il Comune lombardo di Spriana. - dichiara la direttrice amministrativa dell’Institut Martine Peretto - L’Institut Agricole ha messo a disposizione la casetta nella vigna - che è di proprietà della Regione ma concessa a titolo gratuito all’Institut - come edificio pilota con l’obiettivo di riqualificarla e di renderla fruibile: l’intenzione è che diventi un piccolo gioiello aperto alla comunità. Il progetto RurAlps risponde al bisogno di valorizzare il patrimonio culturale e l’identità architettonica rurale specifica dei territori alpini nella sua duplice finalità di rinascita e recupero materiale e immateriale. Abbiamo avuto notizia del finanziamento un paio di settimane fa e per noi è un grande risultato. L’obiettivo è di effettuare il 60 per cento degli interventi nel 2025 e il restante 40 per cento nel 2026. In un'ottica di sostenibilità e durabilità dei risultati di progetto, si prevede di organizzare, nella casetta, corsi di formazione per studenti che frequentano la scuola e giovani agricoltori finalizzati alla promozione dei contesti territoriali, paesaggistici e culturali valorizzati nel corso del progetto RurAlps. Inoltre, l’Institut, oltre ad organizzare corsi interni per la formazione degli agricoltori, collaborerà con la Sovrintendenza regionale, partner di progetto, affinché sempre nella stessa sede si possano proporre corsi e seminari dedicati a tecnici, architetti e restauratori».

«Nell’ambito del progetto - prosegue Martine Peretto - si procederà a un approfondimento su una particolare tipologia di architettura rurale diffusa laddove veniva coltivata la vite: la “Casa delle vigne” o “Cabuetta”, con l’eventualità di creare nuove schedature per tale tipologia e una catalogazione delle stesse nella banca dati specifica dell’architettura rurale all’interno del Catalogo informatizzato regionale dei Beni culturali. La Regione effettuerà quindi un approfondimento scientifico sulla “Casa delle Vigne”, oggetto di intervento pilota da parte dell’Institut».

Dal momento che il progetto di restauro della casetta, realizzato dallo studio Grosso di Pont-Saint-Martin, prevede un costo di 700mila euro, rimangono ancora da trovare 250mila euro. «Nella prossima riunione del consiglio di amministrazione si deciderà come procedere, eventualmente attraverso l’accensione di un mutuo» aggiunge il presidente Piero Prola.

La storia dell’edificio - è stata individuata la data del 1786 sulla base di un comignolo - è iniziata oltre 2 secoli fa e a realizzare la piccola casa fu la famiglia Lostan. Presto però, per un’alleanza matrimoniale, subentrarono i Passerin d’Entrèves che frequentarono molto la struttura, coltivando nella vigna il Clairet, Chiaretto in italiano. La bellezza della casa risiede non solo nell’unicità della posizione ma anche nella forma ottagonale e nelle pendenza esasperata del tetto, tanto che per il rivestimento vennero usate delle scandole in ceramica colorate, sull’esempio di quelle famose largamente impiegate in Borgogna.

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